Ciao
amiche!
Oggi
vi parlo di un libro un po’… così. La trama mi ha attirato molto eppure mentre
leggevo facevo le facce più strane. Verso la metà ha iniziato a piacermi di
più, anche se i dubbi continuavano a persistere. Per saperne di più non vi
resta che leggere la mia recensione di:
- Titolo: Prendimi
per mano
- Autore: Sarina
Bowen
- Casa Editrice:
DeAgostini
- Pagine: 231
- Da leggere sì o no? È un libro da prendere con le pinze. Se le avete, leggetelo pure!
- Voto: 6 e mezzo
Voto copertina:
Andando contro il parere
dei suoi genitori, i Corey è andata all’università. Niente di strano, ha finito
il liceo ed è normale proseguire il percorso di studi andando all’università…
Corey è come tutte le altre matricole, però vede il mondo da un’altra
prospettiva: dal basso. Non ha nessun problema d’altezza, è semplicemente
seduta su una sedia a rotelle. Le viene assegnata una camera in un edificio
senza barriere architettoniche e il suo dirimpettaio è un ragazzo con una
vistosa ingessatura alla gamba, Hartley.
È amore a prima vista,
almeno per Corey.
I due stringono subito
amicizia e passano le giornate ad aiutarsi l’un l’altra, a parlare delle cose
veramente importanti e a giocare ad hockey sulla Play. Per la ragazza, Hartley
rappresenta quella che una volta normalità e quando si mettono insieme tutto
diventa ancora più perfetto. Insieme riescono a superare ogni ostacolo, sia
fisico e psicologico.
Un romanzo di
sensibilizzazione che saprà farvi riflettere sorridendo, perché il vero
ostacolo non è rappresentato dal nostro corpo acciaccato, ma dalle nostre
paure.
Siamo tutti fragili.
La serie The Ivy Years si compone in questo
modo:
1: Prendimi per mano
2: The year we hid away (pubblicato solo negli USA)
3: The
Understatement of the Year (pubblicato solo negli USA)
4: The Shameless
Hour (pubblicato solo negli USA)
5: The Fifteenth Minute (sarà pubblicato il 13
ottobre 2015 negli USA)
Prima di scrivere questa
recensione ho fatto un respiro molto profondo. Come ho detto prima, è un libro
da prendere con le pinze, un libro con lati positivi e negativi e, se starete
con me, li scopriremo tutti.
In sei mesi Corey ha
perso tutto, e non sto parlando solo dell’uso delle gambe. Ha perso
l’indipendenza, l’hockey, le sue amiche, i suoi sogni, un po’ di orgoglio e la
dignità. Eppure non si lasia abbattere e cerca in qualsiasi modi di essere
quella di una volta… purtroppo con scarsi risultati, non perché non si impegna,
semplicemente perché si trova in una situazione che non può scomparire così, da
un momento all’altro.
L’inizio è stato
tragico: la madre parlava di cateteri, la figlia di tutori e sedie a rotelle…
sembrava di essere capitati alla fiera del dramma.
Ho seriamente desiderato
una pistola con cui spararmi, soprattutto quando anche Hartley è entrato in
scena e COrey si è immediatamente innamorata di lui.
SBAM! Cupido ha fatto
centro. Ora rotola verso il tuo letto king size e piangi tutte le tue lacrime
perché il nostro bel ragazzo è occupato. A nulla più la fatina della speranza
(non ricorda anche a voi una certa dea interiore? Fanno di certe capriole degne
di una medaglia d’oro olimpica), Stacia esiste, in tutta la sua gloria e
ciocche bionde. Però deve partire per un semestre all’estero, destinazione
Parigi. Ma che peccato! Quindi Hartley non ha niente di meglio da fare che
passare ogni minuto disponibile della sua vita con Corey perché “tra disabili”
ci si deve aiutare. È una bella amicizia, non c’è da dire, lui si occupa
veramente del benessere e del piacere della ragazza (in tutti i sensi grazie al
vibratore Mr Digby. Terra, apriti e inghiottimi ORA).
Un altro punto che mi ha
destabilizzato è rappresentato dai nomi. Capitemi, di libri ne ho letti tanti e
Hartely mi sembrava un nome normale… poi ho scoperto che si chiama Adam.
Ma il colmo è stato
durante la loro prima vera volta insieme: il ragazzo se ne esce con un “Ti amo,
Corinne!... Chi cavolo è Corinne? Un personaggio passato inosservato? Come ha
fatto ad arrivare fino a questo punto senza che mi accorgessi di qualcosa? No,
in realtà è il vero nome di Corey che il nostro bell’azzoppato chiama sempre
per cognome (Callahan).
Povera Robi che non
capisce più nulla.
No dai, una cosa sì. Da
metà il libro è improvvisamente migliorato. Soprattutto perché la nostra eroina
ha deciso di reagire. Pianta Hartley perché non riesce a sopportare di vederlo
con Stacia e sapere che non prova nulla per lei e si accorge che non è salutare
passare tutto il giorno davanti alla play a giocare a hockey.
Si iscrive alla squadra
di pallanuoto con salvagente e riscopre le meraviglie di essere parte di una
squadra; anzi… riscopre le meraviglie di essere se stessa, di andare alle
feste, fare sport, uscire per un caffè e andare al ballo.
Logicamente è un libro
che sensibilizza la presenza di ragazzi e ragaze che non riescono a camminare e
che, eppure, si godono appieno la vita.
Il finale è scontato e
intuibile, ma l’autrice vuole renderci partecipi del percorso dei protagonisti,
degli ostacoli che devono superare ogni giorno (sia quelli architettonici che
gli altri).
Indubbiamente è scritto
bene, ma… credo venga idealizzato in alcuni passaggi. Non ho esperienza di
infortuni di questo genere, ma credo che la depressione sia presente in ogni
modo e forma. Corey è da ammirare perché trova il buono in ogni situazione e
non lascia mai che la tristezza la assalga. In alcuni passaggi sembra troppo
finta, come se si trattasse di una pubblicità progresso.
Credo che sia un libro
da prendere con le pinze, non scordandosi che la vita è molto poggio di come
viene descritta nei libri. Nonostante questo credo bisogni prendere spunto da
Corey e dalla sua forza, senza dimenticare che va bene avere delle giornate no.
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piaciuta, lasciate un +1!
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Un abbraccio e... buona
lettura!
Robi
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