domenica 12 luglio 2015

Anteprima: Oltre noi l'infinito


Salve gente e bentornati nella rubrica della domenica che prevede delle anteprime su quei libri stranieri che stanno per approdare in Italia.
Una nostra preziosissima collaboratrice, a turno, vi tradurrà delle pagine di questi libri solo per voi, per farvi conoscere qualcosa del libro che starete per comprare.
Oggi tocca a "Oltre noi l'infinito" (la recensione la trovate QUI) e speriamo che questo libro vi possa piacere proprio come è piaciuto a noi.


-Ayden-

Jet Keller era un insieme di tentazioni di ogni genere, avvolte in pantaloni troppo stretti e con troppi demoni personali nascosti dietro a quegli occhi oro. Era la fantasia rock-and-roll di ogni ragazza, con un carattere troppo pungente che rendeva difficile il dover a che fare con lui. E ragazzi, ragazzi giuro, io volevo aver a che fare con lui in ogni modo possibile.
Il guaio era che teoricamente avrei dovuto fare delle scelte migliori e camminare lungo un sentiero luminoso senza sbandare. Lungo il percorso non avrebbero dovuto esserci fermate per il genere di cose che mi ispirava Jet e nessuna deviazione per l’autocombustione che colpiva chi lo guardata.
Sfortunatamente, o fortunatamente dipende dai punti di vista, era una lotta due contro uno, il cervello da una parte e il corpo e il cuore che prevalevano sul mio buon senso

-Jet-

Ayden Cross era un puzzle al quale si aggiungevano cinque pezzi difficili da incastrare quando credevo di averlo finito, finito. Per molto tempo pensavo fosse una bellezza del Sud, completa di gambe chilometriche e stivale da cowboy, ma poi, all’improvviso, faceva qualcosa che mi faceva strabuzzare gli occhi.
Avevo la sensazione di non conoscere per niente la vera Ayden. Avrei trascorso volentieri del tempo per svelare ogni suo lato nascosto. Ma sapevo per esperienza diretta cosa accadeva a due opposti cercavano di far funzionare la loro relazione. Non faceva per me, anche se lei riusciva a trattare con le mie parti più affilate e intrattabili come non aveva mai fatto nessuno.

Tutto iniziò così…

-Ayden-

Era totalmente contro tutto ciò che avrei dovuto fare nella mia nuova vita – chiedere a un ragazzo carino che suonava in una band di portarmi a casa. C’erano regole. C’erano standard. C’erano semplicmente delle cose che ora facevo per avitare di tornare a essere la me stessa di una volta – e gironazolare attorno a Jet Keller era in cima alla lista.
In lui c’era qualcosa, guardarlo cantare e intrattenere il pubblico mentre era sul palco trasformava il mio cervello sensibile in gelatina.
Sapevo che non c’era bisogno di chiedere alla mia migliore amica cosa ci fosse di sbagliato in me. Lei amava i ragazzi coperti da inchiostro da capo a piedi e che avevano dei pircing in posti che il Signore aveva creato per altri scopi. Lei avrebbe detto che si trattava dell’aurea di qualcuno di così diverso, che ovviamente non era per nulla il mio tipo, ma sapevo che non era vero.
Era magnetico.
Ogni persona nel bar aveva gli occhi su di lui e non riusciva a distogliere lo sguardo. Stava facendo provare al pubblico – provare sul serio – i sentimenti che stava cantando ed era fantastico.
Odiavo la musica heavy metal. Per me sembrava che stessero urlano e gridando per coprire il suono degli strumenti, già altissimo. Ma lo show, l’intensità e l’inequivocabile vibrazione del potere delle sue corde vocali – era qualcosa che mi avrebbe fatto andare con Shaw proprio sotto il palco. Non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Certo, era bello. Tutti i ragazzi della compagnia del ragazzo di Shaw lo erano. Non ero immune a un bel visino e a un bel corpo, infatti ero arrivata a un punto in cui quelle cose non erano che debolezze che mi provocavano più guai di quelli che volevo. Ora puntavo a ragazzi che mi attraevano da un punto di vista intellettuale.
Tuttavia, troppi shottini di Patron e quella cosa che emanava quel pazzo fenomeno sul palco mi avevano fatto dimenticare i miei nuovi standard per gli uomini, migliori rispetto al passato.
Dai suoi capelli sembrava che si fosse appena scrollato di dosso qualsiasi ragazza avesse provato a scompigliarli. A un punto durante il concerto si era tolto la canotta per rivelare un torso scolpito e magro, coperto dalla base della gola a qualche parte sotto la cintura da un tatuaggio gigante di un angelo della morte, bianco e nero.
Indossava il paio di jeans neri più stretti che avevo mai visto addosso a un ragazzo, decorate con molte catene appese dalla sua cintura alla tasca posteriore e lasciavano poco all’immaginazione.
Questo potrebbe essere il motivo perchè io e Shaw non eravamo le uniche ragazze sotto al palco. Certo, Jet era una faccia nota. Veniva al bar dove lavoravo abbastanza regolarmente e conoscevo quegli occhi, ora chiusi mentre così bassa da far avere un orgasmo alla ragazza alla mia sinistra. Erano scuri, profondi, velati da una vena di umorismo. Sapevo che aveva una fila di spasimanti. Jet era l’affascinante del gruppo e non gli importava di usare il suo fascino che, insieme al suo sorrisetto, lo aiutava ad avere ciò che voleva.
Sentì una mano calda sulla mia spalla e mi voltai per vedere il ragazzo di Shaw, Rule. Torreggiava sul resto del pubblico e, dalla bocca arricciata, sapevo che era pronto per andarsene. Shaw non attese nemmeno una proposta da parte sua, e si girò verso di me con gli occhi pieni di sensi di colpa.
“Vado con lui. Sei pronta?”
Shaw e io avevamo una regola: non abbandonare mai nessuno, ma era presto per andarsene. Dovevamo urlare sopra le chitarre e direttamente nell’orecchio per sovrastare le casse.
“Sto qui ancora un po’. Poi vedo se uno degli amici di Rule mi può dare un passaggio”.
Vidi il suo sguardo pieno di domande, ma Shaw aveva il suo dramma romantico a cui badare e sapevo che non mi avrebbe contraddetto. Mise la sua mano sul braccio di Rule e mi fece un sorrisetto significativo.
“Chiamami se hai bisogno di me”
“Sai che lo farò”
Non ero il genere di ragazza che aveva bisogno di un accompagnare o di un’accompagnatice. Ero un lupo solitario e mi ero presa cura di me stessa per così tanto tempo che era diventata una seconda natura.Sapevo che a Shaw non sarebbe pesato venire a prendermi se nessuno mi avrebbe dato un passaggio o se il taxi impiegava troppo tempo ad arrivare e sapere tutto questo, per me, era abbastanza.
Guardai il resto dello spettacolo rapita e sono abbastanza sicura che, quando Jet gettò il microfono a terra dopo l’ultima canzone, mi fece l’occhiolino, prima prima di farsi un sorso di Jameson. Fu quel gesto a convincermi, nonostante il buon senso continuasse a dirmi tutto quello che non dovevo fare.
Era da tanto che non mi comportavo in modo sconsiderato e Jet era la guida perfetta per fare un salto in quel mondo.
Scomparve dal palco con il resto dei ragazzi della band e mi diressi verso il bar dove si erano appostati tutti prima che iniziasse il concerto. Apparentemente il coinquilino di Rule, Nash, era stato portato a casa dai piccioncini, non ce l’avrebbe fatta a uscire dal bar con le sue gambe. Rowdy, il migliore amico di Jet, era impegnato a succhiare la faccia con una ragazza a caso che aveva dato ochiattacce a me e Shaw per tutta la sera. Puoi fare di meglio, gli comunicai con lo sguardo quando riemerse in cerca d’aria, poi trovai uno sgabello vuoto vicino al bancone. Il caratteristica dei bar heavy metal è che trovi ragazzi metallari in ogni angolo: trascorsi l’ora successiva a difendermi da proposte e rifiutare drink gratuiti da ragazzi che sembravano non aver visto una doccia o un rasoio da secoli. Stavo iniziando a incazzarmi quando una mano famigliare con troppi anelli pesanti d’argento si posò sul mio ginocchio. Mi girai per guardare degli occhi scuri sorridenti, Jet mi ordinò un’altro Petron ma per sé prese dell’acqua.
“Sei stata bidonata, non è vero? Come si guardano quei due… mi sono sorpreso siano arrivati a metà concerto!”
Feci tintinnare il vetro sottile del mio shottino contro il suo bicchiere e gli feci un sorriso che in passato avevo sempre usato per ottenere ciò che volevo. “Credo Nash abbia avuto uno scontro con la tequila e abbia vinto la tequila”
Rise e si girò per parlare a due ragazzi che volevano fargli i complimenti per lo spettacolo. Quando si girò verso di me sembrava un po’ imbarazzato.
“Peso sempre che sia così strano”.
Alzai un sopraciglio scuro e mi sporsi in avanti, più vicino a lui mentre con lo sguardo prendevo nota della posizione della rossa in abiti troppo succinti. “Perché? Ragazzi, siete grandi e ovviamente piacete al pubblico”.  Spinse la testa all’indietro e rise e io notai per la prima volta che aveva una pallina di metallo al centro della lingua.
“Al pubblico ma non a te?”
Feci una smorfia e alzai le spalle. “Vengo dal Kentucky”. Penso che questo sarebbe stato sufficiente a spiegare tutto.
“Rule mi ha mandato un messaggio dicendo che ti serve un passaggio. Devo allontanare Rowdy dalla tipa e aiutare i ragazzi a caricare il forgone, ma se resisti per, diciamo, trenta minuti, poi posso darti un passaggio!”
Non volevo sembrare troppo entusiasta. Non volevo fargli sapere quanto volessi farmi dare un passaggio… di un altro tipo, così alzai le spalle ancora una volta.
“Certo. Mi farebbe piacere”.
Mi strinse il ginocchio e dovetti sopprimere il brivido che mi attraversò da capo a piedi.
Decisamente c’era qualcosa in corso se anche un semplice tocco come quello poteva farmi fremere.

Tornai al bancone, ordinai un bicchiere d’acqua e cercai di chiudere il conto. Fui sorpresa quando il barista mi disse che era già stato chiuso e un po’ incazzata perché non sapevo chi ringraziare.

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