domenica 6 settembre 2015

Anteprima: After - Come mondi lontani


Salve lettori e bentornati in una nuova anteprima.
Sempre sull'onda di After, nuovo libro di Anna Todd in uscita l'8 di settembre, vogliamo lasciarvi una nuova chicca del nuovo volume. 

Vi lascio alcuni link:

- Recensione After (QUI) e After - Un cuore in mille pezzi (QUI)
- Altre anteprime di After - Come mondi lontani: Prologo + Primo cap (QUI) Quarto cap (QUI)


TramaLa vita di Tessa non è mai stata così complicata. Nulla è come lei pensava che fosse. Né la sua famiglia. Né i suoi amici. L'unico su cui dovrebbe poter contare, Hardin, sembra sempre pronto, con il suo carattere scontroso, a rovinare tutto. Non appena scopre l'enorme segreto che lei gli ha nascosto, diventa furioso e, invece di provare ad essere comprensivo, cerca di ostacolarla in tutti i modi. Così, mentre la partenza per Seattle si avvicina, per Tessa è arrivato il momento di fare una scelta e affrontare la più dolorosa delle domande: Hardin sarà mai in grado di cambiare per lei? Tessa sa che lui la ama e farà di tutto per proteggerla, ma c'è una bella differenza tra non poter vivere senza una persona e amarla. La spirale di gelosia, rabbia e perdono che li lega è esasperante. Eppure Tessa non ha mai provato niente di così intenso per qualcuno, nessun bacio è mai stato così eccitante né un'attrazione così irrefrenabile. L'amore finora è bastato per tenerli insieme. Ma il bisogno che provano l'uno per l'altra sarà più forte di tutti gli ostacoli?


Capitolo 10
Tessa

La camminata verso la mia macchina dopo la lezione di yoga sembra molto più lunga del normale. Il fardello causato dall’espulsione di Hardin e dal trasferimento a Seattle era andato via durante la meditazione, ma ora, fuori dalle pareti della classe, è ritornato ed è di dieci volte più pesante.
Non appena inizio a far manovra per uscire dal parcheggio, il mio cellulare vibra sul sedile del passeggero. Hardin.
- Pronto? – mi fermo e metto in folle.
Ma è una voce femminile che sento e il mio cuore si ferma. – Sei Tessa? –
- Si? –
- Bene, ci sono tuo padre e… -
- Il suo… ragazzo…. – sento Hardin mugugnare in sotto fondo.
- Si, il tuo ragazzo – continua a dire la ragazza. – Ho bisogno che tu venga a prendere questi due prima che qualcuno chiami la polizia. –
- Chiami la polizia? Dove sono? – rimetto la marcia.
- Da Dizzy sulla Lamar Avenue; conosci il posto? –
- No, ma lo cercherò su Google –
- Se, certo che lo farai –
Ignorando il suo comportamento, riattacco e prendo informazioni per arrivare al bar. Perché cazzo Hardin e mio padre sono in un bar alle tre di pomeriggio? Perché cazzo mio padre e Hardin sono insieme? per me non ha alcun senso, e la polizia? Cosa hanno fatto? Avrei dovuto chiederlo alla donna al telefono. Posso solo sperare che non abbiano fatto una rissa tra di loro sarebbe l’ultima cosa di cui avremmo bisogno.
La mia immaginazione ha corso senza freni finchè non sono arrivata al bar e sono arrivata alla conclusione che Hardin potrebbe aver ucciso mio padre o viceversa. Fuori dal piccolo bar non c’è nessuna auto della polizia, il che suppongo sia un buon segno. Parcheggio proprio davanti all’edificio ed entro di corsa, desiderando di aver indossato un maglioncino al posto di una maglietta.
- Eccola qui! - mio padre urla felice.
Mentre cammina versi di me posso dire con certezza che è ubriaco.
- Dovresti averlo visto, Tessie! – applaude. – Hardin gli ha davvero fatto il culo! -
- Dov’è? – inizio a dire, ma proprio allora si apre la porta di un bagno e Hardin esce fuori, avvolgendo le sue mani insanguinate in un fazzolettino di carta striato di rosso.
- Che è successo? –gli urlo dal lato opposto della stanza.
- Nulla… stai tranquilla –
Lo guardo mentre cammina verso di lui. – Sei ubriaco? – domando, poi mi giro leggermente per guardare i suoi occhi: iniettati di sangue.
Il suo sguardo cade di lato. – Forse. –
- Non ci posso credere. – incrocio le mie braccia mentre cerca di prendermi per mano.
- Ehi, dovresti ringraziarmi per aver guardato le spalle a tuo padre. Se non fosse stato per me in questo momento sarebbe sul pavimento. – indica un uomo seduto sul pavimento che si tiene un del ghiaccio contro la guancia.
- Non ti ringrazierò per nulla, sei ubriaco nel bel mezzo del pomeriggio! E tra tutti, sei con mio padre. Che cazzo hai che non va? – corro via da lui, mi dirigo verso il bancone dove è seduto mio padre.
- Non essere arrabbiata con lui, Tessie; ti ama. – mio padre lo sta difendendo.
Che cazzo sta succedendo?
Mentre Hardin cammina versi di noi stringo a pugno le mie mani sui fianchi e grido – Allora, voi due vi ubriacate insieme e ora siete migliori amici? nessuno di voi dovrebbe minimamente pensare a bere! –
- Piccola – Hardin o sussurra nel mio orecchio e cerca di avvolgermi con un braccio.
- Ehi –  dice la donna dietro il bancone, bussando contro il legno per aver la mia attenzione. – Portali via da qui. –
Annuisco e guardo i due idioti ubriachi che sono a mio carico. La guancia di mio padre è rosa e questo da l’impressione che sia stato colpito e le mani di Hardin si stanno già gonfiando.
- Puoi venere a casa nostra per stanotte così ti fai passare la sbronza, ma questo non è un comportamento accettabile. – vorrei sgridarli entrambi, come se fossero i bambini che in realtà sono. – Questo vale per entrambi. -
Esco dal posticino puzzolente e sono alla macchina prima che riescano a raggiungere la porta. Hardin guarda severamente mio padre quando il vecchi prova ad appoggiare il braccio sulla sua spalla. Salgo in macchina disgustata.
Hardin ubriaco tocca il limite della mia sopportazione. So come è quando è in queste condizioni, e non sono sicura di averlo mai visto bere così tanto, nemmeno quella notte quando distrusse tutte le porcellane. Mi mancano i giorni quando Hardin alle feste beveva solo acqua. Al momento abbiamo già tanti problemi, e il suo bere aggiunge solo carne al fuoco.
A quanto pare mio padre non è più un ubriaco arrabbiato, ma uno che dice barzellette a non finire, la maggior parte delle quali sono volgari e senza senso. Ride sguaiatamente per tutto il tragitto verso casa al suono delle sue stesse parole, Hardin si unisce a lui ogni tanto. Non avevo immaginato la mia giornata così. Non so come abbia fatto Hardin a entrare nelle grazie di mio padre, ma ora è pomeriggio e loro sono entrambi ubriachi, e la loro amicizia non mi piace per nulla.
Quando arriviamo a casa lascio mio padre in cucina a mangiare altri cereali Frosted di Hardin e vado verso il luogo dove sembra che inizi e finisca la maggior parte dei nostri litigi: in camera.
- Tessa – Hardin inizia a parlare non appena chiudo la porta.
- No – rispondo freddamente
- Non essere arrabbiata con me. Ci stavamo facendo solo una bevuta – il suo tono è giocoso, ma non sono in vena.
- “Solo una bevuta?” Con mio padre, un alcolista con il quale sto cercando di costruire una relazione, che voglio pensare speri di diventare sobrio. È con lui che stavi facendo “solo una bevuta…?” –
- Piccola… -
Scuoto la testa. – Non chiamarmi piccola. Non mi va bene per nulla –
- Non è successo nulla – mi circonda il braccio con le dita e mi stringe a sé, ma quando cerco di spingerlo via inciampa nel letto.
- Hardin, hai fatto un’altra rissa! –
- Non era grande. A chi importa? –
- A me! A me importa! –
Dall’angolo del letto, dov’è seduto, alza lo sguardo, i suoi occhi color smeraldo striati di rosso, e dice: - Allora perché mi stai lasciando? Se ti importa così tanto? –
Il mio cuore si stringe.
- Non ti sto lasciando; ti sto chiedendo di venire con me – sospiro.
- Ma non voglio – dice, gemendo dal dispiacere.
- Lo so, ma questa è l’unica cosa che mi rimane… oltre a te, ovviamente –
- Ti sposerò – Si allunga per prendermi la mano, ma faccio un passo indietro.
Il mio respiro si ferma. Sono sicura di aver sentito correttamente. – Cosa? – alzo la mia mano, fermandolo così che non si avvicini.
- Ho detto che ti sposerò se scegli me – si alza e fa un passo verso di me.
Queste parole, anche se prive di significato per tutto l’alcool nel suo corpo, mi eccitano. – Sei ubriaco – affermo.
Mi sta facendo una proposta di matrimonio solo perché è ubriaco, il che è peggio di non averla mai fatta.
- Allora? Lo dico sul serio! -
- No, non è vero – scuoto la mia mano e rifiuto il suo tocco ancora una volta.
- Sì, invece. Non ora, logico, ma tra… tra sei anni o giù di li? – si massaggia la fronte con il pollice, pensierosi.
Alzo gli occhi. Nonostante il mio cuore che batte all’impazzata, proporre di sposarmi in un futuro così vago, tra sei anni o giù di li, mi addolcisce e mostra che in realtà si sta ritirando nei suoi pensieri, anche se è ubriaco cerca di convincermi che non lo è.
- Vedremo come la penserai domani – dico, sapendo che domani sicuramente non si ricorderà nulla.
- Indosserai quei pantaloni? – le sue labbra si stringono in un sorrisetto.
- No, non pensare di poter iniziare a parlare di questi maledetti pantaloni –
- Sei tu a indossarli. Non sai che sensazioni mi provocano – guarda in basso, verso il cavallo dei suoi pantaloni, lo indica e poi alza le sopraciglia.
L’Hardin ubriaco, giocoso e scherzoso è decisamente adorabile… ma non abbastanza da farmi perdere terreno.
- Vieni qui – supplica, aggrottando le sopraciglia.
- No, sono ancora arrabbiata con te –
- Dai, Tessie. Non esserlo – ride e si strofina gli occhi con il palmo delle mani.
- Se mi chiami così ancora una volta, giuro che… -
- Tessie, che c’è che non va, Tessie? Non ti piace il nome Tessie, Tessie? –
Hardin sogghigna e sento che guardarlo mi fa passare l’incazzatura.
- Mi lascerai toglierti quei pantaloni? -
- No, ho molto da fare oggi e nessuna di queste cose ha a che fare con te che mi togli i vestiti. Ti chiederei di venire con me, ma hai deciso di devastarti con mio padre, così devo andare da sola –
- Vai da qualche parte? – la sua voce è tranquilla ma rauca, profonda grazie al liquore.
- Sì –
- Non indosserai quelli, vero? –
- Sì, invece. Posso indossare che cazzo voglio – prendo un maglioncino ed esco dalla porta. – Tornerò più tardi, non fare nulla di stupido perché non farò uscire te o mio padre di prigione –
- Che sfacciata. Mi piace, ma posso immaginare qualcosa di più interessante da fare con la tua bocca – quando ignoro la sua allusione, supplica. – Stai con me –

Velocemente esco dalla stanza e dall’appartamento prima che riesca a convincermi a restare. Riesco a sentirlo urlare “Tessie!” mentre raggiungo la porta e devo coprirmi la bocca per nascondere il sorrisetto. È questo il mio problema: quando si tratta di Hardin, il mio cervello non vede la differenza tra il giusto e il sbagliato.

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