venerdì 23 giugno 2017

Recensione: A second life. Quando la neve si scioglie


Ciao ragazze!
Oggi diamo spazio ai self tutti made in Italy e, più precisamente, a quasi tre mesi dall’uscita, vorrei parlarvi di un romanzo dalla copertina stupenda che è rimasto a fare la polvere per un bel po’ nel mio kindle. L’avevo acquistato non appena uscito… ma voi lettrici come me sapete come va il mondo. Acquisti un romanzo, ne acquisti un altro, sei arrabbiata perché tra poco esce quello che desideri da anni… e poi inizi a leggerne uno che avevi adocchiato circa un secolo prima. E non puoi staccarti perché è semplicemente meraviglioso.
Ecco, in poche parole, la storia di come la vostra Robi si è approcciata a…


  • Titolo: A second life – Quando la neve si scioglie
  • Autore: Alice Elle
  • Romanzo self published
  • Pagine: 280
  • Da acquistare sì o no? La copertina è già un programma!!
  • Voto: 8 e mezzo


Voto copertina:


Non sono passate poche settimane da quando Elena ha ricevuto la chiamata che le ha sconvolto la vita. Si tratta di Giacomo, suo marito, che è rimasto vittima di un incidente sul lavoro: nella piattaforma petrolifera in Qatar si è staccato un cavo che la colpito di getto, come la fucilata di un fucile. Il pover uomo non ha sofferto minimamente, ma la sua precoce dipartita ha lasciato tutti con il groppone in gola.
Elena ha conosciuta Giacomo quando erano entrambi ragazzini: insieme hanno vissuto una vita meravigliosa, coronata da uno splendido matrimonio. Non erano solo amico e moglie: lui era il suo amante, il suo migliore amico, il suo confidente…
Ora la donna è da sola, vedova a neanche trent’anni, senza figli, ma con tante lacrime che ancora devono essere ancora versate. La casa è vuota e silenziosa, come l’anima di chi ci vive. Elena sente di cadere sempre più in uno stato di depressione acuta, che nemmeno la madre e le amiche riescono a mitigare.
Quando decide di partire per la Bielorussia, non ha in mente solo il progetto al quale sarà destinata l’assicurazione di Giacomo: si è prefissata di cercare di dimenticare il marito, buttandosi a capofitto in quella che sarà la nuova routine.
In un paesino a due ore da Minsk, c’è un centro di recupero per bambini vittime delle radiazioni del fungo atomico di Chernobyl. Quella che al mondo Occidentale può sembrare una storia del passato, in alcuni paesi è ancora la realtà che molti bambini vivono sulla propria pelle.  
Il centro è piccolo, ma ordinato. Solamente due bambini mostrano segni visibili delle radiazioni, mentre gli altri, perlopiù, soffrono di ipertiroidismo. Lidija, l’infermiera che è venuta a prenderla all’aeroporto, sembra volerla farla rifugiare sotto la sua ala: le spiega tutto quello che c’è da sapere sul centro e la fa sedere vicino al dottor Mikahil, un uomo molto alto e biondissimo, con degli occhi freddi e lo sguardo rigido.
Mikahil l’avverte delle insidie del lavoro, che sono soprattutto a carattere psicologico: non può permettersi di affezionarsi a quei bambini, deve essere dolce ma al contempo distaccata.
Elena sa che questi avvertimenti sono giusti, ma non riesce a metterli in pratica solo in parte. Sente su di sé lo sguardo freddo del dottore e il suo disappunto, eppure non riesce a essere totalmente distaccata nemmeno con lui. Le piacerebbe avere un amico, qualcuno con cui passare le serate, nonostante il suo corpo desideri qualcosa di meno casto.
Tutto cambia improvvisamente, come se Mikahil si fosse reso conto che il suo modo burbero di affrontare lei e le giornate avesse messo in difficoltà lei e i piccoli pazienti: inizia a essere più amichevole, le dimostra di essere umano e non un robot, e si offre di accompagnarla a fare trekking.
Durante quella giornata tutto cambia: il dottore le rivela il perché del suo carattere freddo e distaccato, le racconta la storia della sua vita e le conseguenze che del disastro di Chernobyl.
Elena gli offre tutto il conforto possibile, perché sa cosa significa perdere delle persone care.
Tra i due l’attrazione è palpabile, ma anche i sentimenti spingono per poter emergere.
Potranno due anime devastate e a pezzi, completarsi semplicemente stando insieme?



Avevo questo romanzo sul kindle da tre mesi e quando, finalmente, ho deciso di leggerlo… ho impiegato meno di 24 ore. È uno di quei romanzi che non riesci a posare, che devi per forza terminare una volta iniziato, che ti spinge a girare pagina, dopo pagina, dopo pagina.
L’autrice, come spiega anche nelle note finali, ha cercato di essere il più realistica possibile, ma se avete notizie rispetto al disastro nucleare e ai bambini di Chernobyl che cozzano completamente con il romanzo, non esitate a contattarla.
Questo lato del romanzo fa riflettere, non è vero? Effettivamente finché una cosa fa notizia, ecco che arrivano i soccorsi, si mandano i container e gli aiuti monetari. Un disastro ecologico di questo genere non può essere spazzato in un decennio ed è brutto che non se ne parli più. E la cosa ancora più brutta è che la centrale di Chernobyl venga usata in una trashata assurda come la serie tv Shadowhunters.



A second life mi è piaciuto davvero molto, soprattutto perché non si tratta di un romanzo scontato. All’inizio è un po’ lento, tuttavia non fa che migliorare con il passare delle pagine. Elena è proprio un bel personaggio, forte e delicato allo stesso tempo: ha trovato la forza di rialzarsi nel momento più buio della sua vita, combinare qualcosa di buono e ricominciare, finalmente, a essere felice.
Mikahil è un personaggio molto complesso, a volte non sono riuscita a capirlo appieno. Ha un grande carattere e un grande senso del dovere, ne ho incontrati davvero pochi di personaggi così. Ha avuto un’adolescenza davvero difficile, segnata da quella bruttissima catastrofe.
La mia scena preferita è decisamente il trekking nel parco: la cura che Mikahil ha avuto nel preparare i panini e nell’accompagnarla durante il percorso, la voglia che ha mostrato nel creare un ponte con Elena, nonostante le differenze, tutte le emozioni contrastanti che prova quando la vede… credo che Alice, quando ha descritto i sentimenti di Mikahil abbia dato proprio il suo meglio, credo abbia messo tutta se stessa nell’interpretare la situazione al meglio, cercando di rendere la scena il più reale possibile.



Alice Elle ha uno stile fresco e fluido: sa quando è il momento di calcare la mano, sottolineando i momenti più importanti e lasciando perdere aggiunte di dettagli meno importanti. All’inizio si fa un po’ fatica a ingranare: non si conoscono ancora tutti i dettagli e mi sono continuata a chiedere quali fossero i tasselli che mancavano al mio puzzle. Una volta completato il quadro, con la presentazione di tutti i personaggi, anche dei piccoli pazienti, la situazione si è fatta sempre più chiara.
Tra di loro, il mio preferito è certamente è il piccolo Leonid: biondo e vivacissimo, è facilissimo per il lettore affezionarsi a lui… così come per Elena.
Beh, a dir la verità mi sono piaciuti tutti i personaggi e, per la prima volta, non riesco a scegliere quale sia il mio preferito.

Per cosa ricorderò A second life?
Beh, per le scene descrittive. Le descrizioni del romanzo sono magistrali, sia quelle che riguardano il paesaggio, sia quelle incentrate sui personaggi.
Beh, il romanzo è autoconclusivo… quindi non dobbiamo aspettare un sequel.
Ma spero che Alice non smetta mai di scrivere!!

E voi, che ne pensate? Avete già letto A second life? Beh, io spero che la mia recensione vi abbia incuriosito :)
Sotto trovate il link per l’acquisto… Non fatevelo scappare!
Un abbraccio e… buona lettura!

Roberta






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