domenica 28 giugno 2015

Anteprima: Grey


Le novità hanno le gambe lunghe e tutti ormai sappiamo che E. L. James il mese prossimo vedrà sbarcare il suo nuovo libro in Italia.
Il fenomeno che ha popolato ovunque "50 sfumature" torna sotto il punto di vista di Mr. Christian Grey.
AnniDiNuvole, solo per voi, mette a disposizione la traduzione delle prime pagine!
Sorprendente. Ecco a voi... Grey!


Ho tre macchinine. Sfrecciano veloci sul pavimento. Molto veloci. Una è verde. Una è gialla. Una è rossa. Mi piace quella verde. È la mia preferita. Anche a mamma piacciono. Mi piace quando mamma gioca con le macchinine con me. Quella rossa è la sua preferita. Oggi è seduta sul divano e guarda il muro. La macchinina verde sfreccia sul tappeto. Poi lo fa anche la macchinina rossa. Poi lo fa anche quella gialla. BAM! Ma mamma non vede lo faccio ancora. BAM! Ma mamma non vede. Punto la macchinina gialla verso i suoi piedi. Ma la macchinina verde va sotto il divano. Ma mamma sta sul divano guardando il muro. Non riesco a raggiungerla. La mia mano è troppo grande per quello spazio. Mamma non vede. Voglio la mia macchinina verde. Ma mamma rimane sul divano guardando il muro. Mamma! La mia macchinina! Lei non mi sente. Mamma! Le tiro la mano ma lei si appoggia allo schienale e chiude gli occhi. Non ora marmocchio. Non ora dice. La mia macchinina rimane sotto il divano. È sempre sotto il divano riesco a vederla. Ma non riesco a raggiungerla. La mia macchinina è coperta di polvere. coperta da pelo grigio e sporcizia. La rivoglio indietro ma non riesco a prenderla. Io non riesco mai a prenderla. La mia macchinina verde è persa. Persa. E io non posso più giocarci insieme.

Apro gli occhi e il mio sogno svanisce nella luce chiara del mattino. Che cazzo era? Afferro i frammenti mentre loro mi sfuggono, ma non ne riesco a raggiungere nessuno. Li lascio andare, come faccio la maggior parte delle mattine. Scendo dal letto e nell’armadio trovo dei maglioni appena lavati. Fuori, il cielo grigio promette pioggia e non sono dell’umore di correre bagnato. Mi dirigo alla palestra al piano superiore, cambio canale per guardare le notizie economiche del mattino e salgo sul tapis roulant. Penso a ciò che dovrò fare oggi. Solo meeting ma vedrò il mio personal trainer più tardi per un allenamento nel mio ufficio-Bastille è sempre una sfida ben accetta.
Forse dovrei chiamare Elena?
Si. Forse. Possiamo incontrarci a cena più tardi nella settimana.
Senza fiato fermo il tapis roulant e mi dirigo al piano inferiore per farmi una doccia e iniziare un’altra monotona giornata.


“Domani“ mormoro, lasciando andare Claude Bastille quando è in piedi all’entrata del mio ufficio.
“Questa settimana c’è il golf Grey“ Bastille sogghigna con arroganza sapendo che la sua vittoria sul campo da golf è assicurata.
Scuoto la testa mentre esce. Le sue parole gettano sale sulle mie ferite perché, nonostante i miei eroici tentativi durante l’allenamento di oggi, il mio personal trainer mi ha fatto il culo. Bastille è l’unica persona che può battermi e ora vuole un’altra vittoria sul campo da golf. Detesto il golf, ma sul campo si fanno così tanti affari, e devo sopportare la sua lezione anche la… e anche se detesto ammetterlo, giocare contro Bastille migliora notevolmente il mio gioco.
Mentre guardo la skyline di Seattle fuori dalla finestra la noia famigliare filtra nella mia coscienza. Il mio umore è plumbeo come il cielo. I miei giorni si mescolano insieme senza distinzioni e ho bisogno di qualche distrazione. Ho lavorato tutto il fine settimana e ora, rinchiuso tra le pareti del mio ufficio sono irrequieto. Non dovrei sentirmi così, non dopo una seduta con Bastille. Eppure lo sono. Aggrotto le sopraciglia. La verità è che l’unica cosa che ha catturato il mio interesse recentemente è stata la mia decisione di mandare due container in Sudan. Il che mi ricorda – Ros dovrebbe venire da me con numeri e logistiche. Cosa cazzo la sta trattenendo? Controllo la mia agenda e prendo il telefono. Cazzo. Devo sopportare un’intervista con l’insistente signorina Kavanagh per il giornale degli studenti dell’università di Washington. Perché cazzo ha accettato? Io detesto le interviste le interviste- sciocche domande di persone troppo informate, persone invidiose che mirano a investigare nella mia vita privata. E lei è una studentessa. Il telefono vibra.
“Dimmi“ sbraito ad Andrea anche se non devo incolpare lei. Almeno posso far si che questa intervista sia breve.
“La signorina Anastasia Steele è qui per vederla, signor Grey“
“Steele? Stavo aspettando Katrine Kavanagh“
“Qui c’è la signorina Anastasia Steele, signore“
Odio gli imprevisti. “Falla entrare“
Bene, bene… la signorina Kavanagh non è disponibile. Conosco suo padre Eamon, il proprietario dei Kavanagh Media. Abbiamo fatto affari insieme e lui sembra un una persona sagace e razionale. Questa intervista è un favore che faccio a lui – uno che intendo farmi ricambiare quando meglio credo. E devo ammettere che sono vagamente curioso di conoscere sua figlia, interessato a vedere se la mela è caduta lontana dall’albero.
Una confusione alla porta mi riporta con i piedi a terra mentre un turbine capelli lunghi e castani, pelle pallida e stivali marroni cade a faccia in giù nel mio ufficio. Reprimendo il mio solito fastidio per la confusione mi avvicino alla ragazza che è atterrata con la faccia e le ginocchia sul pavimento. Prendendola per le spalle magre l’aiuto a rimettersi in piedi.
Degli imbarazzati occhi chiari incontrano i miei e vacillo su i miei passi. Sono di un colore straordinario, blu polvere, e sinceri e per un bruttissimo momento, penso possa vedere attraverso me e io mi sento… esposto. Il pensiero è snervante, così la lascio andare immediatamente.
Ha un visino dolce che ora sta arrossendo, di un innocente rosa pallido. Brevemente mi chiedo se ovunque la sua pelle sia così  - perfetta- e come sarebbe se fosse arrossata e scaldata dal morso della verga.
Cazzo.
Scaccio i pensieri capricciosi, allarmati dalla direzione che stanno prendendo. Che cazzo stai pensando, Grey? Questa ragazza è troppo giovane. Mi fissa e riesco a non alzare lo sguardo. Sì, sì, piccola. È solo un viso, la bellezza è superficiale. Divertendomi voglio togliere quello sguardo di ammirazione da quegli occhi.
“Signorina Kavanagh. Sono Christian Grey. Sta bene? Vorrebbe sedersi?”
Arrossisce di nuovo. Con la situazione sotto controllo, la studio. È molto attraente – magra, pallida, con una massa di capelli scuri a malapena contenuti dall’elastico.
Una bruna.
Sì, è attraente. Le porgo la mano mentre inizia a balbettare una mortificata serie di scuse, mentre mette le sua mano nella mia. La sua pelle è fresca e morbida, ma la sua stretta sorprendentemente ferma.
“La signorina Kavanagh è indisposta, così ha mandato me. Spero che non le dispiaccia, signor Grey”. La sua voce è pacata, con una musicalità esitante e lei continua a sbattere le palpebre, le ciglia che ondeggiano.
Incapace di trattenere il divertimento dalla mia voce mentre  ricordo la sua entrata certamente non elegante nel mio ufficio, domando chi sia.
“Anastasia Steele. Studio letteratura inglese con Kate… cioè Katherine... cioè la signorina Kavanagh alla WSU di Vancouver”.
Un tipino studioso e amante dei libri? Lo sembra proprio: vestita malamente, nasconde il suo corpo sotto un maglione informe, una gonna marrone a trapezio e degli stivali usati. Non ha proprio nessun senso dello stile. Si guarda intorno con aria curiosa. Noto con divertita ironia che guarda posa lo sguardo ovunque, ma non su di me. Questa donna come può essere una giornalista? Non ha una traccia di assertività. Mansueta, mite… sottomessa. Divertito dai miei pensieri inopportuni scuoto la stessa e mi domando se le prime impressioni sono affidabili. Mormorando qualche banalità la invito a sedersi, poi noto il suo sguardo posarsi attento sui quadri del mio ufficio. Prima che riesca a fermarmi mi trovo a spiegarli. “Un artista locale. Trouton”.
“Sono belli. Elevano l’ordinario a straordinario” afferma con aria sognante, persa nella fine fattura artistica dei quadri di Touton. Il suo profilo è delicato – naso all’insù, labbra soffici e piene. Elevano l’ordinario a straordinario. È un’osservazione acuta. La signorina Steele è brillante.
Le dico di essere d’accordo e guardo, affascinato, mentre il rossore appare ancora una volta sulle sue guance. Mentre mi siedo di fronte a lei cerco di imbrigliare i miei pensieri. Pesca dei fogli spiegazzati e un registratore digitale dalla sua borsa. Ѐ così maldestra che fa cadere quella cosa ben due volte sul mio tavolino Bauhaus. È ovvio che non l’abbia mai fatto prima, ma per qualche ragione che non riesco a spiegarmi trovo tutto questo divertente. In circostanze normali la sua goffaggine mi irriterebbe davvero tanto, ma ora nascondo un sorriso sotto il mio indice e non riesco a non aiutarla.
Mentre si agita sempre più irritata, mi viene in mente che potrei migliorare le sue attività motorie con un frustino da equitazione. Usato come si deve riesce a mettere in riga anche il soggetto più recalcitrante. Questo pensiero errante mi fa cambiare posizione sulla sedia. Alza lo sguardo e si morde il labbro inferiore.
Cazzo! Come avevo fatto a non notare quanto fosse invitante quel labbro?
“S-scusi, non sono abituata a usare questo coso”
Lo so picco, ma adesso come adesso non riesco a togliere gli occhi dalla tua bocca”
“Si prenda tutto il tempo che le serve, signorina Steele”. Ho bisogno di un altro momento per mettere in riga i miei pensieri indecenti.
Grey, smettila. Adesso!
“Le dispiace se registro le sue risposte” chiede, il viso candido e speranzoso.
Voglio ridere. “Me lo chiede adesso dopo aver trafficato così tanto a impostare il registratore?”
Sbatte le palpebre, i suoi occhioni persi per un momento e sono pervaso da uno strabi senso di colpa.
Smettila di essere un pezzo di merda, Grey! “No, faccia pure” Non voglio essere io il responsabile di quello sguardo.
“Katie, cioè… La signorina Kavanagh le ha spiegato il motivo dell’intervista?”
“Sì. Apparirà nel numero del diploma del giornale studentesco dato che sarà io a consegnare i diploma di laurea quest’anno”. Perché cazzo avessi accettato, proprio non lo so. Sam delle Pubbliche Relazioni mi aveva detto che il dipartimento delle scienze ambientali della WSU ha bisogno di pubblicità per attirare ulteriori finanziamenti come il mio e Sam baderà all’esposizione mediatica.
La signorina Steele sbatte ancora una volta le palpebre come se si trattasse di una novità – e sembra delusa. Ma non ha fatto nessuna indagine per l’intervista? Dovrebbe saperlo. Il pensiero raggela il mio sangue. Non è… piacevole, non è ciò che mi aspetto da qualcuno a cui concedo un po’ del mio tempo.
“Bene. Avrei alcune domande, signor Grey” mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio, distraendomi dalla noia.
“Lo avevo immaginato” dico seccamente. Mettiamola in imbarazzo. Compiaciuta raddrizza le spalle esili per poi scuoterle. Vuole fare affari. Si china in avanti e prese il pulsante per iniziare a registrare e si acciglia mentre abbassa lo sguardo sui suoi appunti stropicciati.
“Ѐ molto giocane per aver creato un simile impero. A cosa deve un successo del genere?”
Sicuramente può fare meglio di così. Che domanda idiota… nemmeno un briciolo di originalità. È deludente. Dico la mia solita risposta: al mio servizio ho persone eccezionali. Persone di cui mi fido, anche se non mi fido di nessuno, e ben pagate – blablabla. Ma, signorina Steele, la verità è semplicissima. Sono bravo in ciò che faccio. Per me è come bere un bicchiere d’acqua. Acquistare società in crisi e mal gestite, rimetterle in sesto e tenerne alcune oppure, nel caso siano davvero messe male, le spoglio di ciò che possono avere e le vendo al miglior offerente. È semplicemente una questione di conoscere la differenza tra i due ed è sempre questione di chi si trova al comando. Per aver successo in affari si ha bisogno di brave persone e io riesco a giudicare le persone molto meglio di altri.
“Forse è solo fortunato” dice tranquillamente.
Fortunato? Un brivido di noi scorre nelle mie vene. Fortunato? Come osa? Sembra tranquilla e senza pretese, ma questa domanda? Nessuno ha mai suggerito che si trattasse di fortuna. Duro lavoro, portare persone con me, guardarne alcune da vicino e se ne hanno bisogno dar loro una seconda possibilità e se non sono all’altezza, licenziarle.
Ecco cosa faccio e lo faccio bene. Non ha nulla a che vedere con la fortuna. E vaffanculo!
Mostrando tutta la mia erudizione, cito Andrew Carnegue, il mio industriale preferito: “ La crescit e lo sviluppo del personale è il gradino più alto del comando”.
“Sembra un maniaco del controllo” dice e è dannatamente seria.
Che cazzo…? Sembra che possa davvero vedere attraverso me. Dolcezza, controllo è il mio secondo nome. La guardo, sperando di intimidirla. “Oh, esercito il controllo in tutto, signorina Steele”. E mi piacerebbe  esercitarlo su di te, proprio qui e proprio adesso.
Quel rossore attraente invade ancora le sue guance e morde ancora il labbro. Comincio a divagare, cercando di distrarmi dalla visione della sua bocca.
“Inoltre se nelle proprie fantasie più segrete ci si convince di dominare, si acquista un potere immenso”
“Sente di avere un potere immenso?” mi chiede con una voce soffice e vellutata, ma allo stesso tempo inarca un sopraciglio mostrando il proprio disappunto. Sta deliberatamente cercando di provocarmi? Sono le sue domande, il suo modo di porsi oppure il fatto di trovarla attraente a farmi incazzare? Il fastidio si fa sentire.
“Ho più di quarantamila persone alle mie dipendenza. Questo mi dà un cero senso di responsabilità – potere, se vuole. Se decidessi di non essere più interessato nel settore delle telecomunicazioni e vedere, ventimila persone farebbero fatica a pagare il mutuo dopo un mese o poco più”.
A questa risposta rimane a bocca aperta. Molto meglio. Hai capito, piccola? Sento che l’equilibrio sta tornando.
“Non deve rispondere a un consiglio di amministrazione?”
“La società è di mia proprietà, non devo rispondere a nessuno”. Dovrebbe saperlo.
“E non ha nessun interesse al di fuori del lavoro?” continua come se niente fosse, interpretando correttamente le sue reazioni. Sa che sono incazzato e, per qualche ragione inspiegabile, mi fa piacere.
“Ho svariati interessi, signorina Steele. Molto vari”. Mentalmente la immagino in diverse posizioni nella mia stanza dei giochi: incatenata alla croce, a braccia e gambe spalancate sul letto, distesa sulla panca pronta per essere frustata. E poi – ancora quel rossore. È come un meccanismo di autodifesa.
“Ma se lavora così duramente, cosa fa per rilassarsi?”
“Rilassarmi?” Quelle parole dette da quella bocca impudente suonano strane, ma divertenti. Inoltre, quando ho tempo per rilassarmi? Non ha idea di ciò che faccio. Ma lei mi guarda di nuovo con quegli occhi così ingenui e mi sorprendo a considerare la domanda.
Cosa faccio per rilassarmi. Vado in barca a vela, volo, scopo… testo i limiti di brunette attraenti come lei e le porto al limite. Il pensiero mi fa cambiare posizione sulla sedia, ma le rispondo con calma, omettendo alcuni dei miei hobby preferiti.
“Investe nell’attività industriale. Può dirmi il motivo specifico?”
“Mi piace costruire delle cose. mi piace sapere come funzionano le cose: come sono i loro ingranaggi, come costruirli e smontarli. E ho un amore per le barche. Che altro posso dire?”. Trasportano il cibo in giro per il mondo.
“Sembra che sia il suo cuore a parlare, più che la logica e i fatti”.
Il cuore? Io? Oh no, piccola.
Il mio cuore è stato massacrato fino a diventare irriconoscibile molto tempo fa. “Possibilmente. Anche se ci sono persone che direbbero che non ho un cuore”.
“Perché?”
“Perché mi conoscono bene”. Le rivolgo un sorriso sarcastico. Infatti nessuno mi conosce così bene, tranne, forse, Elena. Mi chiedo cosa direbbe della piccola signorina Steele. Questa ragazza è una ammasso di contraddizioni: timida, imbarazzata, indubbiamente brillante e davvero molto arrapante.
Sì, lo ammetto. È davvero figa.
Recita la prossima domanda senza leggerla.
“I suoi amici direbbero che è facile avere a che fare con lei?”
“Sono una persona molto riservata. Faccio di tutto per proteggere la mia privacy. Non concedo spesso interviste”. Facendo ciò che faccio, vivendo la vita che ho scelto di vivere, ho bisogno di privacy.
“Perché ha accettato di concedere questa?”
“Perché sono uno sponsor dell’università e a dispetto di tutti i miei sforzi e interessi non sono riuscito a togliermi di torno la signorina Kavanagh. Ha tormentato gli addetti alle pubbliche relazioni fino all’esaurimento e ammiro questo genere di tenacia”.

Ma sono contento che sia venuta tu e non lei.

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Se siete curiosi di scoprire altri dettagli, fateci sapere. Siamo sempre pronte ad esaudire i vostri desideri ;)
A presto!


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