venerdì 30 gennaio 2015

Recensione: La teoria del colore rosso


Il nostro consueto appuntamento con #autoriemergenti ha inizio anche oggi.
Oggi tornerò a parlarvi di una storia che è nata sul sito di EFP e che personalmente considero ben sviluppata e perfettamente inserita nel contesto delle storie originali.
Vi parlo di…

Raramente potevo concedermi il lusso di rimanere più del dovuto nel letto insieme con lui, raramente accadeva di svegliarmi e di trovarlo ancora addormentato, raramente avevo l’opportunità di osservarlo in quel modo e studiare tutti quei piccoli particolari che, dopo quasi nove mesi, avrei dovuto conoscere a memoria ma che, invece, mi piaceva scoprire in situazioni come quella.


"La teoria del colore rosso" vede come protagonista Virginia Borretti, ragazza con una grandissima dote per la meccanica e con due lauree scintillanti pronte per essere sfruttate. Scappa dal suo luogo nativo e inizia a muovere i primi passi nella progettazione di auto da corsa in Germania con la Black Panter. Qui ha la possibilità non solo di lavorare affianco di un grande ingegnere come Mark Thomer ma riesce a stringere un’amicizia, con un ragazzo, forte e sincera che l’aiuterà nel suo percorso.


Ma quello che avverte dentro di se, è la voglia di tornare a casa e di allontanarsi da quel posto che tempo prima, considerava casa.
Così partecipa ad uno stage in Italia per la Grimaldi Spa e da qui nasce tutto il suo nuovo mondo.
Conosce Fernando Herrera, che inizialmente metterà a dura prova la sua pazienza e la sua caparbietà.
Il ragazzo, noto automobilista delle rosse e scintillanti auto targate “Grimaldi” è conosciuto anche per la sua capacità, quasi dote di natura, per essere un facile accalappiatore di donne.
Con non molti dissapori, i due si renderanno conto che i loro destini sono destinati ad incrociarsi, e che ci sarà un filo conduttore che li terrà uniti.
Ma non poche saranno le difficoltà, primo tra tutti il migliore amico di Virginia, pilota affermato della Black Panter, casa automobilistica che aveva lasciato alle spalle: Christian Kraus; nonché peggior nemico di Fernando sulle piste da corsa.
Christian, nasconde quei sentimenti verso la sua migliore amica che ben presto scombussoleranno tutto il loro mondo. Non solo quello dei due ragazzi, ma anche quello di Fernando che resosi conto del sentimento che prova verso la ragazza di certo non reagirà nei migliore dei modi alle sorprese che gli riserverà il buon e arcigno concorrente Kraus.
Una giostra di sentimenti e avvenimenti, costellata da amici, ingegneri e datori di lavoro.
Chi sarà il più determinato? Chi farà il primo passo per uscire da questo triangolo che metterà a dura prova due migliori amici, un amore e due acerrimi nemici?
La teoria del colore rosso è pronta per essere svelata. 


Tre personaggi completamente diversi, una storia avvincente e sorprendente.
È questo che caratterizza “La teoria del colore rosso”.
Non avevo mai letto prima d’ora una storia nata in un contesto così originale. E dopo tutto, chi mai avrebbe pensato che una bella ragazza come Virginia potesse essere un meccanico affermato?
D’altronde non dovremmo farci prendere dai pregiudizi, no? Eppure qualche volta lo facciamo.
Il bello di questa storia è che non è mai quello che ti aspetteresti.
Paradossalmente è un triangolo ben fatto. A momenti non sapresti nemmeno chi scegliere tra il tenebroso Christian e il simpatico e inaffondabile Fernando.
È una battaglia a pari merito la loro, a mio avviso, ma poi ci sarà quel momento in cui capirete tutto. Capirete per chi battervi e per chi tifare. Vi schiererete da un lato del triangolo.
Ho amato della storia la sensazione di essere con loro tra quelle parole, mi è piaciuto il modo di descrivere le scene e tutti i particolari che risultano mai noiosi e banali.
Mi è piaciuta la determinazione di Virginia nel separare amore e amicizia, cosa che alle volte è divisa solo da un filo sottile e ci si sbaglia. Un filo quasi invisibile.
Ma perché no, questo filo è proprio come la teoria: rosso.

Per saperne di più, ho voluto porre una piccola intervista all’autrice che davvero gentilmente mi ha risposto molto volentieri.
Per conoscere anche voi di più Vibral24 e fare un salto tra le pieghe inesplorate della storia, continuate a leggere e appassionatevi anche voi alla “Teoria del colore rosso”.


1-                  Iniziamo dal principio, come ti è venuta l’ispirazione per questa storia?

E’ un po’ la domanda che mi hanno sempre posto tutti e cui ho dato, spesso, una risposta differente ad ogni occasione. Diciamo che sono sempre stata un’appassionata di sport, partendo dal calcio che in Italia è fin troppo popolare, al tennis, passando per dieci anni di nuoto agonistico e arrivando fin qui, alle corse. Probabilmente questa passione è nata sei o sette anni fa, facciamo anche otto, quando a mio fratello è stata regalata una moto 125. Da lì è stata tutta una discesa, perché ho cominciato a seguire sia il campionato di Formula 1 sia la MotoGP.
In particolare, essendo italiana, mi sono cimentata a tifare unicamente Ferrari e il primo vero pilota che mi ha infatuato con i suoi modi e il suo essere bravo è stato Fernando Alonso. Ho pensato: come potrebbe mai essere la sua vita? O comunque, quella di un qualsiasi pilota?
E perché, soprattutto, le uniche donne che raramente si vedono all’interno dei box sono o fidanzate, o giornaliste, o impiegate che lavorano dietro le quinte?
Così è nata l’idea di Virginia, di una ragazza giovane, umile, determinata che riesce ad arrivare ai piani alti di un’azienda d’importanza internazionale solo per la sua bravura e per la passione che ci mette nel suo lavoro. Poi ho dovuto assemblare una vera e propria vita intorno a questo personaggio e ho dovuto studiare nei minimi particolari la trama, l’ambientazione, e i suoi compagni di viaggio.
Sinceramente penso di aver cominciato a scrivere con superficialità, ma già dopo pochi capitoli ho trovato nelle mie idee qualcosa su cui fare affidamento, qualcosa di reale.

2-                  Hai una passione anche tu, come tutti i personaggi della storia, per le auto da corsa?

Assolutamente. E ammetto che prima di cominciare questa storia, ero una delle solite fan che si interessano solo alle gare: dopo mangiato, infatti, mi sedevo sul divano e guardavo per due ore le macchine senza capirci poi molto. Invece, da quando ho dovuto allargare i miei orizzonti per una questione prettamente realistica che coinvolge l’intera storia, mi sono interessata alla meccanica e ho capito che la gara è la parte più “noiosa” di quel mondo. C’è un lavoro incredibile dentro ogni monoposto e doverlo spiegare anche ai lettori, che per la maggior parte delle volte non sanno nulla a riguardo, è stata una vera sfida.

3-                  Se potessi identificarti in qualcuno dei tuoi personaggi a chi diresti di assomigliare?

Penso di essere un misto tra Fernando e Christian. Il primo possiede un grande carisma, ispira la fiducia di tutti e riesce anche a farsi valere come leader, mentre il secondo è più con i piedi per terra, dona tutto se stesso a quello che più gli sta a cuore e fin da subito si mostra una persona semplice. Fernando, ancora, è chiuso nella sua bolla difensiva e come persona si apre agli altri con difficoltà, solo dopo che questi abbiano dimostrato nei suoi confronti un qualsiasi tipo d’interesse mentre Christian è più aperto, riesce ad essere fin da subito simpatico e divertente, ma anche lui ha bisogno dei suoi momenti di solitudine. Vista in quest’ottica, io sono proprio questo tipo di persona.

4-                  Ti chiediamo di fare una classifica dei tre momenti che ti hanno appassionato di più della storia, quali collochi nella top three?

Sinceramente non mi sono mai posta la domanda, quindi mi prendi un po’ in contropiede. Facendo un rapido resoconto, dico che come autore i momenti più importanti sono stati: il primo vero approccio di Fernando con Virginia, quando decide di prendere in mano la situazione e di conoscersi come due ragazzi normali all’infuori dell’azienda; il crollo emotivo di Christian durante la prima gara della stagione, quando comprende finalmente che il suo mondo, seppur in poco tempo, ha subito un profondo cambiamento e che è attaccato da quella che lui considera una delle persone più importanti della sua vita; la morte di un personaggio non sempre presente, ma importantissimo, come Mark. Soprattutto quest’ultimo episodio, che dovrebbe essere in cima a tutto il resto, mi ha lasciato un particolare vuoto dentro perché sapevo che dopo questo fatto, nulla sarebbe stato più lo stesso.

5-                  Credi che Virginia se potesse tornare indietro farebbe le stesse scelte sia in campo lavorativo che in campo sentimentale?

Sì, penso proprio di sì. Quelle scelte l’hanno aiutata a essere non la persona che sarebbe voluta diventare, ma quella che è divenuta, e lei si accetta per quello che è. Comprende i suoi sbagli, ne accetta le conseguenze e pensa solo ad andare avanti.

6-                  Sappiamo che stai lavorando ad un seguito della storia, possiamo sperare in un’amicizia improvvisa e inaspettata tra Christian e Fernando?

Contrariamente a quanto la maggior parte dei lettori pensa, Fernando prova ad istaurare una sorta di amicizia con Christian. Non perché, da un giorno all’altro, il tedesco gli stia simpatico, ma solo per fare felice Virginia: lui stesso spreme la sua fidanzata a chiamare l’amico e a convincerlo a tornare, ma quando se lo ritrova davanti e capisce che i suoi sentimenti sono uguali a quelli di due anni prima, rinchiude il suo buonismo e torna sui suoi passi.
Due persone innamorate della stessa persona non possono essere amici.

7-                  Concludiamo chiedendoti, curiose, quanto questa storia ti ha cambiata e ti ha influenzata?

Credo che le mie esperienze abbiano influito sulla storia, in realtà. Scrivere particolari eventi immaginando che siano capitati a un’altra persona, anche se totalmente immaginaria, ti lascia il tempo e lo spazio per comprendere molte cose. Il solo fatto di scrivere un determinato pezzo dieci o venti volte, ti fa accumulare tanti pensieri su come o perché proprio quelle righe siano importanti. Senza dubbio, e non lo nego, questa storia ha aumentato la mia determinazione e la fiducia in me stessa, perché farla leggere a delle persone totalmente estranee e ricevere tanti pareri positivi mi ha, in un certo senso, scaldato il cuore. Penso che se non avessi avuto il coraggio di mettermi in giorno, non ci sarebbe niente di questo minuscolo mondo immaginario.



Anche oggi la rubrica #autoriemergenti volge al termine.
Ricordate che non sempre i migliori autori sono quelli che riescono a pubblicare dei libri e state pur tranquilli che AnniDiNuvole continuerà a scovare nuovi talenti nella scrittura e a farveli conoscere.
Noi ci leggiamo alla prossima settimana con una nuova storia imperdibile.
Nel frattempo continuate a tenere d’occhio la nostra pagina Facebook e a rimanere sempre aggiornati in tempo reale.

-Ila-



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