Dopo una pausa di innumerevoli giorni, anche io ritorno su questi schermi. Spero di esservi mancata almeno un po’ e spero, davvero, con tutto il cuore, di non avere più un blocco del lettore così assurdo. Potrei stare qui a parlarvi per ore e ore dei mesi trascorsi leggendo incipit su incipit e non trovando nulla di adatto.
Eppure eccomi qui, mesi dopo, tranquilla e beata, a parlarvi di un romanzo che ho letto in tre giorni. Sì, ok… apparentemente tre giorni sono un’infinità di tempo… ma vi assicuro che ho imparato a non dare più nulla per scontato.
E ora. Cuffie, occhiali e immergiamoci in questa nuova recensione.
Titolo: Tutto tranne un bacio
Autore: Chiara VenturelliPagine: 300
Voto Copertina: ☁️☁️ (bello lo sfondo, da rivedere il font e la disposizione del titolo)
Voto storia: ⭐️⭐️ e mezzo
**
Detto questo, vorrei passare alla nota dolente, quella che mi ha fatto storcere il naso durante la prima parte della lettura. Ne ho anche parlato con l’autrice e Chiara ha dato una risposta a tutte le mie domande, senza mandarmi a cagare. Un grande applauso e un grande grazie a lei, perché non sarebbe stato da tutte.
Il romanzo inizia con un patto tra i due protagonisti: Felicity e John, migliori amici da più di dieci anni. Un patto sessuale, dove loro si daranno piacere a vicenda, senza, tuttavia, mai baciarsi. Perché, come abbiamo imparato noi donne guardando Pretty Woman, il bacio è la cosa più intima che ci possa essere tra due persone.
Quindi, scusa Julia Roberts, giuro non voglio importunarti… ma credo tu abbia sbagliato.
John e Felicity sono già intimi ben prima di aver fatto sesso. Perché condividono segreti, passioni, speranze, sogni e delusioni. Che cosa può essere un bacio in confronto a tutto questo? Cos’è un bacio paragonato a un lunghissimo abbraccio tra le braccia della persona che definisci casa?
E scopano.
Tanto.
Lui le avrà toccato le tette, lei gli avrà toccato il culo, certamente gli avrà fatto un succhiotto sul collo, lui sicuramente avrà ammirato la sua amica da un punto di vista molto ravvicinato, lei sarà scesa verso Sud scoprendo l’isola del tesoro.
E cose del genere.
Hanno abbandonato la masturbazione (e non il fai-da-te perché non siamo al Bricoman) per delle sane scopate.
Ma noi, ragazze, tutto questo possiamo solo intuirlo.
Perché la parola orgasmo si spreca, usate la barra di ricerca se non mi credete, ma clitoride, pettorali, culo, capezzoli… sono termini mitologici.
E questo non vi sembra un po’… strano? Dato il carattere del protagonista e soprattutto perché il romanzo è narrato secondo il suo punto di vista? John è un uomo, come tale avrei preferito leggere un romanzo narrato secondo il suo vero punto di vista. Senza aggiunte femminili.
Un uomo capace di dirmi che ogni corpo femminile è uno spettacolo della natura, da scoprire con piacere non avrà protestato sentendo il suo registro cadere ai toni di un ragazzino alle prese con la prima esperienza?
Preferisco non parlare di Felicity, perché mi sembra un cliché vivente: donna in carriera assalita dal desiderio di maternità, che decide di prendersi una pausa e durante quella pausa realizza tutti i sogni reconditi che aveva. Boh, forse è perché sono molto cinica e tagliente da questo punto di vista (e forse perché sono una maestra delle elementari, quindi a volte penso di non avere solo un figlio ma 45), ma la realizzazione della donna non è solo questo.
Felicity e John sono dei personaggi che da soli non sono né carne né pesce, ma quando si incontrano, quando interagiscono tra di loro… hanno un’alchimia pazzesca. Ed è questa alchimia che salva il romanzo, che lo fa diventare interessante. Che lo fa diventare vero.
Che mi ha fatto sorvolare su tutte quelle piccole cose che mi facevano storcere il naso.
Felicity e John sono una bella coppia, bella bella.
Ma sono una coppia matura e, come tale, avrebbe dovuto essere trattata.
Tutto qua.
Sperando di non avervi annoiato, vi ricordo i nostri canali social.
Un abbraccio e… buona lettura!
Roberta
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