giovedì 17 settembre 2015

Recensione: La sirenetta


Bentornati lettori!
Oggi il blog vi parla di una storia intramontabile, che ha riempito il cuore di tutti. Chi non la conosce? 
La sirenetta di Andersen è un classico senza tempo di cui esistono davvero tantissime versioni, la più conosciuta? Quella del cartone animato della Walt Disney che tutti conosciamo e abbiamo sicuramente visto da bambini. Ma la versione della Disney corrisponderà davvero alla storia scritta dall’autore? Beh non proprio.

Voto copertina:



Nella versione di Andersen del 1837, la Sirenetta vive in fondo al mare insieme alla nonna, al papà e alle sorelle maggiori. A ogni sirena viene concesso di salire in superficie per la prima volta al compimento dei quindici anni, la Sirenetta, descritta come una fanciulla molto diversa dalle sue sorelle, ascolta incantata per anni i racconti di queste che, una dopo l’altra, sono salite in superficie.
Il giorno del suo quindicesimo compleanno, alla Sirenetta è finalmente concesso di arrivare fin su, nel punto in cui il mare e il cielo si toccano, per poter finalmente vedere con i proprio occhi cosa si cela sopra i fondali a cui è tanto abituata. Durante la sua visita in superficie, la giovane sirena assiste al naufragio di una barca e salva uno dei giovani che vi era a bordo: il principe. Subito dopo è costretta a lasciarlo ancora incosciente sulla spiaggia a causa dell’arrivo di un’altra giovane donna ma quando il ragazzo si sveglia è convinto che a salvarlo sia stata la ragazza umana.
La Sirenetta ritorna tristemente ai fondali e al regno di suo padre, tuttavia non riesce a togliersi dalla mente il mondo degli umani e il ragazzo di cui ormai è innamorata. Decide così di rivolgersi alla Strega del mare, questa le propone uno scambio: le darà un paio di gambe ma come pagamento vuole in cambio la bellissima voce della sirena. La fanciulla accetta, consapevole però che se lui dovesse sposare un’altra, la mattina successiva lei verrebbe trasformata in spuma di mare.
La Sirenetta raggiunge la terraferma ma una volta lì scopre che il principe è innamorato dell’altra fanciulla e sta per sposarla. Come predetto dalla strega, la Sirenetta è condannata a trasformarsi in spuma, a meno che non decida di uccidere il principe con un pugnale che le sue sorelle hanno ottenuto dalla Strega del mare in cambio dei loro capelli. La Sirenetta, tuttavia, ama il principe e decide quindi di sacrificare la sua vita invece che quella del giovane. Il suo sacrificio viene ricompensato: invece di diventare spuma, la Sirenetta si ritrova tra le Figlie dell’aria. Volando con loro per trecento anni la Sirenetta potrà poi ottenere il permesso per andare in paradiso. Inoltre per ogni bambino buono che le Figlie dell’aria trovano ad esse verrà scontato un anno, mentre per ogni bambino cattivo trovato piangeranno ed ogni lacrima sarà un giorno che si aggiungerà al tempo che resta loro prima di andare in paradiso.


Una storia con un finale molto diverso da quello del cartone Disney ma che di certo non manca di fascino e bellezza. Io preferisco sicuramente la versione dolceamara dello scrittore, che manda un messaggio anche molto diverso.
L’uso di ironia e parodia da parte di Andersen durante tutto il corso della storia rende perfettamente chiaro come l’autore non abbia nessuna intenzione di raccontare una storia per bambini in cui l’amore vince sempre. Tutt’altro, Andersen è uno scrittore solito a raccontare la realtà e nella realtà spesso il lieto fine è assente.
Il ruolo della Strega del mare poi, è completamente diverso. Nella versione di Andersen, infatti, la Strega si limita a dare alla Sirenetta quello che lei chiede, in cambio di un pagamento per il suo lavoro, ma non interferisce affatto per contrastare la protagonista, anzi la mette in guardia contro ciò che le potrebbe succedere.
Nella versione originale, possiamo anche leggere tra le righe un messaggio religioso totalmente assente nel film Disney. Quello che la Sirenetta vuole non è solo l’amore del principe ma anche un’anima che le consenta una vita dopo la morte, un chiaro riferimento alla religione Cristiana, quindi.
Molto apprezzabile è il fatto che il principe sia completamente innamorato della fanciulla umana e che la bellezza della Sirenetta, che Andersen descrive molto bene al principio della storia, non possa nulla a confronto con il fatto che l’altra ragazza, invece, è in grado di parlare ed esprimersi. Insomma, l’aspetto interiore che vince completamente contro l’aspetto esteriore.
Bello anche il tema della (non) appartenenza. La Sirenetta non si sente a suo agio nel regno di suo padre, attratta dalla vita umana e dal sole, è considerata strana e diversa dalle sorelle, così decide di rinunciare a una parte di se stessa pur di andare a vivere nel mondo umano che tanto agogna. Avendo però rinunciato ad essere completamente se stessa nemmeno sulla terraferma riuscirà a sentirsi davvero a casa, con i piedi al posto della coda e la voce mancante.
Molto commuovente, infine, il sacrificio della Sirenetta che decide di rinunciare alla sua vita per salvare quella dell’uomo che ama.

Una lettura molto breve e scorrevole che io consiglio tantissimo agli appassionati di fiabe e ai fan della Sirenetta, che di certo non possono farsi mancare la sua vera storia.

Fede

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