Salve gente! Bentornati su AnniDiNuvole!
Come state passando questo giorno di festa? Avete mangiato come dei maialini? Ora però, prendetevi un po' di tempo per voi, mettetevi comodi e venite a scoprire con noi un nuovissimo libro che dal 29 marzo troveremo nelle nostre librerie.
C'è chi l'ha aspettato trepidante, chi non ci dormiva la notte e chi lo sparerà a distanza appena lo vedrà ;) di che parliamo? Ma dai!
Hardin Scott sta tornando...
- Titolo: Before
- Autore: Anna Todd
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Numero pagine: 384
- Link: http://www.amazon.it/Before-Anna-Todd/dp/882006006X/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1458485831&sr=8-1&keywords=before+anna+todd
Trama: "Before" è l'inedito racconto di tutto quello che c'è stato prima dell'incontro tra Tessa e Hardin e quello che è venuto dopo un racconto che arriva direttamente dalle voci dei protagonisti. Per vivere la storia di un amore infinito con occhi nuovi e scoprirne tutti i retroscena. "Before" non è un sequel, non è un prequel. È molto di più.
La serie "After" (che riprende la storia di Hardin e Tessa) è composta da:
1- After (recensione QUI)
2- After. Un cuore in mille pezzi (recensione QUI)
3- After. Come mondi lontani (recensione QUI)
4- After. Anime perdute (recensione QUI)
5- After. Amore infinito (recensione QUI)
Prima Parte
BEFORE
Quando era piccolo, il ragazzo passava il tempo a sognare ciò
che sarebbe diventato da grande.
Forse un poliziotto o un insegnante. Vance, un amico della
mamma, leggeva libri per lavoro, e sembrava divertente. Ma il ragazzo non era sicuro
delle proprie capacità, non aveva talenti. Non sapeva cantare come il suo
compagno di classe Joss; non sapeva fare le addizioni e le sottrazioni con
numeri a tante cifre come Angela; riusciva a malapena a parlare di fronte a
suoi compagni di classe, a differenza del divertente e sbruffone Calvin .
L'unica cosa che gli piaceva fare era leggere i suoi libri pagina dopo pagina. Aspettava
che Vance glieli portasse: uno ogni settimana, a volte di più, a volte di meno.
C’erano stati dei periodi in cui l'uomo non si era presentato e lui si era
annoiato, rileggendo le stesse pagine rovinate dei suoi libri preferiti. Ma aveva
imparato a fidarsi del fatto che l’uomo gentile sarebbe sempre tornato, con un
libro in mano. Il ragazzo crebbe in altezza e in intelligenza, e pareva
guadagnasse due centimetri abbondanti e un libro ogni due settimane.
Con il passare delle stagioni, i suoi genitori cambiarono.
Suo padre cominciò ad urlare più forte e il suo aspetto diventò sempre più
trascurato, e la sua mamma si faceva sempre più stanca, i sospiri che
riempivano la notte, sempre più rumorosi. L'odore di tabacco e di qualcosa di
peggio cominciò a riempire le pareti della piccola casa. Tanto reale come i
piatti che traboccavano dal lavandino,
era l'odore di scotch dell’alito di suo padre. Col passare dei mesi, si sarebbe
dimenticato i dettagli dell’aspetto di suo padre. Vance veniva a casa più
spesso, e lui a malapena riuscì a notare che i sospiri di sua madre
cominciarono a cambiare, di notte. A quel punto si fece degli amici. Beh, un
amico. Ma l’amico si trasferì, e lui non si prese più la briga di farsene di
nuovi. Sentiva di non averne bisogno. Non gli dispiaceva restare solo.
Gli uomini che arrivarono quella sera cambiarono qualcosa di
profondo dentro il ragazzo. Ciò che vide accadere a sua mamma lo rese più duro,
e crebbe più arrabbiato, mentre suo padre diventava un estraneo. Poco dopo, il
padre smise del tutto di inciampare nel piccolo, sporco appartamento. Se n'era
andato, e il ragazzo ne fu sollevato. Niente più scotch, non più mobili rotti o
buchi nei muri. L'unica cosa che aveva lasciato era un ragazzo senza un padre e
un soggiorno pieno di pacchetti di sigarette mezzi vuoti. Il ragazzo detestava
il sapore delle sigarette che erano rimaste, ma amava il modo in cui il fumo gli
riempiva i polmoni, rubandogli il fiato. Si ritrovò di fumare ogni singola
sigaretta, e poi a comprarne altre.
Si fece degli amici, sempre se un gruppo di ribelli
delinquenti che causavano più problemi di quanti ne valessero si poteva
chiamare tale. Cominciò a rimanere fuori fino a tardi, e le innocenti bugie
bianche e gli scherzi innocui fatto da un gruppo di ragazzi arrabbiati, iniziarono
a trasformarsi in reati più gravi. Erano diventati qualcosa di più oscuro,
qualcosa che tutti sapevano essere sbagliato, il più profondo livello di
sbagliato, ma pensavano di starsi semplicemente divertendo. Loro ne avevano il
diritto, e non potevano negarsi di provare quella scarica di adrenalina che arrivava
col potere. Dopo ogni innocenza rubata, le loro vene pulsavano con più
arroganza, più fame, meno limiti.
Questo ragazzo restava ancora il più tenero, tra di loro, ma
aveva perso quella coscienza che una volta gli faceva sognare di diventare un
vigile del fuoco o un insegnante.
Il modo di relazionarsi con le donne che stava sviluppando era
atipico. Bramava il loro tocco, ma si schermava da qualsiasi tipo di legame
emotivo. Ciò incluse sua mamma, alla quale smise di dire perfino un semplice
"ti voglio bene". La vedeva a malapena.
Trascorreva quasi tutto il suo tempo correndo per le strade,
e la sua casa iniziò a non significare più nulla per lui, se non un luogo in
cui di tanto in tanto arrivavano dei pacchi. Su questi pacchetti, un indirizzo dello
stato di Washington veniva scribacchiato sotto il nome di Vance. Anche Vance lo
aveva abbandonato.
Furono le ragazze a prendersi cura di lui. Si attaccavano
letteralmente a lui, le unghie lunghe che scavavano mezzelune sulle sue braccia,
mentre lui si stendeva su di loro, le baciava, le scopava.
Dopo il sesso, la maggior parte delle ragazze avrebbero
cercato di avvolgere le braccia intorno a lui. Le avrebbe allontanate, senza
rivolgere baci o dolci carezze alla loro pelle. La maggior parte delle volte se
ne era andato prima che loro riprendessero fiato.
Passava le sue giornate sballato, le sue notti ancora più
sballato. Spendeva il suo tempo nel vicolo dietro il negozio di liquori o nel
negozio del padre di Mark, sprecando la sua vita. Irrompeva in negozi di alcolici,
girava imperdonabili video a casa sua, umiliava ragazze ingenue. Aveva cessato
di essere in grado di sentire alcun tipo di emozione al di fuori dell’arroganza
e della rabbia.
Alla fine, sua mamma ne aveva avuto abbastanza. Non aveva
più i soldi o la pazienza per affrontare il suo comportamento distruttivo. A suo
padre era stato offerto un posto di lavoro in un’università degli Stati Uniti. A
Washington, per essere esatti. Proprio come Vance, la stessa città, perfino. Il
buono e il cattivo insieme, di nuovo nello stesso posto.
Sua mamma non pensò che lui avesse origliato la sua
conversazione con suo a proposito del suo trasferimento. Apparentemente il
vecchio si era ripulito un po', anche se il ragazzo non ne era del tutto
sicuro. Non c’era mai da essere sicuri. Suo padre aveva anche una fidanzata,
una bella donna della quale che il ragazzo era invidioso. Lei aveva modo di beneficiare
del nuovo lato di lui. Aveva modo di condividere i pasti sobri e di sentire le
parole gentili che lui non aveva mai avuto la possibilità di ascoltare.
Quando arrivò all'università, per dispetto al suo vecchio, andò
a vivere nella casa di una confraternita. Ma anche se il posto non gli piaceva,
trasferendo i suoi scatoloni in una camera dalle dimensioni decenti e che
sarebbe stata sua, sentì una leggera fitta di sollievo. La camera era il doppio
più grande di quanto lo fosse la sua stanza di Hampstead. Non aveva buchi nelle
pareti; non c'erano insetti che svolazzavano attorno al lavandino del bagno. Aveva
finalmente un posto dove mettere tutti i suoi libri.
In un primo momento bastò a se stesso, e non sentì la
necessità di incontrare nuovi amici. Lentamente, si formò il suo seguito, e con
esso cadde nello stesso vortice oscuro.
Incontrò il gemello virtuale di Mark, perfino in America,
che gli fece iniziare a pensare che quello fosse il solo modo in cui andava il
mondo. Iniziò ad accettare che sarebbe sempre stato solo. Era bravo a ferire le
persone, a provocare guai. Fece soffrire un'altra ragazza, come quella prima, e
sentì quella stessa tempesta scorrere su e giù per la spina dorsale, la lotta
per distruggere la sua vita con energia selvaggia. Iniziò a bere come fece suo
padre, come il peggior tipo di ipocrita.
Non gli importava, però; era insensibile e aveva amici che
lo aiutavano ad ignorare il fatto che non aveva niente di reale nella sua vita.
Niente aveva importanza, sul serio.
Nemmeno le ragazze che cercavano di stargli accanto.
Natalie
Quando incontrò la ragazza dagli occhi azzurri e i capelli scuri,
seppe che lei era lì per metterlo alla prova in un modo nuovo. Era gentile, lo
spirito più dolce che avesse incontrato fino a quel momento… e lei era infatuata
di lui.
Portò via la ragazza ingenua dal suo mondo ordinato e senza
difetti e la trascinò nel caos, poi la fece disperdere in un mondo oscuro e
spietato a lei completamente sconosciuto. La sua insensibilità fece di lei un’emarginata,
esiliata prima dalla sua chiesa, poi dalla sua famiglia.
I pettegolezzi erano duri, i mormorii viaggiavano dal
giudizio di una donna bigotta all’altra. La sua famiglia non era meglio. Non
aveva nessuno, e fece l'errore di fidarsi di lui più di quanto ne valesse la
pena.
Quello che le fece fu, per sua madre, la goccia che fece
traboccare il vaso. Il trasferimento in America, nello stato di Washington, per
stare con il suo padre mancato, il modo in cui aveva trattato Natalie lo aveva
fatto esiliare da Londra, la sua patria. La solitudine a cui aveva aspirato per
tutta la vita era stata finalmente raggiunta nella vita reale.
La chiesa oggi è pienissima, file e file di noi, tutti uniti
insieme in adorazione, in un caldo pomeriggio di luglio. Ogni settimana, di
solito sempre le stesse persone, che saprei chiamare per nome e cognome.
La mia famiglia è considerata una sorta di famiglia reale
qui, in una delle più piccole parrocchie di Gesù.
La mia sorella minore, Cecily, è seduta accanto a me in
primissima fila, e pizzica un banco di legno scheggiato con le sue piccole
mani. La nostra chiesa ha appena ricevuto una sovvenzione per rinnovare alcune
parti degli interni, e il nostro gruppo giovani ha aiutato raccogliere le
forniture donate dalla comunità locale. Questa settimana, il nostro compito è
quello di ottenere vernice da gente del posto e ridipingere questi banchi. Ho
passato le mie serate andando da un negozio di ferramenta all’altro, chiedendo
donazioni.
Come per sottolineare l'inutilità di questo compito, sento il
suono di un debole scatto e alzo lo sguardo per vedere che Cecily ha staccato
un pezzettino di legno dal suo posto. Le sue unghie sono dipinte di rosa e
abbinate al cerchietto che porta tra i capelli castano scuro, ma ragazzi, se
può essere distruttiva!
"Cecily, aggiusteremo questo banco la prossima
settimana. Per favore, non farlo." Gentilmente, prendo le sue piccole mani
nelle mie, e lei mette su un piccolo broncio.
"Puoi aiutare a dipingerli per renderli nuovamente bellissimi.
Ti piacerebbe, non è vero?" Le sorrido. Risponde al mio con un adorabile sorriso
senza denti, e annuisce. I suoi riccioli si muovono con lei, rendendo mia mamma
orgogliosa del lavoro che ha fatto questa mattina col ferro. Il pastore ha
quasi finito il suo sermone, e i miei genitori con le mani giunte, fissano
l’altare della piccola chiesa. Il sudore mi bagna il collo, e piccole gocce
appiccicose mi cadono lungo la schiena mentre delle parole sul peccato e la
sofferenza galleggiano intorno alla mia testa. Qui dentro fa così caldo che il
trucco di mia madre ha cominciato a brillare sul collo e a formare anelli neri
intorno agli occhi. Questa dovrebbe essere l'ultima settimana in cui dobbiamo
soffrire. O almeno è meglio che lo sia; potrei perfino fingermi malata per
evitare questo posto soffocante, se non lo è.
Alla fine della messa, mia mamma si alza per parlare con la
moglie del pastore. Mia madre ammira molto quella donna; un po' troppo, se volete
sapere la mia.
Pauline, la first lady della nostra chiesa, è una donna
dura, poco empatica nei confronti degli altri, quindi capisco perché mia mamma si
sente così attirata da lei.
Faccio un cenno con la mano a Thomas, l'unico ragazzo della
mia età che fa parte del gruppo giovani. Mentre cammina verso l’uscita,
seguendo con tutta la sua famiglia la fila di persone che escono dalla chiesa, risponde
al mio saluto.
Pronta a prendere dell’aria fresca, mi alzo in piedi e mi
asciugo le mani sul vestito azzurro pallido.
"Puoi portare Cecily alla macchina?" chiede mio
padre con un sorriso complice.
Ha intenzione di provare a fare sì che la mamma smetta di
parlare, proprio come ogni domenica. Lei è una di quelle donne che chiacchierano
e continuano a chiacchierare anche dopo essersi congedate almeno tre volte.
Non ho preso da lei in questo senso. Invece, mi sforzo di assomigliare
a mio padre, le cui poche parole poche contengono, di solito, un significato
che vale una vita intera.
E so che papà ama il fatto che gli somigli così tanto, dal
suo temperamento calmo, ai capelli scuri e gli occhi azzurri (i tratti più
evidenti), alla nostra altezza.
O mancanza di altezza.
A stento arriviamo al metro e sessantacinque, anche se lui è
sempre leggermente più alto di me. Cecily ci supererà già all’età di dieci anni
e mia madre ci prende in giro. Annuisco a mio padre e prendo la mano di mia
sorella. Cammina più velocemente di me, l'emozione dell’infanzia che la costringe
a correre dritto attraverso il resto della piccola folla. Voglio tirarla
indietro, ma lei si volta
verso di me con un gigantesco sorriso sul suo volto, e non
posso fare nulla, se non correre con lei. Acceleriamo, correndo giù per le
scale e sul prato. Cecily schiva una coppia di anziani, e rido quando urla e
per un pelo non si schianta contro Tyler Kenton, il ragazzo più cattivo nella
nostra chiesa. Il sole è luminoso e l'aria è densa nei miei polmoni e corro sempre
più veloce, inseguendola fino a che non cade sull'erba. Mi metto in ginocchio
per controllarla. Mi avvicino, e le tolgo i capelli dal viso. Piccole pozze di
lacrime minacciano di scoppiare, e il labbro inferiore trema ferocemente.
"Il mio vestito…" Accarezza il suo abitino bianco
con le sue piccole mani, concentrandosi sulle macchie d'erba sul tessuto.
"È rovinato!" Affonda il viso tra le mani sporche, e io le prendo e
le porto verso il basso. Sorrido e parlo a bassa voce. "Non è rovinato.
Può essere lavato, tesoro. "
Con il pollice le asciugo la lacrima e le accarezzo la
guancia. Tira su col naso, ma ancora non mi crede.
"Succede ogni volta; a me è successo almeno trenta
volte," la rassicuro, anche se è una bugia. Gli angoli della sua bocca si muovono
verso l'alto, e un sorriso le spunta a forza.
"Non è vero." Riconosce in pieno la mia frottola.
Avvolgo il mio braccio intorno a lei e la aiuto ad alzarsi. I miei occhi volano
oltre le braccia pallide per assicurarsi che non manchi nulla.
Tutto a posto.
Traduzione a cura di
Valentina Deguidi
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