domenica 20 dicembre 2015

Anteprima: Oltre i segreti


Ciao amiche!
Oggi vi presento il quarto libro della serie Tatoo, in inglese Marked Men, che uscirà il 21 gennaio per la Casa Editrice Newton Compton.

La serie si articola in questo modo:


  1. Oltre le regole (recensione QUI)
  2. Oltre l’infinito noi (recensione QUI)
  3. Oltre l’amore (recensione QUI)
  4. Oltre i segreti
  5. Rowdy
  6. Asa

TramaSaint Ford ha lavorato sodo per realizzare il suo sogno: diventare un’infermiera. Concentrata sul lavoro, dedita ai pazienti, nella sua vita non c’è spazio per l’amore. Non ha bisogno di un ragazzo che arrivi a turbare la sua calma, soprattutto adesso che è serena e ha dimenticato cosa le ha distrutto la vita quando era al liceo. Cupo, introverso, Nash Donovan potrebbe non ricordarsi di lei e del terribile dolore che le causò. Ma fu lui la persona che stravolse il suo mondo… e che sta per farlo di nuovo. Saint non sa che Nash non è più quello di una volta. La scoperta di un segreto di famiglia sconvolgente ha stravolto il suo mondo, e ora sta lottando per capire cosa fare del suo futuro. Non può lasciarsi distrarre dalla bella infermiera che incontra ovunque. E tuttavia non può ignorare le scintille tra loro, né rinunciare a una ragazza così divertente e dolce, soprattutto ora che sembra l’unica cosa nella sua vita ad avere senso.


Prologo
Saint

Le superiori… Decisamente non gli anni migliori della mia vita.
C’è un momento nella vita di ciascuno di noi, un fatto che cambierà il percorso che stiamo seguendo, che cambierà la nostra vita per sempre. Il mio è stato la notte della festa di compleanno di Ashley Maxwell, durante l’ultimo anno.
Non ero il tipo di ragazza che partecipava a feste fuori controllo. Non bevevo, non mi drogavo e non giravo attorno ai ragazzi, quindi era insensato andare. Inoltre ero incredibilmente timida, sovrappeso e avevo paura della mia stessa ombra, senza contare che la mia pelle assumeva una bruttissima tonalità di rosso ogni volta che qualcuno cercava di parlarmi. Per una ragazza come me, i corridoi del liceo corrispondevano alle torture medievali, ma ne ero uscita illesa soprattutto perché sapevo quando tenere la testa bassa e non mi fissavo su amici o ragazzi che sapevo essere fuori dalla mia portata. Almeno fino all’ultimo anno, quando il mio armadietto finì vicino a quello di Nash Donovan.
Per le prime settimane di scuola, lo ignorai, proprio come facevo con tutti i ragazzi popolari e bellissimi. Se non gli parlavo non poteva prendermi in giro oppure, ancora peggio, guardarmi pietosamente con quegli occhi violetti che scintillavano sul suo viso stupendo.
Tutto questo funzionò finché non feci cadere un libro di calcolo sul suo piede e lui lo raccolse per poi porgermelo. Non dimenticherò mai come sentì il mio cuore fermarsi per iniziare a battere furiosamente il secondo dopo, quando i suoi occhi, violetti e bellissimi, mi guardarono. Non avevo mai provato nulla del simile.
Nash mi sorrise, dicendo qualcosa di divertente e facendo fare una capriola al mio povero cuoricino, sempre solo. Si incamminò facendomi un occhiolino… e io mi presi una cotta. Una cotta tremenda che continuò ad aumentare giorno dopo giorno perché dopo quell’incidente imbarazzante, Nash iniziò a salutarmi quando eravamo all’armadietto e si incamminava sempre facendomi un sorriso o un occhiolino.
Ogni giorno mi affascinava di più, giorno dopo giorno la mia cotta diventava più grande e nei miei sogni a occhi aperti eravamo destinati a stare insieme, a essere qualcosa di più di due semplici vicini d’armadietto. Ero una ragazza intelligente e sapevo che il mio affetto non era corrisposto, ma sembrava carino, affascinante e mi piaceva che, a differenza di molti altri miei coetanei, non mi avesse mai preso in giro o fatto sentire male per il mio aspetto o il mio peso. Parlargli era un balsamo per la mia autostima, mi faceva sentire più simile a tutte le altre ragazze che affollavano i corridoi della scuola sbavando su di lui o sui suoi amici combina guai.
Dopo un mese o qualche giorno di più, avevo perfino trovato abbastanza coraggio per salutarlo senza che la mia pelle andasse in fiamme. Non balbettavo o arrossivo più quando mi parlava e, a volte, riuscivo anche a sorridergli. Ero abbastanza orgogliosa di me stessa, così quando un venerdì mi chiese se avessi in programma di andare alla festa di Ashley Maxwell, ero sia emozionata che sorpresa. Un brivido di anticipazione vibrava dentro di me e non potevo smettere di sognare a occhi aperti: la festa sarebbe stato l’inizio di qualcosa di più di un semplice scambio di saluti in corridoio.
Era tutto ciò che potevo fare per trattenermi dal girare in cerchio sbattendo le mani e squittendo, come se fossi andata fuori di testa. Era qualcosa di più di ciò che mi diceva normalmente, ed era così carino e adorabile che non potei che rispondere che avrei provato a esserci. Non volevo sembrare troppo emozionata. Quando mi sorrisi e disse che sarebbe stato bellissimo vederci fuori da scuola, non riuscì a fermare il pensiero che partecipare a una festa scolastica incontrollata e senza la supervisione di genitori potesse essere la cosa più importante che avessi mai fatto nella mia breve vita.
Fran, la mia bellissima e popolarissima sorella maggiore, nuotava tranquillamente nelle acque infestate dagli squali che creavano i circoli sociali degli adolescenti. Mi fece domande incessanti sul mio improvviso desiderio di uscire con un gruppo di coetanei, mi mise in guardia sui ragazzi, perché se normalmente erano sgarbati e per nulla amichevoli, potevano diventare crudeli e odiosi quando si aveva a che fare con l’alcool e la propria posizione sociale – ma decisi di non ascoltare. Pensai che la cosa più brutta che poteva succedere era andare, non vedere Nash, oppure sarebbe stato lui a non vedermi, avrei fatto dietro front e sarei tornata a casa a leggere un libro, come facevo la maggior parte dei weekend.
Stavo chiudendo un occhio su ciò che sapevo essere la verità, ma il desiderio che un ragazzo in particolare mi vedesse come qualcosa di più era troppo forte. Mi stava facendo ignorare il buon senso e il mio stesso istinto di autoconservazione.
Lasciai che Faith mi colmasse di attenzioni per ore. Giocò con i miei capelli rossi finché non erano acconciati in modo stiloso e femminile. La lasciai scegliere un outfit che non mi avrebbe fatto sembrare una cheerleader obesa, ma alla moda e carina, e le permisi perfino di mettermi qualcosa sulla faccia, anche se sapevo che il giorno dopo sarebbe stata tutta irritata.
Il risultato finale era davvero molto carino.
Sembravo più curata del solito. Pensavo che avrei potuto starmene tra la folla finché quei bellissimi occhioni viola mi avrebbero trovato. Mi sentivo più sicura di me, non mi sembrava di essermi mai sentita così.
Faith mi disse di non arrivare alla festa fino alle undici, così aspettai ansiosamente, giocando con i miei capelli, e pensando a tutto ciò che sarebbe potuto succedere. La mia immaginazione era in fermento.
Forse mi avrebbe chiesto di ballare.
Forse mi avrebbe condotto fuori e mi avrebbe dato il mio primo bacio.
Forse mi avrebbe detto che poteva vedere tutte quelle cose meravigliose che stavano sotto la superficie e che voleva diventassi la sua fidanzata. Logico, sapevo che non sarebbe successo nulla di tutto questo e non sapevo che genere di ragazzo fosse davvero Nash, ma una cotta è una cotta e può passare molto in fretta. Quindi mi presentai alla festa di Ashley Maxwell appositamente in ritardo, armata di una borsetta di Faith e con il cuore che palpitava di anticipazione.
Mentre entravo in casa, fu colpita dalla musica ad alto volume e l’ottimismo iniziò a scemare. Un gruppo di tre ragazzi che facevano chimica con me, mi superarono e io mi sistemai con tutti gli altri in soggiorno. Non riuscivo a trovare un posto da fissare: ovunque i ragazzi stavano facendo qualcosa che mi faceva arrossire. Stavo facendo del mio meglio per non restare a bocca aperta, ma sentivo un calore salire dal collo mentre cercavo di uscire da quel mare di corpi. Era assurdo e stavo iniziando a pensare che una nuova acconciatura e passate di mascara non sarebbero state sufficienti a farmi diventare parte del gruppo.
La cucina sembrava leggermente meno affollata, così mi mossi in quella direzione, cercando tracce di Nash. Ero certa che se fossi riuscita a trovarlo, avrei dato una svolta alla serata. Il mio stomaco sobbalzò di nuovo mentre immaginavo di incontrare quegli occhi violetti dall’altro lato della stanza. Li immaginavo assottigliarsi e vedevo comparire delle minuscole rughette, come succedeva quando sorrideva, e io mi immaginavo al suo fianco, mentre il resto del casino scompariva. Avrebbe fatto sparire tutto il disagio che sentivo.
Mentre giravo l’angolo, qualcuno rovesciò addosso un liquido rossastro e appiccicoso sulla maglietta che avevo scelto con attenzione. Aprì la bocca, sorpresa, e lo stronzo passò oltre senza scusarsi. Stavo tremando e iniziando a farmi prendere dal panico. Era chiaro: non appartenevo a quella cerchia, non importava quanto fosse carino Nash Donovan. Le mie mani iniziarono a tremare e usai ogni pezzetto del mio autocontrollo per tenere le lacrime lontane dagli occhi.
Risultò che la situazione in cucina era uguale a quella in sala. A dir la verità era perfino peggio perché l’alcool era concentrato proprio lì e i ragazzi sembravano più ubriachi di quanto fosse immaginabile. Arrivare al lavandino per darsi una ripulita fu come attraversare un campo minato di occhiatacce e frecciatine. Sentì alcuni commenti, mi accorsi che qualcuno di stava guardando e ne ebbi abbastanza. Avrei preso le mie cose e sarei andata a casa.
Questo posto e queste persone non facevano al caso mio e potevo fare di meglio.
“Chi ti ha invitato?”
La domanda fu posta e seguita da una manata sulla spalla. La voce – e la mano – appartenevano proprio alla festeggiata, anche lei ubriaca. Ubriaca marcia e davvero incazzata. Io e Ashley non eravamo amiche, ma non aveva mai fatto o detto nulla di troppo ostile nei miei confronti in tutti quegli anni passati a scuola insieme… Sentivo che stavo per vomitare.
“Cosa…?”
 “Chi ti ha invitato?” C’era un sorrisetto sulle sue belle labbra, gli occhi marroni erano appannati. “Perché sei qui?”
Volevo dirle che era stato Nash a dirmi di venire, che mi aveva detto che quella sera saremmo usciti insieme, ma non riuscì a dire nulla… perché era appena apparso.
Era entrato in cucina seguito dai gemelli Archer e da Jet Keller.
Non c’erano dubbi: quei ragazzi facevano festa ovunque andavano.
Nash indossava i suoi vestiti di sempre: scarpe da skater, jeans bucati e la maglietta con il logo di una band. Aveva anche un cappellino da baseball con la visiera calata bassa sulla fronte che non faceva nulla per nascondere il viso rosso o gli occhi annebbiati. Era ovvio che aveva bevuto o si era fatto prima ancora di venire alla festa e iniziai a sentire delle onde di delusione iniziare ad attanagliarmi il cuore. trattenni un respiro doloroso e mi dovetti mordere l’interno della guancia – forte – per trattenermi dal piangere.
Era come se non mi avesse visto. Non sorrise, non fece l’occhiolino e non inclino il viso verso di me. Era come se non esistessi. Mi raggelai: sentì il mio sangue trasformarsi in ghiaccio e tutto, nel mezzo del mio petto, smise di funzionare. Strinsi a pungo le mani tremni e cercai freneticamente di trovare un piano di fuga che mi avrebbe salvato da un ulteriore imbarazzo o da una delusione amorosa.
Apparentemente Ashley si era dimenticata del mio grasso e della mia bruttezza che stavano mettendo a rischio la sua festa e si gettò suoi nuovi arrivati. Il mio cuore si riempì di rabbia quando lui non fece nulla per opporsi, per poi spaccarsi in due quando la strinse tra le braccia, le lasciò inalare la sua faccia e le strinse il sedere con fare possessivo.
Volevo strozzarmi nel mio stesso imbarazzo mentre uscivo dalla cucina camminando all’indietro. Non pensavo più all’autoconservazione, ma solo alla fuga. Avevo un bisogno frenetico e disperato di mettere il maggior spazio possibile tra questa festa e me – ma soprattutto tra Nash e me.
Grazie a Dio, le lacrime non scesero finché non ero al sicuro nella mia macchina. in quel momento, nel sedile dell’autista con le righe nere che il mascara che Fran mi aveva applicato sulle dita, sapevo la verità: le persone belle stanno con le persone belle e non importa se sei bella dentro.
Nash poteva esser carino quando eravamo solamente io e lui davanti ai nostri armadietti, ma mettetelo in una stanza piena di gente con una ragazza disposta a limonare con lui e diventavo invisibile. Ero stata così stupida da pensare che si trattava di qualcosa di più. Così avevo reagito in modo istintivo riportando alla luce lo scudo attorno al mio cuore. Da quel momento in poi lo ignorai ogni volta che provava a salutarmi. Distoglievo lo sguardo quando mi sorrideva. Evitavo il mio armadietto il più possibile quando sapevo che sarebbe stato lì e cercavo di concentrarmi sul diploma, giusto dietro l’angolo e sul fatto che avrei lasciato questa minuscola cittadina di montagna e il ragazzo che aveva ridotto il mio cuore in mille pezzettini.
Sapevo che Nash non sapeva ciò che provavo, che non aveva idea che lo avessi reputato diverso e speciale, ma tutto questo non lo faceva sembrare meno attraente. Nel calore dei primi giorni primaverili, i documenti pronti per l’immatricolazione al collage in autunno, sentivo che le mie insicurezze stavano diminuendo – e la mia cotta stava guarendo – quando mi imbattei in Nash e nei suoi amici fuori dalla scuola. Stavano fumando. Il mio cuore mancò un battuto, ma nessuno di loro mi vide e io rimasi nell’ombra, sperando di raggiungere la mia macchina abbastanza in fretta e cercando di ignorarlo come avevo fatto da dopo la festa, quando la sua voce profonda raggiunse le mie orecchie.
 “Ѐ un casino. Se vorrà scopare una volta nella vita, dovrà guardarsi allo specchio e fare qualcosa”. Uno degli altri ragazzi rise di quel brutto commento e pensai che sarei evaporata in una nube di fumo. L’avevo sentito parlare di me e non potevo muovermi perché volevo sentire cosa stava dicendo.
Mentre cercai di sgattaiolare via senza farmi vedere, o far vedere le mie lacrime, lo sentì grugnire. Non avevo mai pianto così tanto come in quel periodo per un’altra persona e questo me lo faceva odiare un pochino – o tanto – e lui continuava a parlare.
“Cioè, non sono schizzinoso. Me la porterei a letto. Però potrei metterle un sacco sulla testa prima, o qualcosa del genere”.
L’ultima affermazione fece ridere gli altri e mentre non sentivo più la terra sotto i piedi, sospirai. Come avevo potuto essermi così sbagliata? Ogni volta che avevo pensato, ogni volta che lo avevo reputato diverso – se un ragazzo carino poteva essere diverso – fu annientata da quelle orribili parole ricche di odio. Parole che cambiarono per sempre il modo con cui guardavo il sesso opposto.
Nash Donovan era un fuoco bellissimo, malvagio e sexy che mi aveva bruciata appena mi ero avvicinata un po’ troppo. Era solo la prima fermata in un percorso ricco di delusioni, ma da qualche parte avrei trovato me stessa. Il mio scopo nella vita. Solo non sapevo che appena lo avessi fatto, Nash sarebbe ricomparso per scombussolare il mio mondo ancora una volta e solamente un cretino viene bruciato due volte dalla stessa fiamma.

Traduzione a cura
della vostra amica Robi

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