venerdì 3 luglio 2015

Recensione: La luce calda del tramonto


Buon venerdì e buon pomeriggio lettori.
Sedetevi, mettetevi comodi, prendete un bel tè freddo dal frigo e leggetemi attentamente.
Oggi, per la rubrica #autoriemergenti vi parlerò di una delle mie storie preferite sul portale di EFP. L’ho conosciuta un annetto e mezzo fa e mi è entrata così prepotentemente nel cuore che mai nessuno avrà la forza di farla uscire.

  • Titolo: La luce calda del tramonto
  • Autore: Zanna J Tyger
  • Numero capitoli: 41
  • Da leggere o no? Non ho nemmeno una piccolissima motivazione per dire “no”.


  • Voto: 10


Estate del 1945, la guerra ormai è agli sgoccioli e nel paesino di Pasadena c’è una ragazzina con i capelli biondi al vento che cavalca il suo mustang selvatico.


Cindy, la ragazza, ha solo diciassette anni e ama la sensazione di fresco sulla pelle, adora cavalcare il suo fidato Napoleone sulla prateria e sentire il vento che le sferza il volto e pettina i capelli. Cindy è una giovane donna, così piccola e minuta, ma ancora non sa che in se nasconde una grande maturità.
Un giorno, dove qualsiasi cosa può accadere, scontra i suoi occhi con quelli del capitano Jones. Un pilota dell’esercito, che è in visita in casa della famiglia di Cindy.
Chi sarà mai quell’uomo impettito e stretto nella divisa ruvida, che porta al petto in modo così fiero la medaglia all’onore?
Cindy trova egocentrico e altezzoso quell’uomo che la guarda sopra la sua forte e possente spalla, come se la stesse studiando e giudicando.
Quell’uomo è a casa per corteggiare sua sorella. Cindy ne è sicura.
E proprio quando ne ha la certezza, alcuni giorni dopo, vede proprio i due rientrare insieme civettuoli e immersi nelle loro risa.
Ormai è ufficiale, Cindy non sopporta il capitano. Colui che ha combattuto fieramente e orgogliosamente su un caccia nel cielo, per sconfiggere i musi gialli a Pearl Harbor. Un uomo valoroso, un uomo possente, un uomo fiero di essere americano.
Pian piano il risentimento che prova Cindy, si trasforma in quasi odio. Non trova nulla di interessante in quel capitano, che invece tutti esaltano.
Ma un giorno, la verità le viene sbattuta in faccia in modo totalmente inaspettato.
Sua sorella non prova sentimenti per il capitano Peter Jones, è solo una copertura per la sua vera storia d’amore: con un ragazzo totalmente fuori dagli schemi dell’epoca, un ragazzo nero.
E da lì Cindy vede in modo diverso quell’uomo, che da quel momento sembra apparire in una luce diversa. Tra Cindy e Peter, quell’alone di mistero e odio, si sgretola.
Cindy ne percepisce l’odore, la forza, la passione e subito per lei Peter diventa il tallone d’Achille. Sguardi trattenuti, parole sussurrate, verità nascoste, baci sognati.
Mentre si arrovella per il capitano, un giorno Cindy fa la conoscenza del veterinario Kevin, un tirocinante dell’università.
Kevin è tante cose ma quello che affascina Cindy è che lui, diversamente dal pilota dei cieli, è reale. È tangibile.
Kevin potrebbe dare a Cindy tutto quello che lei desidera: amore, passione, carezze, dolcezza, no Peter.
Cindy cerca in tutti i modi di legarsi anima e corpo a Kevin ma in cuor suo sa che non è possibile, nel suo cuore aleggia lo spirito di Peter a unirla tra irreale e reale. Vuole combattere, vuole sentirsi viva. E allora scatta.
Si arruola per combattere, per stare più vicino al suo amore. Quando Peter la scopre, passeranno giorni come una vera coppia, amandosi, dedicandosi attenzioni l’uno con l’altro.
Ma si sa, il dolore arriva quando meno te l’aspetti.
Peter parte per una nuova missione e stavolta è la più grande che avesse mai compiuto. La bomba atomica.
Cindy è stretta insieme alla sua famiglia nell’ascolto della radio e quando danno per disperso il capitano, il suo capitano, quella forza e quel sentimento sul cuore la schiacciano. Consumata dal tormento e dalla tristezza cerca di alleviarlo solo con il raggiungimento della sua anima con il suo amato. Ma il destino di Cindy non può finire in quel momento e il suo angelo custode la salva: Kevin.
Gli anni passano, le foglie sugli alberi si seccano per dare spazio a nuovi boccioli.
Cindy sopravvive, fa finta di andare avanti. Ora, con una casa tutta per se e libera di amare quel ragazzo che le dava serenità, divide la sua vita con il suo salvatore Kevin.
Ma è una vita a metà, una vita non vissuta al pieno. Fatta di assecondanti momenti e non di iniziative.
La luce calda del tramonto arriva, però, quando il tuo mondo è sottosopra. Quando il mondo di Cindy non vede più via d’uscita. Può capitare che proprio quando non ci speri più, proprio quando tutto ormai è già scritto, qualcuno arriva per cancellare il destino segnato.
Il regalo più grande che potesse avere Cindy era di guardare nuovamente gli occhi del suo amato e quando ci riesce, non crede a se stessa. Peter è lì e quella volta non si tratta di uno dei tanti sogni.
Finché c’è vita c’è speranza. E Cindy vive, vive fino a farsi male, riprendendo tra le mani quella forza e quella passione che credeva non poter afferrare mai più.
Ma la vita non da solo scompiglio e felicità, lo sappiamo bene, alle volte ti spiazza, ti destabilizza, ti fa credere di aver afferrato una cosa ma nell’attimo in cui ne se certo, si sgretola e ti sfugge via.
Peter e Cindy sono destinati ad amarsi, ma la vita può giocare carte diverse. Può presentare un conto salato a fine realtà.
Cosa succederà alle loro vite? Non sarò io a dirvelo, spetta a voi leggere.


Perché questa storia mi è piaciuta tanto?
Ci sono tantissimi motivi: il contesto storico, Pear Harbor, l’amore, la passione, le lacrime.
Ma se c’è una cosa che mi è piaciuta tanto, è stata la speranza.
Non la speranza in qualcosa, in un avvenimento, no. La speranza era Peter.
Era quell’uomo che non si è mai arreso, che ha sempre cercato di trovare una via d’uscita nel tunnel oscuro che era la sua vita, fatta di guerra, fatta di bombe e di tormenti.
Ha cercato sempre di mettere in salvo una piccola Cindy a cui ha affidato il cuore, ha cercato di darle il tempo della sua vita, ha cercato di darle il suo cuore. E quell’uomo ci è riuscito.
Se c’è una parte preferita della storia, per me, è quella più dolorosa.
Zanna ormai lo sa, non c’è stata storia che mi abbia fatto piangere di più. E lo ammetto, nessun libro mi ha fatto sentire così.
Ho letto la storia ormai quasi un anno fa, ma ricordo benissimo che mentre leggevo singhiozzavo così tanto che dovetti chiudere la porta per non farmi sentire da mia madre. Ah, cosa fa l’amore sulla mia pelle.
Il fatto è che con “La luce calda del tramonto” vivi insieme ai protagonisti, lotti per e con loro, dai il tuo cuore nelle mani di Peter stesso e aspetti che lui te lo ridia indietro a fine storia. Ma non è così, quel cuore rimane tra le righe, tra le parole di quest’opera. Non lo avrai mai più indietro.
Se arriverete all’ultimo capitolo, e spero vivamente voi lo facciate, è proprio lì che scoprirete la forza. È proprio lì che scoprirete l’amore.
Perché Cindy e Peter avranno combattuto una loro guerra personale, forse a pari merito della bomba atomica, non avranno mai avuto vita facile, ma lì, su quella collina del 4 luglio, loro continuano ad esserci. E lo saranno per sempre


Ho parlato troppo, me ne rendo conto, ma ci tenevo particolarmente tanto a fare un’intervista all’autrice. Scavando tra i miei dubbi, le mie curiosità e spero che anche qualche vostro interrogativo venga risposto.


1-    Ciao Zanna! Benvenuta in AnniDiNuvole, dove le belle storie passano da noi per poi far diffondere il verbo, e la tua è una di queste. La domanda che subito vorrei farti, in maniera molto generale, è per la scrittura. Quando e come hai iniziato a intraprendere questa strada?

Ciao, cara! Ringrazio te e AnniDiNuvole per avermi dato la possibilità di apparire sul blog, per me è un grande onore, nonché l'occasione di far conoscere la mia storia anche ad altre persone, come hai anticipato.
Bene, questa domanda me l'hanno fatta in molti, e ogni volta però mi ritrovo a raccontare qualcosa che lascia perplessi un po' tutti: fino all'estate 2013, per me, la lettura era stata ritenuta un passatempo di cui avrei preferito fare a meno, fin da quando ero piccola, perché proprio mi annoiava leggere e preferivo guardare film, anche già a 7 anni. Poi, a 17 anni, finita la scuola, a seguito comunque di un mio percorso interiore di autoconvincimento, mi decisi a provare a leggere un libro di mia spontanea volontà. Il fortunato prescelto fu “Gioco Pericoloso” di Robert Westall, autore e titolo a me totalmente sconosciuti; mi prese così tanto quella storia che terminai duecento e passa pagine in cinque giorni! Per una che non aveva mai letto, se non sotto costrizione, è stato un traguardo incredibile, eccome! Quel libro mi trasmise così tante emozioni, un libro scritto in prima persona al passato – stile che ho ripreso nella mia storia -, che quella stessa notte che lo terminai pensai subito una cosa, che poi si rivelò decisiva: “Se io ho provato tutto questo leggendo un libro, perché non posso regalare qualcosa anche io a chi legge?”. E così, in una notte, rivoluzionai il mio modo di vedere le cose, pensai alle basi di una trama che doveva essere coinvolgente e travolgente, per colpire il maggior numero di persone – non ho mai immaginato la scrittura come fine a se stessa o a me medesima, ma in funzione del lettore -, così il giorno dopo accesi il computer e ripresi in mano la mia passione per la scrittura, che si era già manifestata all'età di 13 anni – anche se odiavo leggere, scrivere e inventare mi piaceva tantissimo, infatti la passione per la lettura mi è venuta scrivendo, paradossalmente -, ma il cassetto si richiuse per poi riaprirsi solo quattro anni dopo con più determinazione.
Incredibile cosa la vita ha in serbo per noi, vero? Da qui potrete capire il filo conduttore del mio primo romanzo.


2-    Invece ti chiedo, in maniera più specifica, come e perché hai scritto “La luce calda del tramonto”?

Perché? Beh, i motivi sono molteplici: fare l'esperienza di creare un universo parallelo, vivere una vita in più, decidere delle vite di qualcuno, un po' come farebbe un dio, ovviamente in tutta la comodità di una sedia e un computer, senza far male realmente a qualcuno, ma principalmente dare la possibilità di far sognare ed emozionare le lettrici e i lettori che avrebbero seguito la storia; creare speranza nei cuori, anche nei più invalicabili e testardi, perché il potere dei sogni penso sia insuperabile nel creare speranza nella felicità, nel dimostrare che l'amore, se vero, può andare davvero contro ogni barriera sociale e politica. La mia filosofia da scrittrice è: “Se posso regalare un po' di felicità, amore, lacrime di dolore o di gioia, una vita in più da vivere a qualcuno DEVO farlo!”
Aggiungo che è stato grazie alla mia creazione che ho scoperto un romanzo, dello stesso genere, che mi è stato consigliato da una lettrice, che leggendo i primi capitoli della mia storia era rimasta colpita da come  le ricordasse il suo romanzo preferito: “Il cavaliere d'inverno” di Paullina Simons. Ebbene, colta dalla curiosità comprai il libro e lo iniziai a leggere in contemporanea al proseguimento de “La luce calda del tramonto”. Dire che me ne innamorai è poco... è diventato anche il mio romanzo preferito, che consiglio a tutti quelli che mi capitano a tiro, specialmente alle mie lettrici che hanno apprezzato la mia storia. Non possono non amare anche quell'altra. Sono stata accusata di plagio qualche volta, nonostante la mia chiarezza e buon fede nell'aver apposto al primo capitolo l'avviso che il mio romanzo, in corso d'opera, era diventato anche tributo al libro della Simons – l'inizio una trilogia -, quindi se vi si trovano elementi simili sono citazioni che ho chiarito nelle note d'autore ogni volta che si presentavano.

3-    In riferimento ancora alla domanda precedente, dato il contesto temporale importante e complicato come la guerra, vorrei chiederti perché proprio questo? Ti ha affascinato un evento particolare, che ti ha fatto scoccare la famosa “scintilla”?

Ho scelto il contesto della Seconda guerra mondiale, e degli anni immediatamente successivi, perché sono da sempre appassionata a quel periodo storico dell'umanità, quando c'era la guerra combattuta da aerei, con bombe che cadevano anche sulle teste dei civili – interesse fomentato anche da film come Pearl Harbor, che non mi stancherò mai di guardare senza avere occhi pieni quanto il Mississippi -. Non è di certo un momento storico felice, anzi, la tragedia della guerra è tale in ogni dove e in ogni quando, ma in mezzo a tutto quello sfacelo volevo accendere una scintilla di amore e speranza, come tuttavia sarà accaduto anche nella realtà storica. Mariti, fratelli, fidanzati partivano verso il fronte con la consapevolezza di non poter tornare mai più, e sicuramente si saranno accavallate storie di vite simili al mio romanzo. Il mio è un contributo e tributo a tutte quelle persone che hanno sofferto per un amore perduto, per chi ha potuto riabbracciare un promesso sposo e per chi è sopravvissuto all'inferno in terra, ecco perché ho fatto in modo di rispettare il più possibile la verità storica, modificando solo alcune cose ai fini della trama. Non volevo che le persone avessero un'idea distorta e ignorante dei fatti accaduti in guerra e non solo, io volevo essere anche una fonte di cultura generale sulla storia di quegli anni, indipendentemente dalla guerra.


4-    Ora parliamo un po’ dei personaggi, mentre leggevo, ho sempre immaginato Cindy un po’ come un tuo alter-ego, ho preso un abbaglio o ci ho visto bene anche di sfuggita? Tu e Cindy cosa avete in comune?

Ci hai visto benissimo!
Non avendo esperienza letterarie precedenti, né sul genere né per capire come si creasse un personaggio, decisi di andare sul sicuro e mi inserii deliberatamente all'interno della mia storia, anima e corpo. Cindy è il mio alter-ego in tante cose, ma sono io in tutte le altre... come la passione per gli animali, il tipo di amore che prova, la sua ironia e il suo sarcasmo, il suo essere ribelle a certe convinzioni dettate dalla società, ecc... Insomma, sono io, ma con in più una vita che avrei voluto vivere e aspetti del carattere che avrei voluto possedere per davvero.

5-    Sono proprio curiosa di chiedertelo: Peter. Quell’uomo è gioia e dolore mischiate insieme, ti ha fatto penare scriverlo o semplicemente ti sei lasciata andare alla fantasia? Hai preso spunto da qualcosa per il suo personaggio così carismatico, malizioso e follemente sexy?

Peter, Peter, Peter... che posso dire su di lui? Vale lo stesso discorso di Cindy Harris: il capitano Peter J. Jones nasce un po' dalla mia fantasia, un po' dai protagonisti di film a cui ho attinto volontariamente e inconsciamente, un po' dal bisogno di creare l'uomo della mia vita – che allora non avevo ancora trovato -. Peter è tutto ciò che una donna può desiderare in un uomo, ma anche detestare. Io nel creare i personaggi parto col presupposto che non devono essere perfetti, ma essere i più umani possibili, pieni di difetti, anche ipocriti se serve, per poter permettere alle persone di sognare, ma di capire che persone così le si possono incontrare davvero.
Di principi azzurri ne sono piene le fiabe, la mia storia non vuole essere una fiaba, ma assomigliare il più possibile ad una vita vera.

6-    Fermiamoci un attimo su quella collina del 4 luglio. Possiamo dire che la vera storia tra Peter e Cindy inizia proprio in quel momento, come ti è venuta questa idea? E maggiormente… avevi già pensato al “non è questo il momento” (che ci farà penare fino alla seconda parte della storia) di Peter?

Devo essere sincera, la trama di base l'ho sempre lasciata aperta, mi spiego meglio. Creai le basi principali, ma poi lasciai che il tempo mi aiutasse nel capire come far susseguire le vicende. Passavo giornate intere a pensare, ad immaginare, a fare ricerche su ogni minima cosa e passavo i miei pomeriggi estivi su Wikipedia e  Google Maps più che con le amiche. Notando che la casa di Cindy – abitazione reale e rintracciabile su Maps – si trovava nei pressi di un bosco tipico delle zone del Sud-Ovest mi venne il lampo di genio, per rendere la storia ancora più interessante e romantica. Quale donna non vorrebbe un uomo che la prenda e la porti su una collinetta per guardare i fuochi d'artificio da soli? Per il “non è questo il momento” ero combattuta, perché non sapevo se far succedere già tutto o no, anche per via della differenza di età e per la paura di far calare già l'interesse. Alla fine optai per la divisione in due parti, soluzione che si è rivelata la migliore e che ha fatto appassionare i lettori fino all'ultimo capitolo.

7-    Napoleone… il caro e vecchio Napoleone, colui che ci ha fatto innamorare perdutamente della libertà, era un lato di Cindy intrinseco a se stessa. Era una parte di lei. Avevi già in mente di lasciarlo libero in quella prateria? Oppure è stato un colpo di genio e avevi un’altra strada per l’adorabile Mustang?

La mia storia è piena zeppa di simbologie, più o meno individuabili, una di queste è proprio Napoleone, il cavallo. Il cavallo, per i Nativi, era simbolo di libertà, forza, coraggio, lungimiranza e saggezza, così Napoleone rappresenta anche la Cindy che poi si incontrerà nella seconda parte. Napoleone è sempre presente nella storia, anche se non in maniera fisica. Il cavallo è uno dei miei animali preferiti, anche se li amo tutti, proprio per via del tuo temperamento, la sua intelligenza e la sua potenza che lo rendono uno degli animali più belli e incredibili che madre natura potesse creare fra  i suoi tanti capolavori.
La scelta di lasciarlo andare è stata dettata da ragioni tecniche di trama che, come ripeto, si è sviluppata giorno per giorno senza una scaletta, tuttavia anche da un ulteriore simbolo di separazione, per Cindy, dal mondo ingenuo e spensierato dell'infanzia.

8-    La guerra, alla fine dei conti, per quanto male ha portato con sé, ha fatto incontrare i due protagonisti. Secondo te, se non ci fosse stato tutto questo evento storio a dividerli-unirli, Peter avrebbe comunque conosciuto Cindy? E secondo te dove si potrebbero essere conosciuti?

Io penso che se due persone debbano conoscersi, in qualche modo lo faranno se sono fortunate. Peter e Cindy si sarebbero comunque conosciuti, senza dubbio, guerra o no, ma il motivo sta nel fatto che la loro conoscenza è stata la conseguenza di un altro tipo di amore. Mi piace definire tutto ciò uno scontro fortuito.

9-    Continuiamo con le supposizioni, se Peter non fosse tornato la prima volta che lo si considerava disperso, come si sarebbe evoluta la storia tra Cindy e Kevin? Lei un giorno, avrebbe trovato il modo di liberarsi dal fantasma dell’uomo che ha davvero amato?

Mi duole dirlo, per chi ha sempre e solo fatto il tifo per Peter, che sì... Cindy avrebbe imparato ad amare Kevin abituandosi alla sua nuova vita, cosa che comunque stava già accadendo prima che tornasse Peter. Ma ciò non avrebbe pregiudicato la liberazione definita del fantasma del suo capitano. Come si dice? “Il primo amore non si scorda mai”.

10-Come ti ho detto tempo fa, e lo ribadisco anche oggi, non giudico Kevin e mai lo farò, però la domanda che ti pongo è: perché secondo te un uomo che sa di non poter essere la prima scelta della persona che ama, continua a rimanere in quella posizione? Perché Kevin non ha avuto il coraggio di sentirsi dire quella verità così scomoda, anche su sua figlia stessa? Non c’è un lato egoistico in lui?

Kevin, forse, è il personaggio più enigmatico e complesso di tutta la storia. La sua psicologia si sviluppa su più piani, è controverso, è ipocrita, egoista, ma allo stesso tempo insicuro e innamorato perdutamente di una ragazza, allo stesso modo di Peter. Si preoccupa per Cindy, ha momenti di cedevolezza nel decidere di lasciarla andare, ma proprio non riesce a fare a meno di lei. Kevin è quel tipo di persona che cerca di fuggire dalla realtà, che preferisce far finta di nulla e recuperare il recuperabile, e questo è un lato di me che ho dato a lui: il cercare di mettere assieme tutti i pezzi come meglio si può pur di non perdere tutto. Kevin non ha mai saputo della storia d'amore fra Cindy e Peter, nessuno a parte Alexandra sapeva la vera identità del fantomatico uomo che aveva rapito il cuore di Cindy, e a stento lo conosceva bene si potrebbe dire, quindi non sapeva perché la moglie si sentisse altrove in certi momenti della loro vita quotidiana, o forse faceva solo finta di non sapere? Agli occhi di Kevin, Peter era solo il defunto fidanzato della sorella di Cindy, morto tragicamente nella missione Hiroshima.

11-E arriviamo alla conclusione, dopo mille lacrime che secondo me non finiranno mai ogni volta che rileggerò questa storia, l’ultimo capitolo mi lascia sempre con felicità mista a dolore. Vorrei da te una risposta al mio dubbio più vivido. L’idea della tua storia è stupenda ma avevi già in mente di finirla così? O avevi altre strade per Peter e Cindy.

Il finale è il frutto di una decisione presa con le pinze. Non sapevo bene quale sarebbe stato il modo migliore di far finire una storia come quella, alla fine decisi che il modo migliore sarebbe stato quello di regalare un sapore dolceamaro al lettore, tuttavia senza uccidere la speranza e la fede nell'amore, che tutto vince, che tutto può e che alla fine ha aiutato anche ad evitare un'altra tragedia... L'amore che si riscatta nonostante tutto, la morale è questa.

12-Se Peter fosse scampato alla guerra, se avesse bussato lui alla porta di Cindy, lei avrebbe avuto la forza di lasciare Kevin e intraprendere la sua vera vita con l’uomo che amava?

Questa è una risposta che avrei potuto darti se non avessi scritto il sequel “what if”, ma ora la risposta a questa domanda la trovi lì con tutti i suoi annessi e connessi. Non voglio fare troppi spoiler!

13-Sappiamo che “La luce calda del tramonto” ha un continuo, fatto di “what if?” e sicuramente lo leggerò ma ora dimmi… quali sono i tuoi progetti per il futuro? In cuor mio, per quanto ho amato questa storia, spero di vederla prima o poi tra la mia libreria in un libro rilegato. Questo è l’augurio che io e AnniDiNuvole ti facciamo, perché le storie belle, hanno il diritto di diventare reali. In bocca al lupo per tutto.

La luce calda del tramonto” era nata come storia singola, poi ho sentito il bisogno di dover raccontare altro e così è nata l'idea di una trilogia. La prima storia può essere letta singolarmente, ma chi vuole può continuare con “Ordo Amoris” e poi “Amor Fati”, che sto attualmente scrivendo, anche se a rilento.
Il mio sogno è quello di vedere anche solo la prima storia in formato cartaceo nelle librerie, e addirittura sui grandi schermi – dato che nella mia testa vedevo tutto come scene di film curate nei minimi dettagli -, proprio perché il mio obiettivo è quello di far arrivare al maggior numero di persone questo racconto di amore e coraggio. Spero di riuscire in ciò, prendendo in considerazione la proposta di un editore della Mondadori che mi è stata fatta un anno fa. La storia va revisionata e corretta, ma credo che già così non sia male per una dilettante che odiava leggere.
Grazie infinte per questo spazio, spero di essere stata esaustiva e, anzi, credo di essere stata anche un po' prolissa come mio solito!
Ai folli che hanno intenzione di leggere la mia storia lascio l'incipit, che è la bellissima poesia di un poeta e uno dei punti cardine di tutta la storia.


Dalla Tua bocca usciranno le parole dei tulipani
e saranno i petali a tramutare i pensieri in gesti,
i battiti in brividi,
steli verso sera.
Ma non a cambiar l’intento, agile, fresco come di vento.
Non correrà il tempo, si placherà l’aria.
E staremo in quel silenzio bianco come un lenzuolo, stracciato ancora dalla nostra assenza.
Petali…
Dove l’eterno ha avuto luogo.

Walt Whitman, Petali, noi


Che altro dirvi, meglio che mi ferma qui altrimenti continuerei fino all’infinito e oltre.
Io vi invito, con il cuore in mano, a leggere questa storia. Non ve ne pentirete.
Torneremo a parlare di Peter e Cindy, ve lo prometto.


E anche oggi siamo arrivati alla fine della rubrica, chi è arrivato fino in fondo ha tutto il mio sostegno e ammirazione.
Se la recensione vi è piaciuta spolliciate il +1. Per commenti, riflessioni o qualsiasi voi vogliate, lasciateci un commento.
Vi invitiamo sui social in alto a destra e… per oggi basta così :D
Buona serata magici lettori. E che la bellezza dell’amore vi possa sempre accompagnare ovunque voi andate. 

Ila

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