Buon pomeriggio lettori e bentornati nella rubrica dell’
#amicaCE.
Oggi vi propongo un libro diverso dal solito. Oggi non si
parlerà di cuori, unicorni e farfalle.
Si parlerà di battaglie. Di guerre. Di amori e di
storia. Una storia che ha lasciato piaghe e ferite che devono ancora
rimarginarsi.
Oggi si parla della memoria.
- Titolo: La sarta di Dachau
- Autore: Mary Chamberlain
- Casa editrice: Garzanti
- Numero pagine: 320
- Da acquistare o no? Sarebbe un peccato farselo sfuggire.
- Link: http://www.garzantilibri.it/default.php?page=visu_libro&CPID=3348
- Voto: 9
Voto copertina:
“Avete mai avuto così tanto bisogno di vita da sconfiggere la morte per
averla?”
Nella Londra del 1939 tutto andava per il meglio.
Ada
Vaughan non è una ragazza come tante, cerca di risaltare per la sua bellezza:
acconcia i suoi capelli al mattino nonostante l’acqua scarseggi, si infila le
sue scarpe con i tacchi nonostante la mamma glielo vieti e si colora le labbra
di rosso nonostante l’epoca non lo permettesse. Ada vuole sfoggiare il suo
corpo, se stessa. Non in modo volgare, ma vuole avere quel di più che tutte le
ragazze della sua età non possono avere.
Ada è una sarta, o meglio... aspirante sarta. Il suo sogno è aprire
una boutique come la famosa Coco Chanel, Ada sa che presto o tardi anche lei
avrà la sua possibilità.
Non si è mai innamorata nella sua timida età dei
diciott’anni, passa il suo tempo a lezione di dizione e a fare la commessa nella
boutique della signora B. che le lascia modificare un abito di tanto in tanto. Ada ama
cucire, ama creare dei modelli tutti personalizzati, la sua arma più spietata è
l’ago.
Quando un giorno di pioggia incontra Stanislaus, non sapeva
ancora che la sua vita sarebbe cambiata drasticamente.
Stanislaus è un conte, un rampollo straniero che decanta ad
Ada tutte le sue lodi. La corteggia in una maniera impeccabile, tutti si
sarebbero innamorati al suo passaggio e di certo non manca di farlo anche Ada.
Le passeggiate in centro, i picnic al parco ma soprattutto i cocktail nei pub
più facoltosi fanno gola ad Ada che nasconde una famiglia povera, una famiglia
che farebbe ribrezzo a Stanislaus, che è abituato a nuotare nell’oro.
Tutto cambia.
Tutto cambia quando il ragazzo le propone di fuggire a
Parigi. Ma la guerra stava arrivando... ma ad Ada non importa. Lei è innamorata.
Con lei c’è il suo unico amore.
Con lei c’era un truffatore.
I giorni a Parigi si rivelano romantici, pieni di una vita
che Ada non avrebbe avuto mai. Tutto s’incrina quando i tedeschi annunciano la
guerra. Nelle vie di Parigi c’è un fuggi fuggi generale, bombe scagliate e
panico in ogni dove. Ada ha paura, Stanislaus è furioso. Non può lasciare la
nazione e la povera e innocente Ada lo segue anche in quel momento.
Si susseguono vicende in cui lei non avrebbe mai pensato di
finire. Il Belgio. Namur. L’amore con Stanislaus. La violenza. L’abbandono.
Un giorno Ada si sveglia da sola, Stanislaus non c’è più e
da lì è il principio della fine.
La vita di Ada cambia.
Le scelte che farà la porteranno a guardare la vita da una
prospettiva diversa. La guerra è la ferita più atroce che un uomo potrebbe
scagliare su di un altro.
Privazioni, desolazione, castigo, punizioni e morte. Tutto
aleggia nel cielo che Ada vorrebbe tanto rivedere.
La sarta di Dachau la chiamano, la sarta che non si è data
mai per vita, la sarta che ha visto passare un pezzo della storia molto
importante da sotto gli occhi, vivendolo in prima persona, sopravvivendo,
credendoci.
Ma non crediate che la fine della guerra porti la fine del
problema, delle privazioni.
La vita risentita di Ada Vaughan non è più la stessa che
aveva lasciato, prima o poi dovrà fare i conti con la realtà. Con se stessa.
Chi ne pagherà il prezzo più salato?
Non so dire perché il tema della seconda guerra mondiale mi
affascini così tanto.
Probabilmente perché ho sempre voglia di scoprire i
retroscena, perché ho sempre voluto creare quella differenza, prendere parte
all’aiuto che veniva dato a quelle povere persone. Però non so se avrei avuto
la forza di sopportare tutto quell’orrore.
“La sarta di Dachau” è stata una sorpresa. Credevo di
leggere di una ragazza nei lager, ma non è andata così.
La storia di Ada Vaughan mi ha preso fin dalle prime pagine.
Ada è una ragazzina di diciott’anni che vuole primeggiare, sfruttando la sua
abilità nel creare abiti all’ultima moda e ammettiamolo, questo l’ha salvata.
Ma quello che Ada nel libro è: forza, volontà e voglia di crederci.
Il suo modo fragile di innamorarsi di Stanislaus mi ha fatto
incavolare. Di certo il libro segue la corrente dell’epoca, dove ci
s’innamorava più facilmente. Si credeva agli uomini che ti offrivano una vita
che la maggior parte delle persone di certo non poteva permettersi. Ma Ada s’innamora
sul niente, su delle fantasie. Su di un uomo che non si è mai interessato alla
sua vita privata, che non le ha mai raccontato niente della sua. Insomma, i
soldi hanno mosso tutto. Come, haimè, alcune volte capita ancora ai nostri tempo.
Devo ammettere che Ada ha sempre avuto la realtà sotto gli
occhi, il suo negare lo scoppio imminente della guerra fa quasi rabbia. Se n’è
infischiata, ci ha provato.
Solo quando Stanislaus è cambiato, è diventato violento nei
fatti e nelle parole, se n’è accorta anche lei e si è ritrovata sola, a
combattere una guerra ignota.
A Dachau ha scoperto la violenza carnale, ha scoperto la
pazzia, ha scoperto cosa significava realmente la guerra. Vive di tutto, la
perdita e la fatica. Qui la sua abilità la salva, le da forza.
Confeziona abiti per i tedeschi, arrivando a cucire anche
l’abito per Eva Braun, la famigerata amante del Fuhrer. Ma lei non lo sapeva,
lei ignorava tutto.
Il libro continua anche dopo la guerra, ci fa conoscere una
Londra devastata, ci fa conoscere il risentimento e la ribellione.
La vita di Ada crolla ancora più in basso, nelle sue vene
scorre rabbia e vendetta.
Si immerge in un giro di prostituzione e mercato nero, tutto
per ottenere il suo sogno di essere una stilista importante, una che tutte avrebbero
voluto conoscere e possedere un suo vestito. Ma Ada ha vissuto e continua a
vivere su delle fantasie.
Fino a quando dopo sette anni non ritrova il suo amore
turbolento e lì conosce la verità. La sua vendetta è servita su un piatto
d’argento e così la ottiene ma trovandosi nuovamente alla strette. Ma questo
dovete scoprirlo voi.
Il libro mi è piaciuto molto, non è crudo e può essere visto
come una storia normale all’esterno. Racconta gli anni della guerra, indubbiamente, ma tutti arricchiti di amore, speranza e voglia di farcela.
Il finale è stato perfetto. L’ho trovato struggente al punto
giusto e non leggevo un finale così da tanto tempo. Ma lo ammetto, avrei tanto
voluto vedere una conclusione diversa, scommetto che tutti l’avremmo voluto. Ma
è stato perfetto così.
Dal finale si vedono tante cose, prima tra tutte la
concezione della donna alla fine degli anni 40. Il modo ottuso e la negazione
degli orrori della guerra erano al primo piano nella vita di chiunque. Scendere
a patti con la realtà era doloroso, era più facile chiudere gli occhi e
tapparsi le orecchie. Ma non doveva andare così, non è andata così.
Bisogna conoscere, bisogna fare in modo che tutto ciò non
avvenga mai più. Nonostante ancora oggi ci siano orrori proprio come allora.
Non fate come una "Miss" che sarebbe voluta vivere in
quegli anni, fate in modo che non si ripetano più situazioni del genere.
La vita è preziosa e gli ideali… quelli, cambiano il mondo.
“Meditate che questo è stato.”
Anche oggi vi saluto, spero di avervi incuriosito e davvero,
date una possibilità a questa storia. Non ve ne pentirete.
Se vi è piaciuta la recensione ricordate di spolliciare il +1 e veniteci a
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Ricordatevi di diventare lettori fissi per farci contente e
per continuare a seguirci. Tanti libri in arrivo!
Ila
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