Ciao
fanciulle!
Per
il romanzo #intramontabile di oggi,
vi propongo qualcosa di diverso dal solito. Un romanzo che all’apparenza può
sembrare un’inutile storia d’amore, ma che, in realtà, racchiude qualcosa di
completamente diverso.
Preparatevi
a scoprire con noi…
- Titolo: Il
manifesto della felicità
- Autore: Lucy-Ann
Holmes
- Casa Editrice:
Fabbri
- Pagine: 318
- Da leggere sì o no? Romanzo particolare che dà spunti di riflessione interessanti
- Voto: 7 e mezzo
Voto copertina:
Alle superiori tutti abbiamo avuto quel momento no. E, ammettiamolo, forse ce n’è stato
più di uno. Tutte ci siamo sentite prese in giro, non adatte né al luogo né
alla situazione. La cosa non migliora quando entrano in gioco i bulli.
È un periodo nero che più nero non si può,
assolutamente impossibile da recuperare e che non potrà mai finire.
Questo è quello che pensa Janny Talia. Avrebbe
passato tutte le sue giornate nel letto a pensare a come suicidarsi, quando
ecco che entra in gioco l’amica Philippa che le scrive dieci regole basilari
per vivere ogni sua giornata al meglio.
Le regole de Il
manifesto della felicità.
Philippa aiuta l’amica a uscire dalla depressione
e l’aiuta a trasformarsi nella donna che ha sempre voluto essere. Cambia il suo
nome da Janny a Fanny, la supporta in ogni cambio di look, di stile e di tinta
per capelli ed esce con lei a ubriacarsi.
Gli anni passano e Fanny è una persona
completamente nuova, quella che ha sempre voluto essere: lavora come segretaria
in un ambulatorio medico e, quando vede che i pazienti sono un attimo sottotono,
inserisce nel lettore della tv un dvd di una serie tv comica, ho uno stile
unico e dei capelli improponibili che la fanno sentire allegra e piena di
energia. E non dimentichiamoci che ha anche un ragazzo, Matt.
Le cose nel tranquillo paesello inglese dove vive
vanno a gonfie vele, fino all’arrivo di sua mamma.
Fanny non è mai andata d’accordo con i suoi
genitori, soprattutto con il padre. Non ha mai avuto una briciola di bontà o di
affetto per lei. Sentirlo, anche solo per telefono, all’apparenza potrebbe sembrare
l’esperienza più traumatica della sua vita.
È per quel motivo che, quando la madre la chiama
dicendo che ha lasciato il padre e le chiede se vuole stare da lei per un po’,
Fanny va subito in agitazione.
Poi però si ricorda che non è più la ragazzina
delle superiori, è una donna che ha capito il suo vero potenziale. E che,
seguendo le regole del manifesto della felicità, sa che sta vivendo la vita
appieno.
Ma l’arrivo della madre cambia tutto, o meglio,
mette tutto in discussione. Il suo lavoro le piace davvero o forse non ha il
coraggio di tentare qualcosa di più ardito? E Matt è davvero il ragazzo che fa
al caso suo? Non sarebbe meglio dare una chance a Joe King, che sembra essere
proprio il ragazzo giusto per lei?
Non ho mai letto un romanzo come questo. O meglio,
non ho mai letto di una protagonista come Fanny. È un peccato che il gioco di
parole rappresentato dai nomi sia capibile solo ai lettori di lingua inglese (Jenny Talia = genitalia, cioè genitali, Joe King = joking cioè scherzare), ma credo che, da un punto
di vista traduttivo, cambiare il nome dei personaggi cercando di adattarli a
qualche gioco di parole italiano non possa essere possibile. E mantenere il
nome inglese cercando giochi di parole in italiano sia davvero difficile.
Fanny non è una ragazza come tante altre: è stata
vittima di bullismo, è scappata di casa perché i suoi genitori non la facevano
stare bene, ha superato la depressione e ha iniziato a vivere la vita seguendo
le proprie regole. Alzi la mano chi lo farebbe.
Contemporaneamente, con l’arrivo di Pam, la madre,
la propria visione del mondo cambia. Lavorare all’ambulatorio medico è davvero
bello, ma vuole davvero farlo per tutto il resto della vita?
E Matt, l’instancabile lavoratore, l’uomo che
indossa sempre i completi e ha paura a fare qualcosa anche leggermente sopra le
righe, è davvero l’uomo giusto per lei? Perché Fanny si ostina a rispondere
affermativamente anche quando sa che lui non l’apprezza per quello che è, ma
per l’immagine che si è fatto di lei?
E perché Fanny continua a pensare a Joe King?
Perché continua a metterlo a confronto con Matt, a metterli sulla bilancia?
E il suo fidanzato continua a perdere perché Joe
King non ha difetti, ma solo punti di forza.
Non so se anche voi la pensate come me, ma io
credo che tutti i romanzi che leggiamo sappiano darci un insegnamento, sappiano
trasmetterci qualcosa. Il manifesto della
felicità non ne trasmette uno solo, ma molti, molti di più. In questo modo,
però, non tutti sono sufficientemente approfonditi, si fa fatica a seguire il
filo del discorso.
È davvero un peccato vedere del potenziale
sprecato in questo modo, non trovate?
Quindi, io aspetto un secondo parere!
Leggete il libro e ditemi che ne pensate, sono davvero curiosa :)
Un abbraccio e… buona lettura!
Un abbraccio e… buona lettura!
Robi
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