martedì 3 luglio 2018

Recensione: Dammi mille baci



Ciao nuvoline,
oggi vi presento un romanzo che mi è piaciuto molto e che mi ha strappato il cuore. Si tratta di un romanzo intenso che saprà stringere il vostro cuore in una morsa e che vi farà anche sorridere e sospirare d’amore. Vi chiederete come sia possibile una cosa del genere?
Beh, leggete la storia di Rune e Poppymin e lasciatevi travolgere dal romanticismo e dall’amore 
  • Titolo: Dammi mille baci 
  • Autore: Tillie Cole
  • Casa Editrice: Always Publishing
  • Pagine: 349
  • Da leggere sì o no? Con dei fazzoletti a portata di mano 
  • Voto: 10 indimenticabile


Voto copertina:

Rune ha soli cinque anni quando incontra Poppy per la prima volta. Si è appena trasferito negli Stati Uniti con la sua famiglia dalla Norvegia e non capisce perché così, tutto d’un tratto, debba cambiare vita. Rune è un bambino scontroso, introverso, a volte perfino cupo. Completamente l’opposto rispetto a quella bambina, la sua nuova vicina di casa, tutta allegra e sorridente con un grande fiocco tra i capelli.
Rune e Poppy fanno subito amicizia e negli anni questo sentimenti si rafforza. Quando la nonna di Poppy muore, quando i bambini hanno otto anni, alla bambina viene affidata un’avventura grandissima: riempire un vasetto con mille ricordi fantastici, con mille baci fantastici.
Mille baci dati alla sua anima gemella, al suo vero amore.
E Rune, che di solito è sempre felice di vedere Poppy alle prese con una avventura, questa volta dà mostra di tutta la sua rabbia. E si oppone fermamente.
La sua Poppymin non bacerà delle labbra che non sono le sue.
Sarà lui a darle quei mille baci.
E così è. Gli anni passano, i baci si accumulano e l’amicizia tra Poppy e Rune si trasforma in un sentimento più profondo: si trasforma in amore. Ma in un amore speciale solo come le cose speciali sanno essere.
Un amore che durerà sempre e per sempre
All’infinito.
Ma un fulmine a ciel sereno si abbatte su Blossom Groove, una notizia a dir poco terribile.
Rune si deve ritrasferire a Oslo con la sua famiglia a causa del lavoro del padre. Si tratterebbe solo di due anni, ma a sedici anni, anche un periodo di tempo così corto sembra durare una vita intera.
E nonostante il ragazzo protesti, nonostante cerchi di far capre al padre che lui non può abbandonare la scuola, gli amici, le sue passioni e soprattutto Poppy così, di punto in bianco, Rune è costretto a tornare in Norvegia. E continuare la relazione con Poppy a distanza, tramite chat e videochiamate.
Ma non è così semplice, soprattutto quando, due mesi dopo, Poppy scompare all’improvviso, non rispondendo più ai suoi messaggi e alle sue chiamate. Rune cade in un baratro di apatia, dove l’unica emozione che permette a se stesso di provare è la rabbia. È incazzato con il mondo: con il padre che l’ha trascinato via dal suo vero amore, con la madre che l’ha permesso, con il fratellino più piccolo che non si rende conto di quello che sta succedendo, con Poppy per averlo abbandonato e con il mondo in generale.
E il Rune che torna in Georgia è completamente diverso da quello che l’ha lasciata.
Ma non si aspetterebbe mai di trovare una Poppy diversa.
Sempre sorridente e con i capelli corti.
Ma soprattutto… malata di cancro.
E con pochi mesi da vivere.




Vi avviso: questo romanzo vi farà piangere come non avete mai pianto in tutta la vostra vita. E credetemi, io amo leggere i romanzi che fanno piangere, ma questo li ha battuti tutti. Ha battuto Nicholas Sparks, ha battuto Brittainy C. Cherry… Quindi preparatevi. Io vi ho avvisate.
Contrariamente alla maggior parte delle ragazze del review party, io ho letto il romanzo molto lentamente, tentando di assaporare ogni momento e imprimermelo nella memoria (perché probabilmente ne passerà di tempo prima di trovare il coraggio per leggerlo un’altra volta). Spero di esserci riuscita anche se le lacrime mi hanno offuscato la vista e in ci sono stati dei passaggi dove ho chiuso il kindle, ho chiuso gli occhi e ho iniziato a pensare. Ho pensato tantissimo a Rune alla forza che ha mostrato nell’assistere Poppy durante i suoi ultimi mesi di vita. Una forza del genere non la si può trovare ovunque, la si può trovare solamente nel proprio cuore, quando si è disposti a fare qualsiasi cosa per la persona che si ama veramente. Rune è tornato in Georgia colmo di rabbia eppure, giorno dopo giorno, questa si è affievolita, sostituita piano piano dall’amore e dalla tranquillità.
Da grande lettrice di romanzi drammatici, questa è una costante, ma con Tillie Cole è stato diverso: ha saputo descrivere perfettamente i sentimenti dei famigliari di un paziente oncologico, soprattutto quando sanno che non hanno più speranze. È straziante e sorprendente allo stesso tempo, ti prende il cuore e l’anima.
Anche se il romanzo è concentrato su Poppy e sulla sua malattia, credo che il vero protagonista del racconto sia Rune. Da un certo punto di vista potremmo perfino definirlo un romanzo di formazione, perché assistiamo davvero alla maturazione del nostro protagonista. Poppy è sempre stata una ragazza matura, forse fin troppo, mentre Rune è un tipico adolescente: attraversa un periodo di ribellione, litiga con i genitori, si ubriaca fino all’incoscienza, fuma… Eppure questo lato si scontra con quello più romantico, quello più sognatore, il Rune di Poppy, che le fotografa i momenti più importanti affinché possa viverli anche lei, che la salva quando nemmeno lei credeva di poter essere salvata, che l’aiuta a completare la sua avventura.



È un romanzo straziante e serve un certo pelo sullo stomaco per leggerlo senza scoppiare a piangere ogni due secondi… o forse sono solo io a essere una frignona capace solo di trovare i lati drammatici.
Ma fidatevi della Robi, che romanzi di questo genere ne ha letti davvero tantissimi.
Tillie Cole ha saputo creare un capolavoro degno di essere letto e adorato, che saprà farvi vedere il mondo con occhi diversi e assaporare la vita in ogni sua sfumatura.

E vi farà aprire gli occhi su un particolare importantissimo. Nei momenti difficili della nostra vita, non siamo mai da soli. Siamo sempre accompagnati da qualcuno che ci vuole bene, che ci prende in braccio quando non riusciamo più a camminare. Alcuni dicono che sia Dio, altri che siano i genitori. Io sono poco credente, ma amo la mia famiglia e i miei amici e so che questo effettivamente è vero.
C’era un solo paio di orme sulla spiaggia, perché io ti ho portato in braccio.
Spero di avervi convinto a leggere il romanzo perché merita davvero molto!
Un abbraccio e… buona lettura!


Robi


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