sabato 9 gennaio 2016

Recensione: Te lo dico sottovoce


Ciao amiche!
Chi di voi ha un cane? Un gatto? Un coniglietto? Un qualsiasi animale domestico?
Il romanzo di cui vi parlerò oggi è totalmente pet friendly e vi assicuro che durante la lettura la mia voglia di avere un gatto e chiamarlo Ugo ha toccato i massimi storici. Sarebbe bellissimo, non credete?

  • Titolo: Te lo dico sottovoce
  • Autore: Lucrezia Scali
  • Casa Editrice: Newton Compton
  • Pagine: 257
  • Da acquistare sì o no? Se avessi una coda… scodinzolerei!


  • Voto: 8 e mezzo


Voto copertina:


Credete nei sogni premonitori? O meglio, non vi capita mai di sognare un qualcuno che non avete mai visto per poi incontrarla così, all’improvviso?
Questo è quello che succede da un po’ di notti a Mia: sogna questo uomo bellissimo per poi risvegliarsi accaldata e con la testa che le gira. Non le resta che farsi coccolare dall’uomo che sa che non l’abbandonerà mai: il suo cucciolotto Bubu.
Gli animali e la sua clinica veterinaria sono stati, in tutti questi anni di solitudine, un’importante ancora di salvezze e, senza di loro, si sarebbe smarrita tantissime volte.
Mia ama tutte le creature pelose, da quelle che visitano la sua attività in compagnia dei loro padroni a quelli che vengono mercificati per le strade da uomini che li usano per raggranellare qualche spicciolo agli angoli delle strade, fino ad arrivare a quei poveri batuffoli di pelo tenuti in condizioni pietose da esseri umani che di umano hanno solo il DNA. Questa passione le è stata tramandata dai nonni, morti da alcuni anni, e nonostante i genitori volessero per lei una vita completamente differente la ragazza non si è mai fatta mettere i piedi in testa e ha sempre combattuto per ciò che riputava giusto. La famiglia l’ha ripudiata ed etichettata pecora nera della famiglia, ma le passioni sono troppo forti per metterci una pietra sopra. E come gli animali hanno saputo aiutare Mia durante un momento di crisi, la ragazza è estremamente convinta che possano aiutare anche altri… ed è per questo che si batte, con successo, a inaugurare dei giorni di pet therapy presso l’ala pediatrica dell’ospedale di Torino.
Qui conosce Alberto, un medico all’apparenza gentile e, anche se la scintilla non scatta subito, Mia è più che disposta a impegnarsi per vedere se questa storia potrà andare da qualche parte. Peccato che non sia proprio l’uomo adatto per ricominciare ad affacciarsi sul viale gioioso dell’amore. No, in lui c’è un qualcosa di sospetto, che non la mette proprio a suo agio.
E poi c’è lui, l’uomo dei suoi sogni, comparso all’improvviso nella figura di Diego, il nuovo poliziotto che si è trasferito da Gallipoli. Con lui sì che Mia sente subito la scintilla, ma è davvero restia a lasciarsi andare.
Anche se lo sogna da tutte le notti, perfino da prima di averlo incontrato.
È un segno del destino oppure colpa del troppo carico di lavoro?
Beh, che dire… se sono rose fioriranno.
Se sono cani, scodinzoleranno ;)


Era da molto tempo che volevo leggere questo romanzo, all’incirca da un annetto. Quando mi sono decisa, verso marzo/aprile, ho scoperto che era stato acquistato da una CE e mi sono detta che era meglio aspettare per non rovinarmi la sorpresa.
Beh, brava Robi! Direi che n’è valsa decisamente la pena.
Prima di calarmi nella parte della romanticona sentimentale che tanto mi addice, vorrei fare un commento tecnico, se posso chiamarlo così. Non sono una lettrice che ama le parti descrittive: la maggior parte di queste scene mi annoiano e passo subito al dialogo, per poi ritornare indietro e leggere ciò che ho saltato. Te lo dico sottovoce è da inserire nella lista, brevissima per ora, di quei libri dove ho adorato le parti descrittive: hanno una freschezza, un punto di vista diverso da quello al quale mi hanno abituata, veramente molto affascinante. Anche le parti riflessive mi sono piaciute molto: la mia preferita è quella tra Mia e Diego, quando la donna gli racconta il significato della cicatrice. Ho dovuto alzarmi, posare il libro e fare quattro passi per non piangere.
Descritto alla perfezione, brividi e pelle d’oca. Fantastico.

Le mie scene preferite si sono svolte tutte all’ospedale: leggere… anzi, no! Vedere i bambini interagire con i cuccioli, capire l’affetto che in poco tempo ha saputo legarli… descritto magistralmente, con molto tatto e, al contempo, anche con un punto di vista obiettivo. Non sono un’esperta in materia, però credo davvero che cani come Bubu e Casper, molto diversi tra loro, il primo un cucciolotto viziatello cresciuto benissimo dalla sua mamma e il secondo un animale che ha conosciuto la parte meno umana dell’uomo, possano veramente aiutare i piccoli pazienti dei reparti pediatrici. Ci sono stati momenti in cui la parte romantica del romanzo è passata totalmente in secondo piano; Diego, sarai pur affascinante, ma Casper, Bubu, Primula, Happy e tutti gli altri amici pelosi mi hanno fatto venire voglia di avere un gatto e chiamarlo Ugo. Dato che non posso, mi accontenterò del Pusheen di facebook, da me ribattezzato Nuvola.


Prima di passare a una piccola sorpresa che abbiamo in serbo per voi, voglio dire ciò che non mi ha convinto. Avrei aumentato le scene di pet therapy, magari inserendone una conclusiva con Diego, magari tagliando una delle prime passeggiate di Bubu con Mia. Naturalmente non sono io la scrittrice e non è compito mio decidere queste cose, però sottolineo che ho adorato il libro. È stata una lettura più che piacevole, sorprendente, fresca e, soprattutto, originale.

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Ora vi lascio a un’esclusiva intervista con l’autrice, Lucrezia Scali, che ha gentilmente risposto a delle mie domande. Si tratta di materiale esclusivo, made by AnniDiNuvole, solo per voi :)


Ciao Lucrezia e benvenuta in AnniDiNuvole!
Grazie per la disponibilità e il tempo che ci hai dedicato, sappi che leggere il tuo libro è stata un’avventura fantastica e veramente toccante. Ma ora…

Dicci qualcosa di te! Quali sono il tuo libro e il tuo genere preferito? Come è nata la passione per la scrittura?

Ciao Roberta e grazie per l’ospitalità. Allora, mi chiamo Lucrezia, vivo a Torino e non riesco a immaginare la mia vita senza leggere e scrivere. Cerco di mantenere una media di 100 libri all’anno, almeno ci provo, e scrivo da quando ero una bambina… inizialmente riempivo diari segreti che nascondevo in fondo al cassetto, poi sono diventati brevi racconti e oggi dei romanzi.

Te lo dico sottovoce è nato come self, poi è stato acquistato dalla CE Newton Compton. Come hai reagito nel sapere questa notizia?

La prima reazione è stata: ” Ma chi è che si diverte a farmi uno scherzo simile?”. Ho faticato a realizzare la notizia e, in fondo, non ci credo ancora oggi che il mio libro si trovi in tutte le librerie e anche nella mia. Non possiedo le parole giuste per spiegare come mi sento, ma sicuramente mi godo il momento e questa felicità.


E adesso… parliamo del libro. Esattamente come la tua protagonista, Mia, ami gli animali e hai un cane che si chiama Bubu. Puoi postarci una foto del tuo cucciolotto e dirci cosa ne pensi della pet therapy?


Nella mia vita c’è sempre stato un animale a farmi compagnia e questa presenza ha colmato la “solitudine” di sentirmi figlia unica e di genitori separati. Non posso concepire la mia vita senza animali e ho provato e provo sulla mia pelle quanto la loro presenza può rallegrare una giornata. Da qui l’idea di parlare di pet therapy, soprattutto perché è un argomento ancora un po’ spinoso in Italia e invece può solo migliorare la qualità della vita di un paziente.


All’interno del libro questo tipo di terapia non è legata esclusivamente all’ospedale: Bubu “salva” Mia dalla depressione, Primula aiuta il padre della protagonista a sentirsi ancora vivo e giovane. Nella struttura sanitaria, invece, Bubu e Casper incontrano tre bambini con patologie differenti, ma tutti trovano dei miglioramenti. In generale, anche guardando alle tue esperienze, come mai credi che un animale sia capace di donare così tanto amore senza pretendere nulla in cambio?

Bella domanda. Come ho già scritto sopra, ho avuto sempre un animale nella mia vita e devo ringraziare mia madre per avermi trasmesso questo amore. Loro sanno donare amore incondizionato e non gli interessa chi sei e cosa hai da offrirgli, se hai una villa o vivi in camera e cucina, se hai un conto generoso in banca o a fatica arrivi a fine mese. Gli animali non badano alle cose materiali, loro puntano a guardarti dentro, scavano a fondo per colpire il tuo cuore. E loro ci sono sempre, pronti a offrirti quello che possono in ogni momento della giornata, in ogni momento bello o brutto della vita. Loro non portano rancore, non ti abbandonano, non hanno altro al di fuori di te. Potrei andare avanti per ore a parlare di questo argomento, ma rischio di annoiarvi.


Puoi dire almeno a me, Robi la super inguaribile romantica, se la piccola e tenace Martina ha adottato l’adorabile Casper?

Ehehehe… mi piace pensare che Martina stia passando tanto tempo insieme a Casper. Quei due sono diventati inseparabili.

Da lettrice, qual è la tua scena preferita? Da scrittrice, quale parte di ha dato maggiori difficoltà?

Stranamente non credo di avere una scena preferita, perché ogni pagina del libro mi ha regalato qualcosa. Se proprio devo scegliere, forse le scene dove parlo dei nonni e dei ricordi legati a Mia…

Anche qui ti dico che non ho riscontrato difficoltà durante la scrittura, ma più nella rilettura del romanzo. Saltavano all’occhio delle carenze e soprattutto non ero sempre soddisfatta, ma se si cerca la perfezione nel proprio romanzo uno rischia di non pubblicare mai. Non dico che non bisogna curare il romanzo al massimo delle possibilità, ma neanche soffermarsi a cercare “ la perfezione massima”.

Mentre scrivi preferisci il silenzio o la musica non ti infastidisce? Potresti stilare una breve playlist de Te lo dico sottovoce?

In realtà preferisco avere silenzio intorno a me, ma altre volte la musica mi aiuta a rilassarmi… quindi un 50 e 50. Difficile stilare una playlist ma ci proviamo:

1. Flashligt di Jessie J.
2.Demons at the door di Sleeping Wolf
3.Up di Olly Murs feat Demi Lovato
4.People help the people di Birdy
5. Stay di Hurts

Ti avviso che stai parlando con una ragazza che crede nel karma e in tutto ciò che può essere mistico. Il carillon che si rimette a suonare dopo anni è certamente un segno del destino, ma l’apparizione in carne e ossa di Diego, protagonista dei sogni di Mia lo è molto di più. Anche quelli sono stati mandati dalla nonna? Anche tu credi in questi segni oppure sei “più pratica”?

Questa è una di quelle domande che non mi sarei mai aspettata e che mi fa piacere leggere. Io credo che ci siano cose che non possiamo spiegare, cose che ci capitano senza sapere il perché, e mi piace pensare che, molto spesso, siano dei segnali. Credo nella reincarnazione, credo in altre forme di vita e credo che non ci sia mai una “vera fine” nel nostro viaggio.

Certamente Patti si candida a Best Villain 2016. Io la paragonerei alla Umbridge di Harry Potter. Che dici? Com’è nata l’idea per un personaggio così scaltro e malvagio?

Ah, Patty… che donna! Non farmi parlare che rischio di anticipare troppo a chi deve ancora leggere il romanzo…

E, per concludere… hai qualche romanzo o progetto in cantiere? Puoi fare uno spoiler alle Amiche delle Nuvole?

Sì, ho scritto uno spin-off su due personaggi secondari, Antonio e Fiamma, ma non so se e quando vedrà la luce. Sto ultimando un nuovo romanzo e posso dirti che sarà una storia molto diversa da questa.


Robi

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