lunedì 24 settembre 2018

Recensione: King. Un re senza regole


Titolo: King: un re senza regole.
Autore: Megan March
Casa editrice: SEM
Pagine: 177
Da leggere? No
Voto: 5


Voto copertina:


Salve nuvole, 
Voglio indire una protesta contro i libri che continuano a percorrere la scia di 50sfumature. Chi è d'accordo con me alzi ENTRAMBE le mani!


Oggi mi concentro solo sul libro di questa giornata perché penso debba farsene un'attenta osservazione a riguardo e non voglio che si perda il filo del discorso. 
Vorrei innanzitutto dire che questo non è assolutamente il mio genere di libro per diverse ragioni, ma le ragioni mie non importano, a tutti interessano solo quelle oggettive che posso farvi presente del perché abbia esordito in quel modo all'inizio del mio discorso. 
Innanzitutto, a parte tutta questa cosa del sesso violento, la storia è carina, non viene assolutamente tratta come punto principale del libro e quindi pare stupido considerarlo oggetto della mia attenzione ma lo faccio. Lo faccio perché in fin dei conti basterebbe semplicemente allungare il filo del discorso, dare maggior spessore ai personaggi e il gioco è fatto: ne verrebbe fuori un libro decisamente molto avvincente. 

La nostra protagonista è Keira, una donna esteticamente alla Julia Roberts in tutto e per tutto e un caratterino ben definito. Proprietaria di una distilleria finirà nelle mani di uno strozzino molto allettante che le imporrà di assecondare ogni suoi desiderio, a meno che non riesca a pagare la somma che il suo ex e ormai morto marito ha causato. La cifra è talmente enorme, senza contare che la distilleria è in banca rotta, che Keira, o Ke-ke come la chiama la sua migliore amica Magnolia, non potrà neanche lontanamente provare a raccogliere la somma dovuta, così si ritroverà sotto le grinfie dell'uomo più violento, cattivo, ma allo stesso tempo bello e attraente che abbia mai conosciuto: Mount. 

Non c'è che dire, Keira è decisamente definibile vittima di quella che poi viene comunemente chiamata “Sindrome di Stoccolma”, per chi non sapesse cosa è essa prevede uno stato di dipendenza psicologia e/o affettiva che si manifesta in vittime di violenza fisica, verbale o psicologica; benché Keira dica di odiare Mount, poi nella realtà dei fatti ne è dipendente fino al punto da provare piacere quando lui la “violenta”. Keira viene violentata da Mount nonostante si voglia celare la cosa dietro una sorta di perversione e sesso tra i due, se una donna è costretta a fare sesso con un altro uomo io non trovo altra espressione se non VIOLENZA. L'autrice tenta di mostrare piccoli accenni di sensibilità umana nell'uomo, ma alla fine gli accenni svaniscono insieme ad ogni speranza e rimane solo una Keira vittima e obbligata non solo a del sesso, ma anche a vivere sotto il suo stesso tetto proprio per essere sempre a disposizione di Mount. 


E ripeto ancora che il libro, secondo me, meriterebbe di essere letto se avesse preso una scia diversa e avesse raccontato questa storia con un punto di vista un po' nuovo, non so quel punto che mi eviterebbe di pensare che in realtà Keira è solo una donna demente succube del sesso maschile per dirne una.
Poi però mi sono chiesta: ma se, invece, fosse colpa delle traduzioni? Se la lettura in lingua madre rendesse il tutto un po' più accettabile? Insomma leggere “fica” di continuo non è per niente piacevole, né tanto meno leggere “grugnì” invece che aprire quella bocca producendo una frase di senso compiuto è tanto meglio: se si fosse tentato di lavorare più sul personaggio che sulle scene di sesso, in risultato sarebbe stato decisamente migliore e anche la lettura molto più accattivante. Anche se pure quelle lasciano parecchio a desiderare, non sono coinvolgenti né fanno venir qualche voglia celata nel nostro più segreto intimo, o meglio  A ME non fanno venir ste voglie poi si sa ogni perversione è soggettiva e qualcuno di voi potrebbe trovare eccitante la cosa. 


Secondo il mio misero punto di vista, questi libri dovrebbero far venire certe voglie: del tipo che leggendo ad un certo punto spegnerei tutto e violenterei il mio marinaio, ma invece quel che mi viene voglia di fare e augurargli la buona notte con una leggera pacca sulla spalla. Cioè capite il senso del discorso? Ho provato più “piacere” a leggere After che queste scene di sesso tra Mount e Keira. Dovrebbero far immergere totalmente il libro nella lettura e aver voglia di provare in un secondo momento certi desideri, stimolare la perversione e creare quel desiderio di essere nei loro panni. 

Non questo, invece, non questa apatia portami via che trasmette in ogni parola. Basta!

Non so a chi rivolgermi per il mio appello, spero qualcuno possa aiutarmi, grazie.


Buona lettura  
...e buon inizio settimana a tutti!

Erika



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