Le novità hanno le gambe lunghe e tutti ormai sappiamo che E. L. James il mese prossimo vedrà sbarcare il suo nuovo libro in Italia.
Il fenomeno che ha popolato ovunque "50 sfumature" torna sotto il punto di vista di Mr. Christian Grey.
AnniDiNuvole, solo per voi, mette a disposizione la traduzione delle prime pagine!
Sorprendente. Ecco a voi... Grey!
Ho tre macchinine. Sfrecciano veloci sul
pavimento. Molto veloci. Una è verde. Una è gialla. Una è rossa. Mi piace
quella verde. È la mia preferita. Anche a mamma piacciono. Mi piace quando
mamma gioca con le macchinine con me. Quella rossa è la sua preferita. Oggi è
seduta sul divano e guarda il muro. La macchinina verde sfreccia sul tappeto.
Poi lo fa anche la macchinina rossa. Poi lo fa anche quella gialla. BAM! Ma
mamma non vede lo faccio ancora. BAM! Ma mamma non vede. Punto la macchinina
gialla verso i suoi piedi. Ma la macchinina verde va sotto il divano. Ma mamma
sta sul divano guardando il muro. Non riesco a raggiungerla. La mia mano è
troppo grande per quello spazio. Mamma non vede. Voglio la mia macchinina
verde. Ma mamma rimane sul divano guardando il muro. Mamma! La mia macchinina!
Lei non mi sente. Mamma! Le tiro la mano ma lei si appoggia allo schienale e
chiude gli occhi. Non ora marmocchio. Non ora dice. La mia macchinina rimane
sotto il divano. È sempre sotto il divano riesco a vederla. Ma non riesco a
raggiungerla. La mia macchinina è coperta di polvere. coperta da pelo grigio e
sporcizia. La rivoglio indietro ma non riesco a prenderla. Io non riesco mai a
prenderla. La mia macchinina verde è persa. Persa. E io non posso più giocarci
insieme.
Apro gli occhi e il mio sogno svanisce nella luce
chiara del mattino. Che cazzo era? Afferro i frammenti mentre loro mi sfuggono,
ma non ne riesco a raggiungere nessuno. Li lascio andare, come faccio la
maggior parte delle mattine. Scendo dal letto e nell’armadio trovo dei maglioni
appena lavati. Fuori, il cielo grigio promette pioggia e non sono dell’umore di
correre bagnato. Mi dirigo alla palestra al piano superiore, cambio canale per
guardare le notizie economiche del mattino e salgo sul tapis roulant. Penso a
ciò che dovrò fare oggi. Solo meeting ma vedrò il mio personal trainer più
tardi per un allenamento nel mio ufficio-Bastille è sempre una sfida ben
accetta.
Forse dovrei chiamare Elena?
Si. Forse. Possiamo incontrarci a cena più tardi
nella settimana.
Senza fiato fermo il tapis roulant e mi dirigo al
piano inferiore per farmi una doccia e iniziare un’altra monotona giornata.
“Domani“ mormoro, lasciando andare Claude Bastille
quando è in piedi all’entrata del mio ufficio.
“Questa settimana c’è il golf Grey“ Bastille
sogghigna con arroganza sapendo che la sua vittoria sul campo da golf è
assicurata.
Scuoto la testa mentre esce. Le sue parole gettano
sale sulle mie ferite perché, nonostante i miei eroici tentativi durante l’allenamento
di oggi, il mio personal trainer mi ha fatto il culo. Bastille è l’unica
persona che può battermi e ora vuole un’altra vittoria sul campo da golf.
Detesto il golf, ma sul campo si fanno così tanti affari, e devo sopportare la
sua lezione anche la… e anche se detesto ammetterlo, giocare contro Bastille
migliora notevolmente il mio gioco.
Mentre guardo la skyline di Seattle fuori dalla
finestra la noia famigliare filtra nella mia coscienza. Il mio umore è plumbeo
come il cielo. I miei giorni si mescolano insieme senza distinzioni e ho
bisogno di qualche distrazione. Ho lavorato tutto il fine settimana e ora,
rinchiuso tra le pareti del mio ufficio sono irrequieto. Non dovrei sentirmi
così, non dopo una seduta con Bastille. Eppure lo sono. Aggrotto le
sopraciglia. La verità è che l’unica cosa che ha catturato il mio interesse
recentemente è stata la mia decisione di mandare due container in Sudan. Il che
mi ricorda – Ros dovrebbe venire da me con numeri e logistiche. Cosa cazzo la
sta trattenendo? Controllo la mia agenda e prendo il telefono. Cazzo. Devo
sopportare un’intervista con l’insistente signorina Kavanagh per il giornale
degli studenti dell’università di Washington. Perché cazzo ha accettato? Io
detesto le interviste le interviste- sciocche domande di persone troppo
informate, persone invidiose che mirano a investigare nella mia vita privata. E
lei è una studentessa. Il telefono vibra.
“Dimmi“ sbraito ad Andrea anche se non devo
incolpare lei. Almeno posso far si che questa intervista sia breve.
“La signorina Anastasia Steele è qui per vederla, signor
Grey“
“Steele? Stavo aspettando Katrine Kavanagh“
“Qui c’è la signorina Anastasia Steele, signore“
Odio gli imprevisti. “Falla entrare“
Bene, bene… la signorina Kavanagh non è
disponibile. Conosco suo padre Eamon, il proprietario dei Kavanagh Media.
Abbiamo fatto affari insieme e lui sembra un una persona sagace e razionale.
Questa intervista è un favore che faccio a lui – uno che intendo farmi
ricambiare quando meglio credo. E devo ammettere che sono vagamente curioso di
conoscere sua figlia, interessato a vedere se la mela è caduta lontana
dall’albero.
Una confusione alla porta mi riporta con i piedi a
terra mentre un turbine capelli lunghi e castani, pelle pallida e stivali
marroni cade a faccia in giù nel mio ufficio. Reprimendo il mio solito fastidio
per la confusione mi avvicino alla ragazza che è atterrata con la faccia e le
ginocchia sul pavimento. Prendendola per le spalle magre l’aiuto a rimettersi
in piedi.
Degli imbarazzati occhi chiari incontrano i miei e
vacillo su i miei passi. Sono di un colore straordinario, blu polvere, e
sinceri e per un bruttissimo momento, penso possa vedere attraverso me e io mi
sento… esposto. Il pensiero è snervante, così la lascio andare immediatamente.
Ha un visino dolce che ora sta arrossendo, di un
innocente rosa pallido. Brevemente mi chiedo se ovunque la sua pelle sia
così - perfetta- e come sarebbe se fosse
arrossata e scaldata dal morso della verga.
Cazzo.
Scaccio i pensieri capricciosi, allarmati dalla
direzione che stanno prendendo. Che cazzo stai pensando, Grey? Questa ragazza è
troppo giovane. Mi fissa e riesco a non alzare lo sguardo. Sì, sì, piccola. È
solo un viso, la bellezza è superficiale. Divertendomi voglio togliere quello
sguardo di ammirazione da quegli occhi.
“Signorina Kavanagh. Sono Christian Grey. Sta
bene? Vorrebbe sedersi?”
Arrossisce di nuovo. Con la situazione sotto
controllo, la studio. È molto attraente – magra, pallida, con una massa di
capelli scuri a malapena contenuti dall’elastico.
Una bruna.
Sì, è attraente. Le porgo la mano mentre inizia a
balbettare una mortificata serie di scuse, mentre mette le sua mano nella mia.
La sua pelle è fresca e morbida, ma la sua stretta sorprendentemente ferma.
“La signorina Kavanagh è indisposta, così ha
mandato me. Spero che non le dispiaccia, signor Grey”. La sua voce è pacata,
con una musicalità esitante e lei continua a sbattere le palpebre, le ciglia
che ondeggiano.
Incapace di trattenere il divertimento dalla mia
voce mentre ricordo la sua entrata
certamente non elegante nel mio ufficio, domando chi sia.
“Anastasia Steele. Studio letteratura inglese con
Kate… cioè Katherine... cioè la signorina Kavanagh alla WSU di Vancouver”.
Un tipino studioso e amante dei libri? Lo sembra
proprio: vestita malamente, nasconde il suo corpo sotto un maglione informe,
una gonna marrone a trapezio e degli stivali usati. Non ha proprio nessun senso
dello stile. Si guarda intorno con aria curiosa. Noto con divertita ironia che
guarda posa lo sguardo ovunque, ma non su di me. Questa donna come può essere
una giornalista? Non ha una traccia di assertività. Mansueta, mite… sottomessa.
Divertito dai miei pensieri inopportuni scuoto la stessa e mi domando se le
prime impressioni sono affidabili. Mormorando qualche banalità la invito a
sedersi, poi noto il suo sguardo posarsi attento sui quadri del mio ufficio.
Prima che riesca a fermarmi mi trovo a spiegarli. “Un artista locale. Trouton”.
“Sono belli. Elevano l’ordinario a straordinario”
afferma con aria sognante, persa nella fine fattura artistica dei quadri di
Touton. Il suo profilo è delicato – naso all’insù, labbra soffici e piene.
Elevano l’ordinario a straordinario. È un’osservazione acuta. La signorina
Steele è brillante.
Le dico di essere d’accordo e guardo, affascinato,
mentre il rossore appare ancora una volta sulle sue guance. Mentre mi siedo di
fronte a lei cerco di imbrigliare i miei pensieri. Pesca dei fogli spiegazzati
e un registratore digitale dalla sua borsa. Ѐ così maldestra che fa cadere
quella cosa ben due volte sul mio tavolino Bauhaus. È ovvio che non l’abbia mai
fatto prima, ma per qualche ragione che non riesco a spiegarmi trovo tutto
questo divertente. In circostanze normali la sua goffaggine mi irriterebbe
davvero tanto, ma ora nascondo un sorriso sotto il mio indice e non riesco a
non aiutarla.
Mentre si agita sempre più irritata, mi viene in
mente che potrei migliorare le sue attività motorie con un frustino da
equitazione. Usato come si deve riesce a mettere in riga anche il soggetto più
recalcitrante. Questo pensiero errante mi fa cambiare posizione sulla sedia.
Alza lo sguardo e si morde il labbro inferiore.
Cazzo! Come avevo fatto a non notare quanto fosse
invitante quel labbro?
“S-scusi, non sono abituata a usare questo coso”
Lo so picco, ma adesso come adesso non riesco a
togliere gli occhi dalla tua bocca”
“Si prenda tutto il tempo che le serve, signorina
Steele”. Ho bisogno di un altro momento per mettere in riga i miei pensieri
indecenti.
Grey, smettila. Adesso!
“Le dispiace se registro le sue risposte” chiede,
il viso candido e speranzoso.
Voglio ridere. “Me lo chiede adesso dopo aver
trafficato così tanto a impostare il registratore?”
Sbatte le palpebre, i suoi occhioni persi per un
momento e sono pervaso da uno strabi senso di colpa.
Smettila di essere un pezzo di merda, Grey! “No,
faccia pure” Non voglio essere io il responsabile di quello sguardo.
“Katie, cioè… La signorina Kavanagh le ha spiegato
il motivo dell’intervista?”
“Sì. Apparirà nel numero del diploma del giornale
studentesco dato che sarà io a consegnare i diploma di laurea quest’anno”.
Perché cazzo avessi accettato, proprio non lo so. Sam delle Pubbliche Relazioni
mi aveva detto che il dipartimento delle scienze ambientali della WSU ha
bisogno di pubblicità per attirare ulteriori finanziamenti come il mio e Sam
baderà all’esposizione mediatica.
La signorina Steele sbatte ancora una volta le
palpebre come se si trattasse di una novità – e sembra delusa. Ma non ha fatto
nessuna indagine per l’intervista? Dovrebbe saperlo. Il pensiero raggela il mio
sangue. Non è… piacevole, non è ciò che mi aspetto da qualcuno a cui concedo un
po’ del mio tempo.
“Bene. Avrei alcune domande, signor Grey” mette
una ciocca di capelli dietro l’orecchio, distraendomi dalla noia.
“Lo avevo immaginato” dico seccamente. Mettiamola
in imbarazzo. Compiaciuta raddrizza le spalle esili per poi scuoterle. Vuole
fare affari. Si china in avanti e prese il pulsante per iniziare a registrare e
si acciglia mentre abbassa lo sguardo sui suoi appunti stropicciati.
“Ѐ molto giocane per aver creato un simile impero.
A cosa deve un successo del genere?”
Sicuramente può fare meglio di così. Che domanda
idiota… nemmeno un briciolo di originalità. È deludente. Dico la mia solita
risposta: al mio servizio ho persone eccezionali. Persone di cui mi fido, anche
se non mi fido di nessuno, e ben pagate – blablabla. Ma, signorina Steele, la
verità è semplicissima. Sono bravo in ciò che faccio. Per me è come bere un
bicchiere d’acqua. Acquistare società in crisi e mal gestite, rimetterle in
sesto e tenerne alcune oppure, nel caso siano davvero messe male, le spoglio di
ciò che possono avere e le vendo al miglior offerente. È semplicemente una
questione di conoscere la differenza tra i due ed è sempre questione di chi si
trova al comando. Per aver successo in affari si ha bisogno di brave persone e
io riesco a giudicare le persone molto meglio di altri.
“Forse è solo fortunato” dice tranquillamente.
Fortunato? Un brivido di noi scorre nelle mie
vene. Fortunato? Come osa? Sembra tranquilla e senza pretese, ma questa
domanda? Nessuno ha mai suggerito che si trattasse di fortuna. Duro lavoro,
portare persone con me, guardarne alcune da vicino e se ne hanno bisogno dar
loro una seconda possibilità e se non sono all’altezza, licenziarle.
Ecco cosa faccio e lo faccio bene. Non ha nulla a
che vedere con la fortuna. E vaffanculo!
Mostrando tutta la mia erudizione, cito Andrew
Carnegue, il mio industriale preferito: “ La crescit e lo sviluppo del
personale è il gradino più alto del comando”.
“Sembra un maniaco del controllo” dice e è
dannatamente seria.
Che cazzo…? Sembra che possa davvero vedere
attraverso me. Dolcezza, controllo è il mio secondo nome. La guardo, sperando
di intimidirla. “Oh, esercito il controllo in tutto, signorina Steele”. E mi
piacerebbe esercitarlo su di te, proprio
qui e proprio adesso.
Quel rossore attraente invade ancora le sue guance
e morde ancora il labbro. Comincio a divagare, cercando di distrarmi dalla
visione della sua bocca.
“Inoltre se nelle proprie fantasie più segrete ci
si convince di dominare, si acquista un potere immenso”
“Sente di avere un potere immenso?” mi chiede con
una voce soffice e vellutata, ma allo stesso tempo inarca un sopraciglio
mostrando il proprio disappunto. Sta deliberatamente cercando di provocarmi?
Sono le sue domande, il suo modo di porsi oppure il fatto di trovarla attraente
a farmi incazzare? Il fastidio si fa sentire.
“Ho più di quarantamila persone alle mie
dipendenza. Questo mi dà un cero senso di responsabilità – potere, se vuole. Se
decidessi di non essere più interessato nel settore delle telecomunicazioni e
vedere, ventimila persone farebbero fatica a pagare il mutuo dopo un mese o
poco più”.
A questa risposta rimane a bocca aperta. Molto
meglio. Hai capito, piccola? Sento che l’equilibrio sta tornando.
“Non deve rispondere a un consiglio di
amministrazione?”
“La società è di mia proprietà, non devo
rispondere a nessuno”. Dovrebbe saperlo.
“E non ha nessun interesse al di fuori del
lavoro?” continua come se niente fosse, interpretando correttamente le sue
reazioni. Sa che sono incazzato e, per qualche ragione inspiegabile, mi fa
piacere.
“Ho svariati interessi, signorina Steele. Molto
vari”. Mentalmente la immagino in diverse posizioni nella mia stanza dei
giochi: incatenata alla croce, a braccia e gambe spalancate sul letto, distesa
sulla panca pronta per essere frustata. E poi – ancora quel rossore. È come un
meccanismo di autodifesa.
“Ma se lavora così duramente, cosa fa per
rilassarsi?”
“Rilassarmi?” Quelle parole dette da quella bocca
impudente suonano strane, ma divertenti. Inoltre, quando ho tempo per
rilassarmi? Non ha idea di ciò che faccio. Ma lei mi guarda di nuovo con quegli
occhi così ingenui e mi sorprendo a considerare la domanda.
Cosa faccio per rilassarmi. Vado in barca a vela,
volo, scopo… testo i limiti di brunette attraenti come lei e le porto al
limite. Il pensiero mi fa cambiare posizione sulla sedia, ma le rispondo con
calma, omettendo alcuni dei miei hobby preferiti.
“Investe nell’attività industriale. Può dirmi il
motivo specifico?”
“Mi piace costruire delle cose. mi piace sapere
come funzionano le cose: come sono i loro ingranaggi, come costruirli e
smontarli. E ho un amore per le barche. Che altro posso dire?”. Trasportano il
cibo in giro per il mondo.
“Sembra che sia il suo cuore a parlare, più che la
logica e i fatti”.
Il cuore? Io? Oh no, piccola.
Il mio cuore è stato massacrato fino a diventare
irriconoscibile molto tempo fa. “Possibilmente. Anche se ci sono persone che
direbbero che non ho un cuore”.
“Perché?”
“Perché mi conoscono bene”. Le rivolgo un sorriso sarcastico. Infatti nessuno mi conosce così bene, tranne, forse, Elena. Mi chiedo cosa direbbe della piccola signorina Steele. Questa ragazza è una ammasso di contraddizioni: timida, imbarazzata, indubbiamente brillante e davvero molto arrapante.
“Perché mi conoscono bene”. Le rivolgo un sorriso sarcastico. Infatti nessuno mi conosce così bene, tranne, forse, Elena. Mi chiedo cosa direbbe della piccola signorina Steele. Questa ragazza è una ammasso di contraddizioni: timida, imbarazzata, indubbiamente brillante e davvero molto arrapante.
Sì, lo ammetto. È davvero figa.
Recita la prossima domanda senza leggerla.
“I suoi amici direbbero che è facile avere a che
fare con lei?”
“Sono una persona molto riservata. Faccio di tutto
per proteggere la mia privacy. Non concedo spesso interviste”. Facendo ciò che
faccio, vivendo la vita che ho scelto di vivere, ho bisogno di privacy.
“Perché ha accettato di concedere questa?”
“Perché sono uno sponsor dell’università e a
dispetto di tutti i miei sforzi e interessi non sono riuscito a togliermi di
torno la signorina Kavanagh. Ha tormentato gli addetti alle pubbliche relazioni
fino all’esaurimento e ammiro questo genere di tenacia”.
Ma sono contento che sia venuta tu e non lei.
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Se siete curiosi di scoprire altri dettagli, fateci sapere. Siamo sempre pronte ad esaudire i vostri desideri ;)
A presto!
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