sabato 26 settembre 2015

Recensione: Prendimi per mano


Ciao amiche!
Oggi vi parlo di un libro un po’… così. La trama mi ha attirato molto eppure mentre leggevo facevo le facce più strane. Verso la metà ha iniziato a piacermi di più, anche se i dubbi continuavano a persistere. Per saperne di più non vi resta che leggere la mia recensione di:

  • Titolo: Prendimi per mano
  • Autore: Sarina Bowen
  • Casa Editrice: DeAgostini
  • Pagine: 231
  • Da leggere sì o no? È un libro da prendere con le pinze. Se le avete, leggetelo pure!


  • Voto: 6 e mezzo

Voto copertina:


Andando contro il parere dei suoi genitori, i Corey è andata all’università. Niente di strano, ha finito il liceo ed è normale proseguire il percorso di studi andando all’università… Corey è come tutte le altre matricole, però vede il mondo da un’altra prospettiva: dal basso. Non ha nessun problema d’altezza, è semplicemente seduta su una sedia a rotelle. Le viene assegnata una camera in un edificio senza barriere architettoniche e il suo dirimpettaio è un ragazzo con una vistosa ingessatura alla gamba, Hartley.
È amore a prima vista, almeno per Corey.
I due stringono subito amicizia e passano le giornate ad aiutarsi l’un l’altra, a parlare delle cose veramente importanti e a giocare ad hockey sulla Play. Per la ragazza, Hartley rappresenta quella che una volta normalità e quando si mettono insieme tutto diventa ancora più perfetto. Insieme riescono a superare ogni ostacolo, sia fisico e psicologico.
Un romanzo di sensibilizzazione che saprà farvi riflettere sorridendo, perché il vero ostacolo non è rappresentato dal nostro corpo acciaccato, ma dalle nostre paure.

Siamo tutti fragili.

La serie The Ivy Years si compone in questo modo:

1: Prendimi per mano
2: The year we hid away (pubblicato solo negli USA)
3: The Understatement of the Year (pubblicato solo negli USA)
4: The Shameless Hour (pubblicato solo negli USA)
5: The Fifteenth Minute (sarà pubblicato il 13 ottobre 2015 negli USA)


Prima di scrivere questa recensione ho fatto un respiro molto profondo. Come ho detto prima, è un libro da prendere con le pinze, un libro con lati positivi e negativi e, se starete con me, li scopriremo tutti.
In sei mesi Corey ha perso tutto, e non sto parlando solo dell’uso delle gambe. Ha perso l’indipendenza, l’hockey, le sue amiche, i suoi sogni, un po’ di orgoglio e la dignità. Eppure non si lasia abbattere e cerca in qualsiasi modi di essere quella di una volta… purtroppo con scarsi risultati, non perché non si impegna, semplicemente perché si trova in una situazione che non può scomparire così, da un momento all’altro.
L’inizio è stato tragico: la madre parlava di cateteri, la figlia di tutori e sedie a rotelle… sembrava di essere capitati alla fiera del dramma.
Ho seriamente desiderato una pistola con cui spararmi, soprattutto quando anche Hartley è entrato in scena e COrey si è immediatamente innamorata di lui.
SBAM! Cupido ha fatto centro. Ora rotola verso il tuo letto king size e piangi tutte le tue lacrime perché il nostro bel ragazzo è occupato. A nulla più la fatina della speranza (non ricorda anche a voi una certa dea interiore? Fanno di certe capriole degne di una medaglia d’oro olimpica), Stacia esiste, in tutta la sua gloria e ciocche bionde. Però deve partire per un semestre all’estero, destinazione Parigi. Ma che peccato! Quindi Hartley non ha niente di meglio da fare che passare ogni minuto disponibile della sua vita con Corey perché “tra disabili” ci si deve aiutare. È una bella amicizia, non c’è da dire, lui si occupa veramente del benessere e del piacere della ragazza (in tutti i sensi grazie al vibratore Mr Digby. Terra, apriti e inghiottimi ORA).


Un altro punto che mi ha destabilizzato è rappresentato dai nomi. Capitemi, di libri ne ho letti tanti e Hartely mi sembrava un nome normale… poi ho scoperto che si chiama Adam.
Ma il colmo è stato durante la loro prima vera volta insieme: il ragazzo se ne esce con un “Ti amo, Corinne!... Chi cavolo è Corinne? Un personaggio passato inosservato? Come ha fatto ad arrivare fino a questo punto senza che mi accorgessi di qualcosa? No, in realtà è il vero nome di Corey che il nostro bell’azzoppato chiama sempre per cognome (Callahan).
Povera Robi che non capisce più nulla.
No dai, una cosa sì. Da metà il libro è improvvisamente migliorato. Soprattutto perché la nostra eroina ha deciso di reagire. Pianta Hartley perché non riesce a sopportare di vederlo con Stacia e sapere che non prova nulla per lei e si accorge che non è salutare passare tutto il giorno davanti alla play a giocare a hockey.
Si iscrive alla squadra di pallanuoto con salvagente e riscopre le meraviglie di essere parte di una squadra; anzi… riscopre le meraviglie di essere se stessa, di andare alle feste, fare sport, uscire per un caffè e andare al ballo.
Logicamente è un libro che sensibilizza la presenza di ragazzi e ragaze che non riescono a camminare e che, eppure, si godono appieno la vita.


Il finale è scontato e intuibile, ma l’autrice vuole renderci partecipi del percorso dei protagonisti, degli ostacoli che devono superare ogni giorno (sia quelli architettonici che gli altri).
Indubbiamente è scritto bene, ma… credo venga idealizzato in alcuni passaggi. Non ho esperienza di infortuni di questo genere, ma credo che la depressione sia presente in ogni modo e forma. Corey è da ammirare perché trova il buono in ogni situazione e non lascia mai che la tristezza la assalga. In alcuni passaggi sembra troppo finta, come se si trattasse di una pubblicità progresso.
Credo che sia un libro da prendere con le pinze, non scordandosi che la vita è molto poggio di come viene descritta nei libri. Nonostante questo credo bisogni prendere spunto da Corey e dalla sua forza, senza dimenticare che va bene avere delle giornate no.

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Un abbraccio e... buona lettura!

Robi

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