venerdì 13 novembre 2015

Recensione: Il cuore del drago nero


Bentornati lettori in un'altra rubrica di #autoriemergenti.
Pronti per scoprire nuove storia? Iniziamo! 




Leya di Trier ha sette anni, la notte in cui il Destino le regala un fratello: ha le pupille verticali e la coda di un rettile; nelle sue vene scorre il sangue degli uomini-drago. Due decadi più tardi, quando l’armata dei liocorni neri è ormai a un passo dallo stringere d’assedio la Capitale, l’inevitabile scontro tra gli ultimi discendenti di una stirpe perduta è solo l’inizio di un profetico riscatto.
(…) Per questo ora scrivo, in uno studio pieno d’ombra e all’ombra della mia memoria.
Scrivo perché nessuno possa celebrarmi per quello che mai sono stata: coraggiosa e nobile e bella.
Scrivo perché nessuno dimentichi di noi l’essenziale: che l’ho odiato di un amore dolcissimo e amato di un odio divorante.
Come un drago (…)


Dopo due letture che non mi hanno soddisfatto appieno, cercavo una storia fantasy, qualcosa che mi prendesse completamente e che mi facesse ritrovare la gioia di aprire un pdf o un libro. Questa storia l’ha fatto.
Il cuore del Drago Nero ha il sapore delle storie raccontate davanti al fuoco. Storie di eroi, di creature leggendarie e spaventose ma, prima di tutto, storie di persone, che amano e che odiano e che, nonostante l’ambientazione, sono semplicemente umane.
La storia è raccontata in prima persona dalla protagonista, Leya di Trier. Leya ci racconta la sua vita, la storia di come abbia amato e odiato tanto profondamente da perderci se stessa; di come la guerra le abbia tolto tutto e, allo stesso tempo, donato un nuovo inizio. Racconta della forza di una donna, che per amore impazzisce e si trasforma in un essere disumano, assetato di sete di vendetta e che poi, sempre per amore, ritrova se stessa, la sua umanità e dimostra di saper essere donna, madre, comandante e soldato.

La rabbia mi aveva come prosciugata, distruggendo le rare grazie di un corpo che nessuno avrebbe più trovato attraente.
Non esiste sentimento peggiore dell’odio, perché non conosce fondo. Il dolore si attenua; l’amore si estingue.
L’odio, no: t’invade come un’infezione e ti mangia tutto.
Ti trasforma.

La voce narrante parla anche di Rael, fratellastro della protagonista, unico drago in mezzo agli uomini e della sua integrazione in un mondo che non gli appartiene, un’integrazione, data da una famiglia che lo ha accolto e da una che si è costruito, che lo porterà a combattere, per quello stesso mondo, contro i suoi simili.
E poi si racconta di Vinus, il principe di una stirpe ormai praticamente estinta, che combatte nel nome e al fianco dell’assassino dei suoi genitori e della sua gente; almeno finché Rael non gli dimostra chi tra i due sia il vero traditore.
Ma ancora più protagonista, in questa storia, è la guerra e tutto ciò che con essa viene: morte, dolore, mutilazioni, odio, perdita. Tutto è raccontato con uno stile e una grammatica impeccabili, con una capacità notevole di arrivare ai sentimenti dei lettori e al contempo essere affatto indulgente. Tutto è narrato in modo totalmente crudo e onesto, non c’è nessuno spazio per le indorature, c’è solo la storia: nuda e cruda, quasi quanto lo è la sua narratrice.
Una piccola perla, datata 2011, che però sono stata contenta di scovare.
Come contesta una delle lettrici, Il cuore del Drago Nero non aggiunge nulla di nuovo al genere fantasy ma, a mio parere, ne è un ottimo esempio, che vale la pena leggere per l’introspezione dei personaggi e l’ottima descrizione di sentimenti tanto profondi. Oltre che per l’egregia creazione di una nuova mitologia e la meravigliosa descrizione dell’ambientazione.

Venite pure a trovarci sulla pagina Facebook e non dimenticate di diventare lettori fissi per partecipare a delle sorprese future.

Federica

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