Ciao amiche!
Oggi vi presento il quarto libro della
serie Tatoo, in inglese Marked Men, che uscirà il 21 gennaio
per la Casa Editrice Newton Compton.
La serie si articola in questo modo:
- Oltre le regole (recensione QUI)
- Oltre l’infinito noi (recensione QUI)
- Oltre l’amore (recensione QUI)
- Oltre i segreti
- Rowdy
- Asa
Trama: Saint Ford ha lavorato sodo per
realizzare il suo sogno: diventare un’infermiera. Concentrata sul lavoro,
dedita ai pazienti, nella sua vita non c’è spazio per l’amore. Non ha bisogno
di un ragazzo che arrivi a turbare la sua calma, soprattutto adesso che è
serena e ha dimenticato cosa le ha distrutto la vita quando era al liceo. Cupo,
introverso, Nash Donovan potrebbe non ricordarsi di lei e del terribile dolore
che le causò. Ma fu lui la persona che stravolse il suo mondo… e che sta per
farlo di nuovo. Saint non sa che Nash non è più quello di una volta. La
scoperta di un segreto di famiglia sconvolgente ha stravolto il suo mondo, e
ora sta lottando per capire cosa fare del suo futuro. Non può lasciarsi
distrarre dalla bella infermiera che incontra ovunque. E tuttavia non può ignorare
le scintille tra loro, né rinunciare a una ragazza così divertente e dolce,
soprattutto ora che sembra l’unica cosa nella sua vita ad avere senso.
Prologo
Saint
Le
superiori… Decisamente non gli anni migliori della mia vita.
C’è
un momento nella vita di ciascuno di noi, un fatto che cambierà il percorso che
stiamo seguendo, che cambierà la nostra vita per sempre. Il mio è stato la
notte della festa di compleanno di Ashley Maxwell, durante l’ultimo anno.
Non
ero il tipo di ragazza che partecipava a feste fuori controllo. Non bevevo, non
mi drogavo e non giravo attorno ai ragazzi, quindi era insensato andare.
Inoltre ero incredibilmente timida, sovrappeso e avevo paura della mia stessa
ombra, senza contare che la mia pelle assumeva una bruttissima tonalità di
rosso ogni volta che qualcuno cercava di parlarmi. Per una ragazza come me, i
corridoi del liceo corrispondevano alle torture medievali, ma ne ero uscita
illesa soprattutto perché sapevo quando tenere la testa bassa e non mi fissavo
su amici o ragazzi che sapevo essere fuori dalla mia portata. Almeno fino
all’ultimo anno, quando il mio armadietto finì vicino a quello di Nash Donovan.
Per
le prime settimane di scuola, lo ignorai, proprio come facevo con tutti i
ragazzi popolari e bellissimi. Se non gli parlavo non poteva prendermi in giro
oppure, ancora peggio, guardarmi pietosamente con quegli occhi violetti che
scintillavano sul suo viso stupendo.
Tutto
questo funzionò finché non feci cadere un libro di calcolo sul suo piede e lui
lo raccolse per poi porgermelo. Non dimenticherò mai come sentì il mio cuore
fermarsi per iniziare a battere furiosamente il secondo dopo, quando i suoi
occhi, violetti e bellissimi, mi guardarono. Non avevo mai provato nulla del
simile.
Nash
mi sorrise, dicendo qualcosa di divertente e facendo fare una capriola al mio
povero cuoricino, sempre solo. Si incamminò facendomi un occhiolino… e io mi
presi una cotta. Una cotta tremenda che continuò ad aumentare giorno dopo
giorno perché dopo quell’incidente imbarazzante, Nash iniziò a salutarmi quando
eravamo all’armadietto e si incamminava sempre facendomi un sorriso o un
occhiolino.
Ogni
giorno mi affascinava di più, giorno dopo giorno la mia cotta diventava più
grande e nei miei sogni a occhi aperti eravamo destinati a stare insieme, a
essere qualcosa di più di due semplici vicini d’armadietto. Ero una ragazza
intelligente e sapevo che il mio affetto non era corrisposto, ma sembrava
carino, affascinante e mi piaceva che, a differenza di molti altri miei
coetanei, non mi avesse mai preso in giro o fatto sentire male per il mio
aspetto o il mio peso. Parlargli era un balsamo per la mia autostima, mi faceva
sentire più simile a tutte le altre ragazze che affollavano i corridoi della
scuola sbavando su di lui o sui suoi amici combina guai.
Dopo
un mese o qualche giorno di più, avevo perfino trovato abbastanza coraggio per
salutarlo senza che la mia pelle andasse in fiamme. Non balbettavo o arrossivo
più quando mi parlava e, a volte, riuscivo anche a sorridergli. Ero abbastanza
orgogliosa di me stessa, così quando un venerdì mi chiese se avessi in
programma di andare alla festa di Ashley Maxwell, ero sia emozionata che
sorpresa. Un brivido di anticipazione vibrava dentro di me e non potevo
smettere di sognare a occhi aperti: la festa sarebbe stato l’inizio di qualcosa
di più di un semplice scambio di saluti in corridoio.
Era
tutto ciò che potevo fare per trattenermi dal girare in cerchio sbattendo le
mani e squittendo, come se fossi andata fuori di testa. Era qualcosa di più di
ciò che mi diceva normalmente, ed era così carino e adorabile che non potei che
rispondere che avrei provato a esserci. Non volevo sembrare troppo emozionata.
Quando mi sorrisi e disse che sarebbe stato bellissimo vederci fuori da scuola,
non riuscì a fermare il pensiero che partecipare a una festa scolastica
incontrollata e senza la supervisione di genitori potesse essere la cosa più
importante che avessi mai fatto nella mia breve vita.
Fran,
la mia bellissima e popolarissima sorella maggiore, nuotava tranquillamente nelle
acque infestate dagli squali che creavano i circoli sociali degli adolescenti.
Mi fece domande incessanti sul mio improvviso desiderio di uscire con un gruppo
di coetanei, mi mise in guardia sui ragazzi, perché se normalmente erano
sgarbati e per nulla amichevoli, potevano diventare crudeli e odiosi quando si
aveva a che fare con l’alcool e la propria posizione sociale – ma decisi di non
ascoltare. Pensai che la cosa più brutta che poteva succedere era andare, non
vedere Nash, oppure sarebbe stato lui a non vedermi, avrei fatto dietro front e
sarei tornata a casa a leggere un libro, come facevo la maggior parte dei
weekend.
Stavo
chiudendo un occhio su ciò che sapevo essere la verità, ma il desiderio che un
ragazzo in particolare mi vedesse come qualcosa di più era troppo forte. Mi
stava facendo ignorare il buon senso e il mio stesso istinto di
autoconservazione.
Lasciai
che Faith mi colmasse di attenzioni per ore. Giocò con i miei capelli rossi
finché non erano acconciati in modo stiloso e femminile. La lasciai scegliere
un outfit che non mi avrebbe fatto sembrare una cheerleader obesa, ma alla moda
e carina, e le permisi perfino di mettermi qualcosa sulla faccia, anche se
sapevo che il giorno dopo sarebbe stata tutta irritata.
Il
risultato finale era davvero molto carino.
Sembravo
più curata del solito. Pensavo che avrei potuto starmene tra la folla finché
quei bellissimi occhioni viola mi avrebbero trovato. Mi sentivo più sicura di
me, non mi sembrava di essermi mai sentita così.
Faith
mi disse di non arrivare alla festa fino alle undici, così aspettai
ansiosamente, giocando con i miei capelli, e pensando a tutto ciò che sarebbe
potuto succedere. La mia immaginazione era in fermento.
Forse
mi avrebbe chiesto di ballare.
Forse
mi avrebbe condotto fuori e mi avrebbe dato il mio primo bacio.
Forse
mi avrebbe detto che poteva vedere tutte quelle cose meravigliose che stavano
sotto la superficie e che voleva diventassi la sua fidanzata. Logico, sapevo
che non sarebbe successo nulla di tutto questo e non sapevo che genere di
ragazzo fosse davvero Nash, ma una cotta è una cotta e può passare molto in
fretta. Quindi mi presentai alla festa di Ashley Maxwell appositamente in
ritardo, armata di una borsetta di Faith e con il cuore che palpitava di
anticipazione.
Mentre
entravo in casa, fu colpita dalla musica ad alto volume e l’ottimismo iniziò a
scemare. Un gruppo di tre ragazzi che facevano chimica con me, mi superarono e
io mi sistemai con tutti gli altri in soggiorno. Non riuscivo a trovare un
posto da fissare: ovunque i ragazzi stavano facendo qualcosa che mi faceva
arrossire. Stavo facendo del mio meglio per non restare a bocca aperta, ma
sentivo un calore salire dal collo mentre cercavo di uscire da quel mare di
corpi. Era assurdo e stavo iniziando a pensare che una nuova acconciatura e
passate di mascara non sarebbero state sufficienti a farmi diventare parte del
gruppo.
La
cucina sembrava leggermente meno affollata, così mi mossi in quella direzione,
cercando tracce di Nash. Ero certa che se fossi riuscita a trovarlo, avrei dato
una svolta alla serata. Il mio stomaco sobbalzò di nuovo mentre immaginavo di
incontrare quegli occhi violetti dall’altro lato della stanza. Li immaginavo
assottigliarsi e vedevo comparire delle minuscole rughette, come succedeva
quando sorrideva, e io mi immaginavo al suo fianco, mentre il resto del casino
scompariva. Avrebbe fatto sparire tutto il disagio che sentivo.
Mentre
giravo l’angolo, qualcuno rovesciò addosso un liquido rossastro e appiccicoso
sulla maglietta che avevo scelto con attenzione. Aprì la bocca, sorpresa, e lo
stronzo passò oltre senza scusarsi. Stavo tremando e iniziando a farmi prendere
dal panico. Era chiaro: non appartenevo a quella cerchia, non importava quanto
fosse carino Nash Donovan. Le mie mani iniziarono a tremare e usai ogni
pezzetto del mio autocontrollo per tenere le lacrime lontane dagli occhi.
Risultò
che la situazione in cucina era uguale a quella in sala. A dir la verità era
perfino peggio perché l’alcool era concentrato proprio lì e i ragazzi sembravano
più ubriachi di quanto fosse immaginabile. Arrivare al lavandino per darsi una
ripulita fu come attraversare un campo minato di occhiatacce e frecciatine.
Sentì alcuni commenti, mi accorsi che qualcuno di stava guardando e ne ebbi
abbastanza. Avrei preso le mie cose e sarei andata a casa.
Questo
posto e queste persone non facevano al caso mio e potevo fare di meglio.
“Chi
ti ha invitato?”
La
domanda fu posta e seguita da una manata sulla spalla. La voce – e la mano –
appartenevano proprio alla festeggiata, anche lei ubriaca. Ubriaca marcia e
davvero incazzata. Io e Ashley non eravamo amiche, ma non aveva mai fatto o
detto nulla di troppo ostile nei miei confronti in tutti quegli anni passati a
scuola insieme… Sentivo che stavo per vomitare.
“Cosa…?”
“Chi ti ha invitato?” C’era un sorrisetto
sulle sue belle labbra, gli occhi marroni erano appannati. “Perché sei qui?”
Volevo dirle che era
stato Nash a dirmi di venire, che mi aveva detto che quella sera saremmo usciti
insieme, ma non riuscì a dire nulla… perché era appena apparso.
Era entrato in cucina
seguito dai gemelli Archer e da Jet Keller.
Non c’erano dubbi: quei
ragazzi facevano festa ovunque andavano.
Nash indossava i suoi
vestiti di sempre: scarpe da skater, jeans bucati e la maglietta con il logo di
una band. Aveva anche un cappellino da baseball con la visiera calata bassa
sulla fronte che non faceva nulla per nascondere il viso rosso o gli occhi
annebbiati. Era ovvio che aveva bevuto o si era fatto prima ancora di venire
alla festa e iniziai a sentire delle onde di delusione iniziare ad
attanagliarmi il cuore. trattenni un respiro doloroso e mi dovetti mordere
l’interno della guancia – forte – per trattenermi dal piangere.
Era come se non mi
avesse visto. Non sorrise, non fece l’occhiolino e non inclino il viso verso di
me. Era come se non esistessi. Mi raggelai: sentì il mio sangue trasformarsi in
ghiaccio e tutto, nel mezzo del mio petto, smise di funzionare. Strinsi a pungo
le mani tremni e cercai freneticamente di trovare un piano di fuga che mi
avrebbe salvato da un ulteriore imbarazzo o da una delusione amorosa.
Apparentemente Ashley si
era dimenticata del mio grasso e della mia bruttezza che stavano mettendo a
rischio la sua festa e si gettò suoi nuovi arrivati. Il mio cuore si riempì di
rabbia quando lui non fece nulla per opporsi, per poi spaccarsi in due quando
la strinse tra le braccia, le lasciò inalare la sua faccia e le strinse il
sedere con fare possessivo.
Volevo strozzarmi nel
mio stesso imbarazzo mentre uscivo dalla cucina camminando all’indietro. Non
pensavo più all’autoconservazione, ma solo alla fuga. Avevo un bisogno
frenetico e disperato di mettere il maggior spazio possibile tra questa festa e
me – ma soprattutto tra Nash e me.
Grazie a Dio, le lacrime
non scesero finché non ero al sicuro nella mia macchina. in quel momento, nel
sedile dell’autista con le righe nere che il mascara che Fran mi aveva
applicato sulle dita, sapevo la verità: le persone belle stanno con le persone
belle e non importa se sei bella dentro.
Nash poteva esser carino
quando eravamo solamente io e lui davanti ai nostri armadietti, ma mettetelo in
una stanza piena di gente con una ragazza disposta a limonare con lui e
diventavo invisibile. Ero stata così stupida da pensare che si trattava di
qualcosa di più. Così avevo reagito in modo istintivo riportando alla luce lo
scudo attorno al mio cuore. Da quel momento in poi lo ignorai ogni volta che
provava a salutarmi. Distoglievo lo sguardo quando mi sorrideva. Evitavo il mio
armadietto il più possibile quando sapevo che sarebbe stato lì e cercavo di
concentrarmi sul diploma, giusto dietro l’angolo e sul fatto che avrei lasciato
questa minuscola cittadina di montagna e il ragazzo che aveva ridotto il mio
cuore in mille pezzettini.
Sapevo che Nash non
sapeva ciò che provavo, che non aveva idea che lo avessi reputato diverso e
speciale, ma tutto questo non lo faceva sembrare meno attraente. Nel calore dei
primi giorni primaverili, i documenti pronti per l’immatricolazione al collage
in autunno, sentivo che le mie insicurezze stavano diminuendo – e la mia cotta
stava guarendo – quando mi imbattei in Nash e nei suoi amici fuori dalla
scuola. Stavano fumando. Il mio cuore mancò un battuto, ma nessuno di loro mi
vide e io rimasi nell’ombra, sperando di raggiungere la mia macchina abbastanza
in fretta e cercando di ignorarlo come avevo fatto da dopo la festa, quando la
sua voce profonda raggiunse le mie orecchie.
“Ѐ un casino. Se vorrà scopare una volta nella
vita, dovrà guardarsi allo specchio e fare qualcosa”. Uno degli altri ragazzi
rise di quel brutto commento e pensai che sarei evaporata in una nube di fumo.
L’avevo sentito parlare di me e non potevo muovermi perché volevo sentire cosa
stava dicendo.
Mentre cercai di
sgattaiolare via senza farmi vedere, o far vedere le mie lacrime, lo sentì
grugnire. Non avevo mai pianto così tanto come in quel periodo per un’altra
persona e questo me lo faceva odiare un pochino – o tanto – e lui continuava a
parlare.
“Cioè, non sono
schizzinoso. Me la porterei a letto. Però potrei metterle un sacco sulla testa
prima, o qualcosa del genere”.
L’ultima
affermazione fece ridere gli altri e mentre non sentivo più la terra sotto i
piedi, sospirai. Come avevo potuto essermi così sbagliata? Ogni volta che avevo
pensato, ogni volta che lo avevo reputato diverso – se un ragazzo carino poteva
essere diverso – fu annientata da quelle orribili parole ricche di odio. Parole
che cambiarono per sempre il modo con cui guardavo il sesso opposto.
Nash
Donovan era un fuoco bellissimo, malvagio e sexy che mi aveva bruciata appena
mi ero avvicinata un po’ troppo. Era solo la prima fermata in un percorso ricco
di delusioni, ma da qualche parte avrei trovato me stessa. Il mio scopo nella
vita. Solo non sapevo che appena lo avessi fatto, Nash sarebbe ricomparso per
scombussolare il mio mondo ancora una volta e solamente un cretino viene
bruciato due volte dalla stessa fiamma.
Traduzione a cura
della vostra amica Robi
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