mercoledì 21 ottobre 2015

Recensione: The paper swan


Salve lettori e bentornati ad una nuova rubrica dei libri #oltreiconfini.
Dicono ci vogliano 21 giorni per creare un abitudine. Mentono.

Per 21 giorni ha resistito. Ma al 22esimo giorno darebbe qualsiasi cosa per il dolce torpore della morte. Perché il 22esimo giorno, realizza che l’unica via d’uscita significa morte certa per uno dei due uomini che ama.


Voto copertina:


The paper swan parla di un rapimento, parla di vendetta, parla di una storia d’amore lunga decenni, che sorpassa il tempo e gli ostacoli più impensabili, parla di amore per un uomo, parla di amore per una donna, ma parla anche di amore per la famiglia.
Quando Skye Sedgewick viene rapita, di ritorno da un appuntamento col suo quasi fidanzato, non ha idea di chi si celi dietro la maschera del suo rapitore, né del movente che l’ha spinto a un gesto tanto crudele. Tutto ciò a cui Skye può aggrapparsi durante il suo imprigionamento sono i ricordi d’infanzia: dei baci di suo padre, della dolce governante MaMaLu, che le cantava le canzoni e, soprattutto, del figlio di lei, Esteban, il ragazzino con cui è cresciuta, che non vede da anni, ma che resta nel suo cuore per l’amicizia e il coraggio che le ha donato.
Il lettore viene a conoscenza insieme a Skye dell’identità del rapitore, per il movente bisogna aspettare ancora un po’ ma, per qualcuno che legge, che legge tanto, gli indizi sono perfettamente rintracciabili nel testo.
Il rapimento e la prigionia, tuttavia, sono solo l’inizio del libro; il resto delle pagine si occupa del movente, del passato del rapitore e delle conseguenze del rapimento sia sul rapitore che su Skye.


Ma veniamo alla recensione vera e propria. Questo libro mi ha incuriosita subito, un po’ per la breve, ma intrigante trama, un po’ per la copertina meravigliosa (voglio dire, l’avete vista? È la bellezza!). In realtà la storia poi mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca.
Il libro parte benissimo, ho divorato tutta la prima parte; innanzitutto, il lettore viene catapultato all’interno della storia, quando il rapimento è già avvenuto ma la prigionia della protagonista è solo all’inizio, e tutta la parte in cui lei ancora non conosce l’identità del suo sequestratore è favolosa: dura, cruda, senza peli sulla lingua, cattiva, insomma la scrittrice non risparmia nulla ai suoi lettori e il sequestratore è inizialmente descritto come un essere privo di alcuna pietà. Roba forte, ma geniale.
L’altra parte molto bella del libro, a mio parere, è proprio tutta la storia di background del sequestratore, anche questa assolutamente cruda e brutale, ci porta in una piccola cittadina del Messico gestita da due cartelli della droga in lotta tra loro. La trasformazione del bandito, da ragazzo a macchina di vendetta, passa attraverso tutta una serie di eventi, sfortunati, che rendono abbastanza credibile il suo cambiamento, che lasciano con il fiato sospeso e una tristezza infinita nel cuore.
Perché allora solo gli ho dato 6/10?
Semplice. Come qualcuno di voi potrà aver immaginato a un certo punto salta fuori quella maledetta Sindrome di Stoccolma. Io di sicuro avrei dovuto prevederlo, ho sperato fino all’ultimo che non ci fosse, che le cose sarebbero cambiate. Non è successo.
Per chi non lo sapesse, la Sindrome di Stoccolma, come wikipedia insegna, è lo stato in cui un soggetto vittima di violenza (verbale, fisica o psicologica) prova sentimenti positivi (amore incluso) verso l’aggressore. In parole spicce, lei si innamora del suo rapitore, ricambiata.
E avrei potuto quasi accettare questa cosa e passarci su se questo non rendesse lui improvvisamente un personaggio completamente diverso da quello descritto fino a poco prima e lei non decidesse immediatamente di perdonarlo per tutto ciò che le ha fatto.
Perché lui a un certo punto, preso da un momento di rabbia, durante il rapimento, decide di punirla tagliandole un pezzo di dito. Poi però si innamorano, lei scopre la sua vera identità, il suo movente, e lo perdona. Lui le ha falciato mezzo dito e lei lo perdona. Lui le ha falciato mezzo dito ma trenta pagine dopo la ama.
Spero che questo basti a giustificare il mio voto perché, purtroppo, per quanto tutta la prima parte mi sia piaciuta davvero, davvero tanto, un cambiamento così drastico del personaggio maschile e un comportamento un po’ troppo assurdo, per i miei gusti, della protagonista fanno perdere punti a quello che, se trattato diversamente, avrebbe potuto essere un gran romanzo.
Sono presenti scene di sesso, che però ho trovato piuttosto piatte, insomma senza infamia e senza lode.
Per finire, non un libro per cui spenderei i soldi in un cartaceo ma, per fortuna, gli ebook costano poco; peccato per la copertina, di cui mi sono follemente innamorata.

E anche oggi la recensione giunge a termine.
Se vi ha incuriosito e affascinato, lasciate il vostro segno con il +1 e veniteci a trovare sui social.
Noi ci sentiamo presto. 

Federica 

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