Buonasera amici e amiche e ben ritrovati!
Questo giovedì
parliamo di un libro intramontabile e attualissimo secondo me, di quelli che
tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita, di quelli che puoi
leggere anche mille e mille volte e ogni volta ti insegna qualcosa di nuovo. Di
che libro sto parlando? Bhe, di questo...
- Titolo: Se questo è un uomo
- Autore: Primo Levi
- Casa editrice: Einaudi
- Pagine: 209
- Da leggere o no: assolutamente si
- Link: http://www.ibs.it/code/9788806176556/levi-primo/questo-e-uomo.html
- Voto: 9
Voto copertina:
Primo Levi è stato ed è tuttora un testimone, un reporter,
un sopravvissuto. Sopravvissuto all’Olocausto, ad Auschwitz, agli attentati
all’umanità perpetrati dal popolo tedesco ai danni di ebrei, zingari, omosessuali,
nemici politici e persone ritenute d’intralcio alla folle bramosia di potere e
supremazia di Adolf Hitler in uno dei più tristemente famosi campi di
concentramento tedeschi.
Questo libro, una sorta di diario che Primo tenne dal suo
internamento fino alla liberazione nel 1945, è la testimonianza tangibile di
ciò che tanti uomini come Primo hanno dovuto subire, della pazzia omicida di un
uomo e di un popolo accecati dall’odio e dalla volontà di primeggiare, di un
processo di annullamento della personalità dell’uomo attraverso la perdita di
ogni cosa che si possedeva. In esso si
racconta di uomini divenuti fantasmi, privati della loro dignità oltre che del
vestiario e dei capelli; di uomini che morivano giorno dopo giorno consapevoli
di ciò che non erano, di ciò che erano, involucri vuoti inutili anche a se
stessi; della continua ed egoistica lotta per la sopravvivenza tra coloro che
si sarebbero potuti salvare e coloro che sarebbero annegati nella solitudine,
ignoranti ed ignorati; di uomini talmente svuotati da non poter neppure più
soffrire, capaci solo di trascinarsi in silenzio e con fatica, privi della
scintilla divina da cui ebbero la vita.
Ma in questo universo di dolore e annullamento Primo ha
avuto l’onore e la fortuna di incontrare e conoscere degli uomini che non hanno
abbassato la testa davanti a quest’odio e a questa malvagità ma hanno trovato
la forza di reagire, di rivendicare la loro dignità e la loro persona, di
manifestare il loro dissenso e di aggrapparsi alla vita per non morire lavandosi
il viso ogni mattina, mantenendo sempre pulito il loro corpo e intessendo una
rete di solidarietà e giustizia con quanti erano nella loro stessa condizione,
perché vi era una seppur remota possibilità di tornare a far del bene per la
quale valeva la pena continuare a vivere e a lottare.
Primo Levi fu liberato dall’esercito russo insieme agli
altri superstiti il 27 Gennaio 1945 e nei volti di quei soldati lesse imbarazzo
e pietà, ritegno e vergogna... la vergogna che nasce nei giusti di fronte alla colpa
commessa da altri e per la quale non si è potuto fare nulla, si è stati
incapaci e impotenti. Perciò la gioia e la felicità che la liberazione portò a
Levi e ai suoi compagni fu accompagnata da un forte e irrefrenabile desiderio
di lavarsi via di dosso le bruttezze e gli orrori che macchiavano la loro
coscienza e la loro memoria e, allo stesso tempo, dalla consapevolezza che ciò
non sarebbe mai stato possibile, che il loro corpo e la loro mente sarebbero
stati per sempre segnati dal ricordo di quanto avevano subito, poiché:
“nessuno ha mai potuto
meglio di noi cogliere la natura insanabile dell’offesa, che dilaga ome un
contagio. E’ stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una
inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l’anima dei sommersi, li spegne e
li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio
nei superstiti e pullula in mille altri modi, contro la stessa volontà di
tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come
stanchezza, come rinuncia.”
Non vorrei soffermarmi tanto sullo stile di questo libro,
che definirei senza tante parole diretto e crudo, ne tantomeno dare un giudizio
a ciò che vi si racconta per invogliarvi a leggerlo... piuttosto vorrei cercare
di parlare con voi di ciò che ogni volta questo libro mi suscita.
Non vi so
dire perché ho ripreso questo libro in mano ultimamente, forse spinta dal
desiderio di comprendere o perlomeno di capacitarmi del fatto che dopo oltre
mezzo secolo siamo ancora spettatori di molti e diversi crimini ai danni
dell’umanità di cui siamo tutti, nel nostro piccolo, contemporaneamente artefici e vittime. Uomini, donne e bambini
che scappano dalla loro terra, lasciando la loro casa e le loro certezze, per
trovare speranza e futuro altrove e muoiono durante il loro viaggio; uomini,
donne e bambini che vengono brutalmente uccisi da loro connazionali perché di
diversa ideologia e fede; uomini, donne e bambini uccisi per aver espresso il
loro pensiero, in contrasto con quello di altri; uomini, donne e bambini
quotidianamente in pericolo per la loro natura, per il loro credo, per la loro
lingua e la loro provenienza… e noi da che parte siamo? A volte da quella degli
oppressori, a volte da quella degli oppressi e l’unica cosa che riusciamo a
fare e chiederci “Perche?”
Questa domanda, che riecheggia dalla notte dei tempi e che
cerca giustificazione, come e in cosa può trovare risposta? Bhe, io non lo so,
se qualcuno lo sapesse… però credo che è proprio nei momenti di crisi e
difficoltà che ci si interroga su se stessi e sulle cose che ci circondano e
per questo ho cercato una risposta a questa domanda, o meglio una soluzione,
che mi è arrivata da un romanzo meraviglioso di Calvino, “Le città invisibili”. Da esso emerge tutta la precarietà e la fragilità della vita e
delle certezze dell’uomo, destinate prima o poi a cessare, ma allo stesso tempo
la forza insita nell’uomo che lo rende capace di resistere al dolore e alle
difficoltà che quotidianamente incontra, la forza che consiste nel
“cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo
all’inferno, non è inferno e farlo durare, e dargli spazio.”
Sperando che questa mia recensione diversa dal solito, un po
più riflessiva se vogliamo, vi sia piaciuta e vi abbia suscitato qualcosa, vi
invito a mettere mi piace al blog, alla
pagina fb e alle recensioni e a tenere gli occhi aperti perché ci sono sempre
sorprese e novità in giro!
Buona settimana, a presto amici e amiche.
Sara
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