giovedì 10 settembre 2015

Recensione: Se questo è un uomo


Buonasera amici e amiche e ben ritrovati! 
Questo giovedì parliamo di un libro intramontabile e attualissimo secondo me, di quelli che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita, di quelli che puoi leggere anche mille e mille volte e ogni volta ti insegna qualcosa di nuovo. Di che libro sto parlando? Bhe, di questo...

  •        Titolo: Se questo è un uomo
  •        Autore: Primo Levi
  •        Casa editrice: Einaudi
  •        Pagine: 209
  •        Da leggere o no: assolutamente si
  •        Link: http://www.ibs.it/code/9788806176556/levi-primo/questo-e-uomo.html
  •        Voto: 9

Voto copertina:



Primo Levi è stato ed è tuttora un testimone, un reporter, un sopravvissuto. Sopravvissuto all’Olocausto, ad Auschwitz, agli attentati all’umanità perpetrati dal popolo tedesco ai danni di ebrei, zingari, omosessuali, nemici politici e persone ritenute d’intralcio alla folle bramosia di potere e supremazia di Adolf Hitler in uno dei più tristemente famosi campi di concentramento tedeschi.

Questo libro, una sorta di diario che Primo tenne dal suo internamento fino alla liberazione nel 1945, è la testimonianza tangibile di ciò che tanti uomini come Primo hanno dovuto subire, della pazzia omicida di un uomo e di un popolo accecati dall’odio e dalla volontà di primeggiare, di un processo di annullamento della personalità dell’uomo attraverso la perdita di ogni cosa che si possedeva.  In esso si racconta di uomini divenuti fantasmi, privati della loro dignità oltre che del vestiario e dei capelli; di uomini che morivano giorno dopo giorno consapevoli di ciò che non erano, di ciò che erano, involucri vuoti inutili anche a se stessi; della continua ed egoistica lotta per la sopravvivenza tra coloro che si sarebbero potuti salvare e coloro che sarebbero annegati nella solitudine, ignoranti ed ignorati; di uomini talmente svuotati da non poter neppure più soffrire, capaci solo di trascinarsi in silenzio e con fatica, privi della scintilla divina da cui ebbero la vita.
Ma in questo universo di dolore e annullamento Primo ha avuto l’onore e la fortuna di incontrare e conoscere degli uomini che non hanno abbassato la testa davanti a quest’odio e a questa malvagità ma hanno trovato la forza di reagire, di rivendicare la loro dignità e la loro persona, di manifestare il loro dissenso e di aggrapparsi alla vita per non morire lavandosi il viso ogni mattina, mantenendo sempre pulito il loro corpo e intessendo una rete di solidarietà e giustizia con quanti erano nella loro stessa condizione, perché vi era una seppur remota possibilità di tornare a far del bene per la quale valeva la pena continuare a vivere e a lottare.

Primo Levi fu liberato dall’esercito russo insieme agli altri superstiti il 27 Gennaio 1945 e nei volti di quei soldati lesse imbarazzo e pietà, ritegno e vergogna... la vergogna che nasce nei giusti di fronte alla colpa commessa da altri e per la quale non si è potuto fare nulla, si è stati incapaci e impotenti. Perciò la gioia e la felicità che la liberazione portò a Levi e ai suoi compagni fu accompagnata da un forte e irrefrenabile desiderio di lavarsi via di dosso le bruttezze e gli orrori che macchiavano la loro coscienza e la loro memoria e, allo stesso tempo, dalla consapevolezza che ciò non sarebbe mai stato possibile, che il loro corpo e la loro mente sarebbero stati per sempre segnati dal ricordo di quanto avevano subito, poiché:

“nessuno ha mai potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell’offesa, che dilaga ome un contagio. E’ stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l’anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti e pullula in mille altri modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia.”


Non vorrei soffermarmi tanto sullo stile di questo libro, che definirei senza tante parole diretto e crudo, ne tantomeno dare un giudizio a ciò che vi si racconta per invogliarvi a leggerlo... piuttosto vorrei cercare di parlare con voi di ciò che ogni volta questo libro mi suscita. 
Non vi so dire perché ho ripreso questo libro in mano ultimamente, forse spinta dal desiderio di comprendere o perlomeno di capacitarmi del fatto che dopo oltre mezzo secolo siamo ancora spettatori di molti e diversi crimini ai danni dell’umanità di cui siamo tutti, nel nostro piccolo, contemporaneamente  artefici e vittime. Uomini, donne e bambini che scappano dalla loro terra, lasciando la loro casa e le loro certezze, per trovare speranza e futuro altrove e muoiono durante il loro viaggio; uomini, donne e bambini che vengono brutalmente uccisi da loro connazionali perché di diversa ideologia e fede; uomini, donne e bambini uccisi per aver espresso il loro pensiero, in contrasto con quello di altri; uomini, donne e bambini quotidianamente in pericolo per la loro natura, per il loro credo, per la loro lingua e la loro provenienza… e noi da che parte siamo? A volte da quella degli oppressori, a volte da quella degli oppressi e l’unica cosa che riusciamo a fare e chiederci “Perche?”
Questa domanda, che riecheggia dalla notte dei tempi e che cerca giustificazione, come e in cosa può trovare risposta? Bhe, io non lo so, se qualcuno lo sapesse… però credo che è proprio nei momenti di crisi e difficoltà che ci si interroga su se stessi e sulle cose che ci circondano e per questo ho cercato una risposta a questa domanda, o meglio una soluzione, che mi è arrivata da un romanzo meraviglioso di Calvino, “Le città invisibili”. Da esso emerge tutta la precarietà e la fragilità della vita e delle certezze dell’uomo, destinate prima o poi a cessare, ma allo stesso tempo la forza insita nell’uomo che lo rende capace di resistere al dolore e alle difficoltà che quotidianamente incontra, la forza che consiste nel
cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno e farlo durare, e dargli spazio.”

Sperando che questa mia recensione diversa dal solito, un po più riflessiva se vogliamo, vi sia piaciuta e vi abbia suscitato qualcosa, vi invito  a mettere mi piace al blog, alla pagina fb e alle recensioni e a tenere gli occhi aperti perché ci sono sempre sorprese e novità in giro!

Buona settimana, a presto amici e amiche.

Sara

                                                                          

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