domenica 20 marzo 2016

Recensione: Tutto ma non il mio tailleur


Bentornati bellissimi lettori in un nuovo angolo del vostro fidato AnniDiNuvole! Oggi vi parliamo di un libro... tailleuroso (l'accademia della Crusca ci fa un baffo)!! 
Rimanete con noi, perchè a fine recensione avremo una sorpresina per chi questo romanzo lo ha adorato come abbiamo fatto noi. 


Voto copertina:


Trudy Watts ha una vita perfetta. È a un passo da sposare l’uomo con cui sta insieme da anni, ha un lavoro che ama e la promessa di una promozione in arrivo e la sua casa è una meraviglia tecnologica.
Trudy Watts ha una vita perfetta. Finché non ce l’ha più. All’improvviso il suo mondo viene messo sotto sopra e lei si ritrova in una sperduta cittadina scozzese a cercare di salvare ciò che resta di una delle filiali della banca per cui lavora.
Come se non bastasse, l’appartamento per cui aveva pagato un lauto anticipo è inagibile e lei si ritrova a vivere in una stanza dell’appartamento del bellimbusto, nonché proprietario del pub, di paese.


Cecile Bertod ha uno stile impeccabile, una grammatica perfetta e un esilarante senso dell’umorismo.
La sua protagonista è intelligente, irriverente, sarcastica e non si smentisce mai. La sua caratterizzazione è perfetta e coerente dall’inizio alla fine. Trudy è una protagonista simpatica e da cui è facile farsi coinvolgere, i suoi pensieri sono quelli del lettore, è supponente, categorica, scorbutica e senza peli sulla lingua. Insomma, la si ama.
L’ambientazione è magica e pittoresca e tutti i personaggi che popolano la piccola cittadina di Turiff ne creano un quadro ancora più completo.
Sebbene la trama non sia tra le più originali e i lettori possano chiaramente intuire quale sarà il finale, Cecile Bertod riesce a rendere la storia sempre interessante, aggiungendo dettagli e piccoli avvenimenti che tengono incollati alla pagina. È, inoltre, un’autrice che non ha paura di rischiare. Più volte, infatti, Trudy prende decisioni sbagliate e si caccia in una marea di guai, ma questo la rende solo più reale e la fa apprezzare ancora di più al lettore.
Il protagonista maschile è anch’esso scritto meravigliosamente. È un imbecille di prima categoria, ma è un imbecille adorabile, che sa tirare fuori il meglio e il peggio di Trudy e che lo fa ogni volta restando fedele alla sua caratterizzazione.
E poi c’è lei, la bisbetica e geniale signora Cox. Io me ne sono innamorata e avrei voluto leggere di più di lei e di cosa si nasconde dietro la sua diffidenza e i suoi, all’apparenza, bruschi modi di fare.
Il libro risulta in una storia leggera, frizzante, divertente ma che va oltre la commedia da spiaggia. Una lettura che fa ridere e sorridere. Le pagine sono piene di avvenimenti e non cade mai nel noioso.
Assolutamente da leggere.


E noi, che siamo brave a non farvi mancare nulla... potevamo mica perderci l'opportunità di fare due chiacchiere con l'autrice? Secondo voi? :D

1- Innanzitutto complimenti per il libro, l'ho amato dall'inizio alla fine! In particolare ho amato tantissimo la caratterizzazione della protagonista, il suo infinito sarcasmo e il suo finto cuore di ghiaccio. Ho anche avuto la sensazione, leggendo i ringraziamenti, che il suo modo di esprimersi sia un po' anche il tuo. Mi sbaglio?

Ti ringrazio molto per i commenti. In effetti Trudy è un po’ me. Sono così quando mi arrabbio, sono così quando non mi lascio prendere dalle emozioni, è un modo per non caderci. Con gli anni sono diventata cinica, distaccata. A volte detesto questo lato di me, tutto sommato era un modo per far vedere che sotto c’è altro. In realtà Trudy è una persona fragile, solo che non si arrende.

2- Come nascono Trudy ed Ethan?

Trudy è il frutto della mia intolleranza al Molise. Ero appena arrivata, venendo da una grande città come Napoli è stato un trauma. Ho messo su carta solo quello che ho provato all’inizio e che anche oggi per certi versi provo ancora. Diffidenza. Sospetto. Incapacità di adattamento al clima. Ethan volevo che fosse il buono che avevo intorno e che non vedevo, un po’ una metafora. Fuori sembra tutto quello che non hai mai cercato, ma se ti fermi per un attimo a osservarlo meglio… È una persona semplice, socievole, l’opposto di Trudy perché a differenza di Trudy è perfettamente inglobato al contesto anzi, non vorrebbe trovarsi da nessun’altra parte perché lì ha tutto: amici, famiglia, lavoro, serenità.

3- E l'ambientazione? Qual è la storia dietro Turriff?

Come dicevo, dietro Turriff c’è un pezzettino di me, della mia vita. Ho cercato di darmi un lieto fine. Anche se credo di essere stata troppo ottimista. La campagna non fa per me. È inutile. Gli insetti, la vegetazione… Guardo lo sconfinato nulla che mi circonda e spero che sia solo un incubo. Soprattutto le capre. Sono circondata da capre. Mi fissano e lo so che tramano alle mie spalle, masticando fili d’erba con finta incuranza.

4- Torniamo per un attimo ai personaggi, dove è finito Horace?

Dov’è finito? Alla sua vita. Il fatto che alla sua email non risponda, l’ultima intendo… Il punto è che così va. Ci sono persone che semplicemente non ci amano, a prescindere da quello che dicono o fanno per noi. E se rimaniamo aggrappati a loro è solo perché non riusciamo a credere di provare qualcosa per qualcuno che in realtà non ci corrisponde. Sembra impossibile, non lo so perché. È la cosa più difficile d’accettare e nella mia vita, almeno per le esperienze che ho accumulato, ho spesso notato che quando le lasci andare non fanno nulla per fermarti, per tornare. Horace in realtà un tentativo lo farà, ma perché ci sono le loro famiglie dietro, perché sono andati troppo avanti, ma poi molla ed è un taglio netto, brusco. Poco scenico, ma la realtà non lo è mai. Non ci sono frasi a effetto, ecco perché mi piace meno di un buon libro =)

5- Qualche retroscena sulla signora Cox?

La signora Cox in realtà nasconde un segreto segretissimo che non posso rivelare =P

6- Passiamo a te, invece. Cosa si nasconde dietro il tuo processo creativo? Hai un metodo?

Sono la persona più metodica che esista, a dire il vero. Raggiungo quasi la patologia. I miei racconti sembrano scritti di getto e invece sono rielaborati mille volte, schematizzati. Inizio con un soggetto, creo schemi, appunti, tracce. Mi segno tutto, a volte anche le battute finali a cui voglio arrivare. Sono una maniaca del controllo e per quanto ci lavori, trovo sempre qualcosa che manca, che non va. Ecco perché il mio editor quando arriviamo alle ultime fasi dell’editing mi manda tutti quei messaggi intimidatori: NIENTE PIU’ MODIFICHE! Oppure: ASSOLUTAMENTE SOLO IL NECESSARIO, BERTOD! Ahah… se mi lasciasse fare potrei riscriverlo da zero e continuare, tipo girone dei dannati. Non so come ci sono finita, devo aver fatto qualcosa di orribile nella mia vita precedente, tipo scrivere ho senz’acca. E questa è la punizione che merito.

7- Quanto tempo dedichi in media alla scrittura e quanto tempo hai impiegato per scrivere questo libro?

Prima dedicavo quasi tutta la notte alla scrittura e qualche ora anche di giorno in realtà. Era diventato il mio rifugio. Adesso le cose purtroppo si sono ingigantite e lo sento sempre meno mio. Non è più quel posticino in cui mi mettevo per distrarmi, dimenticare la vita vera. È mio malgrado diventato la vita vera e paradossalmente ora cerco un altro angolino dove fuggire da tutto… tutto questo. Lo so che sembra assurdo, ma in realtà avverto troppo la responsabilità che deriva dal fatto di non essere più sola. C’è qualcuno che investe su di me, ci sono persone che ci credono e io mi arrovello con la costante preoccupazione di non essere all’altezza.

8- "Tutto ma non il mio tailleur" nasce come self-published, cosa ci puoi dire di questa tua esperienza? Hai trovato difficoltà?

Le difficoltà ci sono sempre, soprattutto nel self, che adesso è diventato un campo a cielo aperto. Prima era più un piccolo rifugio. Eravamo in pochi, era più facile. Ora ognuno scrive e devi confrontarti non solo con una quantità sempre crescente di autori, tra l’altro tutti rosa, ma anche con i prezzi che giocano sempre al ribasso perciò farsi spazio, che tu sia un autore o un self, non è così semplice. Certo, stiamo parlando solo di ebook, se poi si va sul cartaceo è un altro mondo ma lo sarà solo e fin quando le librerie rimarranno una vetrina gestita dalle case editrici. L’editoria è in una fase molto delicata di transizione e io, che rientro nel rosa, sono anche un’autrice che non scrive ciò che la maggior parte del mio target di riferimento legge. Niente erotici, niente dramma, niente ragazzini, soprattutto niente litigi costanti distribuiti nella trama o dichiarazioni strazianti. Sono una persona burbera, resto burbera nei libri. Credo che il mio sia un genere di nicchia, immagino che rimarrà tale e proprio per questo parto sempre dal presupposto che ogni mio nuovo libro potrebbe essere l’ultimo. Anzi, ancora oggi mi chiedo come mai c’è gente che compra proprio me =P Forse sanno che vivo in Molise e provano a salvarmi.  A loro tutta la mia riconoscenza…

9- Ultima domanda di rito: progetti futuri?

Progetti futuri? Per ora so che mi pubblicheranno un altro libro, ma non mi hanno ancora detto quando. So solo qual è. Altri progetti in realtà uno e spero vada in porto, di creare una piccola associazione culturale per ragazzi legata alla lettura. Questo mi piacerebbe davvero tanto. Ah… sì, e poi trovare Colin Morgan e costringerlo a sposarmi. So che si aggira allo stato brado per la Scozia, ho già trovato una corda sufficientemente robusta.


Fede

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