sabato 4 febbraio 2017

Recensione: Hai cambiato la mia vita


Ciao ragazze,
oggi vi parlo di un’autrice che ha davvero cambiato la nostra vita. O almeno la mia. Sei il mio sole anche di notte (recensione QUI), mi ha sconvolto così tanto che per circa sei mesi nient’altro mi sembrava degno di essere letto. Brosey e Fran… Avrei mai letto qualche altro libro degno di fargli compagnia nel mio Olimpo personale dei libri meravigliosi? Con il passare dei mesi sono usciti romanzi, di altre autrici, che mi hanno fatto piangere ed emozionare, ma nulla di Amy Harmon.
Finché non è arrivato lui. Moses.
Lasciatevi andare, piangete se dovete piangere e non perdetevi la nostra ESCLUSIVA INTERVISTA all’autrice che troverete scorrendo la recensione.




  • Titolo: Hai cambiato la mia vita
  • Autore: Amy Harmon
  • Casa Editrice: Newton Compton
  • Pagine: 310
  • Da leggere sì o no? MA ASSOLUTAMENTE YES!!
  • Voto: 10


Voto copertina:


L’hanno trovato in una lavanderia in una cesta, come un moderno Mosè.
Le infermiere dell’ospedale l’hanno battezzato Moses e si sono accorte del suo problema: è un figlio del crack, cioè un bambino la cui mamma ha abusato di sostanze durante il periodo della gravidanza e questo ha causato problemi a livello celebrale.
Nessuno dei famigliari della madre, trovata morta alcuni giorni dopo, vuole prendersi cura del bambino e questo non ha fatto altro che accrescere il suo disagio interiore.
Compiuti diciotto anni potrebbe uscire dal sistema, ma invece la nonna Kathleen, decide di prenderlo con sé e di cercare di fargli frequentare l’ultimo anno di scuola.
Georgia è sempre stata incuriosita da Moses: lo osservava a catechismo e cercava di capire cosa ci fosse di strano in lui. Sapeva che il cervello del ragazzino era rotto, ma lei ha sempre desiderato trovare un modo per aggiustarlo.
Con il passare degli anni questa curiosità non fa che accrescere finché quell’estate, Georgia non inizia a tormentare Moses. Si sono scambiati solo poche parole, ma lei è già fortemente innamorata di lui.
Ci sono delle cose che non si possono scegliere e l’amore è una di queste.
Georgia ha scelto di amare Moses, nonostante tutti i difetti che lui possa avere.
Eppure, nonostante i sentimenti di Georgia, Moses non riesce a sfuggire ai suoi demoni.
Non l’ha mai detto a nessuno, lo sa solo la nonna, ma Moses è in grado di vedere i morti: lo seguono, vogliono condividere i loro ricordi e non se ne vanno finché non hanno portato a termine la missione.
Moses dipinge questi ricordi, dipinge, in modo spettacolare, ciò che gli mostrano questi spiriti. Dipinge murali grandissimi, vividi, che ricordano il caro scomparso eppure non vuole parlare con nessuno di questa dote. Durante il periodo dell’adolescenza, forse a causa dei farmaci e della brutta condizione famigliare, Moses non è mai stato particolarmente in grado di separare le acque, di evitare di entrare in contatto con i morti. Si lascia travolgere da loro e dai loro ricordi e questo lo porta anche a disintegrare i rapporti con Georgia e al ricovero in un ospedale psichiatrico.
Dopo un rimo periodo veramente difficile, grazie all’amicizia di Tag e all’apertura e alla collaborazione dello staff dell’ospedale psichiatrico, Moses inizia a stare meglio, finché non impara finalmente a controllare le acque. È allora che scopre che può fare di quella che è sempre stata una maledizione un dono, così tanto da essere ricercato in tutto il mondo.
Tutto cambia alcuni anni dopo, quando incontra Georgia in un ospedale.
Non si vedevano dal giorno in cui era stato ricoverato, nonostante lei sia sempre andata a trovarlo, nonostante sia andato a trovarlo ogni settimana e sia sempre stata respinta. Continuavano a pensarsi, continuavano ad amarsi da lontano, eppure non si sono incontrati per anni e anni.
Finché non si vedono in ospedale.
E Moses inizia a essere perseguitato dal fantasma di un bambino.
Eli.
Moses sa che è legato a Georgia. E sa che l’unico modo per poter farlo sparire è tornare a casa.
Tornare da Georgia.


WOW ragazze!!
Questo romanzo mi è piaciuto per mille motivi diversi che mi piacerebbe elencarvi, ma dato che non voglio annoiarvi troppo credo che mi limiterò a quelli più importanti. Moses è un personaggio molto complesso, ricco di sfaccettature e difficile da capire. Lo ammetto, l’inizio è un po’ noioso, ma non dovete preoccuparvi… con il passare delle pagine il peso si alleggerisce e il romanzo diventa sempre più appassionante.
Come negli altri romanzi dell’autrice, prevalgono le scene descrittive e introspettive, che ho letto con passione. Amy Harmon ha uno stile magistrale, sa trasportarti direttamente all’interno del libro, sa farti emozionare solamente leggendo poche righe, sa farti sognare. Quelle che all’apparenza appaiono come trame semplici e tranquille, vengono sviscerate fino all’osso, per poi rivenire assemblate, arricchendosi del maggior numero possibile di dettagli.
Semplicemente fantastico.
Un altro grande pregio è la capacità di far riflettere i lettori su quelli che possono, apparentemente, essere dettagli insignificanti della vita.
L’autrice parla sempre di argomenti sempre attuali, che purtroppo non passano mai di moda: l’amore, la speranza, la gratitudine, la morte, il coraggio di vivere, la differenza… Temi astratti apparentemente difficili, ma che, immersi in un contesto quotidiano, risultano di facile intuizione e comprensione.


In fin dei conti, tutti noi potremmo essere Moses: tutti noi, a volte, ci sentiamo esclusi dalla società, ci sentiamo in conflitto con il mondo e con tutto quello che ci circonda.
Tutti noi potremmo essere Georgia: una ragazza con tanti sogni, tanti capacità e un amore forse impossibile.
E potremmo anche identificarci in Kathleen, la nostra Bibi, la nonna di Moses, nella sua voglia di far capire al nipote che la differenza non esiste, è solo una concezione mentale, che la vera accettazione non viene dagli altri, ma da noi stessi.
Prima di passare all’intervista, vorrei lasciarvi la mia lista delle cinque cose belle.
Nel romanzo, Georgia afferma che per provare gratitudine basta pensare a cinque cose belle e ci sentiremo subito meglio. Quindi… ecco le mie:

1 – Il pigiama
2 – Il succo alla pesca
3 – Il silenzio
4 – Spinning
5 – Il sorriso dei miei bambini quando mi chiamano maestra



E ora vi lascio alle parole dell’autrice, Amy Harmon, New York Times Bestseller.
Godetevi l’intervista!



Ciao Amy!
Benvenuta su @AnniDiNuvole! Grazie per la disponibilità e la collaborazione… e, naturalmente, per il tuo tempo. Quindi, che l’intervista possa iniziare!!
Quando hai deciso di diventare una scrittrice?


Sono sempre stata una scrittrice… anche quando nessuno leggeva ciò che scrivevo! Che si tratti di componimenti poetici, musicali, saggi, storie, ho sempre espresso i miei sentimenti scrivendo. Mi viene naturale. Amo le parole e i loro poteri: ci insegnano, ci ispirano, ci cambiano.

Il tuo libro preferito?

Dovrei nominarne troppi, sul serio, dipende dal mio umore. Là fuori ci sono così tanti bei libri, così tante cose da imparare, così tanti insegnamenti da apprendere, che devo trovare il mio libro preferito in assoluto. Che la ricerca continui. 


Se potessi scrivere un libro con chiunque, chi sarebbe? 

Non scherzo se dico che non riuscirei a immaginarmi mentre scrivo con qualcun altro: sono troppo disorganizzata. Non saprei come limare i miei difetti così che altri possano lavorare con me. Tuttavia, ho sempre desiderato scrivere un libro con mio padre. Fino ad adesso, lui non si è mostrato disponibile.


Cosa provi sapendo che i tuoi romanzi sono pubblicati, e amati, anche all’estero?


Veder pubblicato il proprio libro in una lingua che non si conosce e sapere che i miei pensieri, i miei sentimenti e le miei storie raggiungono luoghi e persone ben oltre la mia portata è una sensazione semplicemente fantastica.


Sei mai stata in Italia? 


Sì! Durante il periodo scolastico ho frequentato un semestre in Spagna e poi sono andata in Francia e in Italia. Ho passato del tempo a Roma e a Venezia. Devo assolutamente ritornarci!!


Mentre scrivi ascolti musica? Hai cambiato la mia vita ha una play-list?


Ascolto musica classica oppure melodie senza parole perchè poi faccio confusione con quelle che ho in mente. 


Da lettrice, qual è la tua parte preferita?
Da scrittrice, quale ti ha creato più problemi?


Non voglio fare spoiler e rovinare la lettura a chi deve ancora leggere il libro, ma la transazione tra il prima e il dopo è stata difficile. Quando il lettore scopre cos’è successo ai personaggi… beh, è una cosa sconvolgente, ma è anche quello che li ricongiunge.


Secondo te, cos’è la speranza? E cos’è l’amore?


Credo che la definizione migliore per l’amore sia quella dei Corinzi 1, 13: - L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. Secondo me sperare significa credere che tutto andrà sempre per il meglio.


Credi che tutti meritino un lieto fine e del romanticismo nella loro vita?


Credo dipenda dalla storia e dal personaggio… in alcune storie alcuni personaggi non vogliono avere un liete fine, ma nei miei libri ci sarà sempre speranza e amore.


Quali sono le tue cinque cose preferite?


Oggi le mie cinque cose preferite sono:
Auricolari – ho quattro figli e spesso è difficile concentrarsi
Pantaloni elasticizzati
Diet Pepsi
Mandorle
Calzini


Hai certamente svolto molte ricerche sull’ippoterapia prima di scrivere il romanzo… Vuoi condividere con noi la tua esperienza? 


Amo i cavalli e sono cresciuta con loro. A dir la verità, io e mio marito ne abbiamo un bel po’… Avevo sentito dell’ippoterapia per veterani e bambini autistici e ho scoperto che, non molto lontano da dove abito, c’era un programma di questo tipo. Ho trascorso un giorno tra i terapisti: li ho osservati interagire durante una sessione e poi ho anche partecipato; si trattava di un piccolo gruppo che aveva problemi con la droga. È stata un’esperienza magnifica.


Qual è il tuo personaggio preferito e perchè? Il mio è Bibi… è semplicemente fantastica e molto forte.


Amo Moses. Capirlo e amarlo all’inizio del percorso è stato difficilissimo e sapevo che se non mi prendevo davvero cura di lui, nemmeno il lettore l’avrebbe fatto. Rimane uno dei miei personaggi preferiti di sempre. A volte coloro che non si lasciano amare facilmente, ne hanno più bisogno.


Il tuo colore e il tuo pittore preferito? 


Non penso di potermi limitare a un solo colore e a un solo artista. Amo l’arte che mi fa provare qualcosa e molti artisti riescono in questo intento. Apprezzo l’impressionismo e amo Renoir e Monet, i loro quadri dalla bellezza delicate e dagli angoli smussati.


Amy e Georgia si assomigliano? 

Sì. Entrambe siamo eterne ottimiste, non smettiamo mai di sperare. Siamo testarde e cocciute e perdoniamo facilmente.


Vuoi dire qualcosa alle tue lettrici italiane?


Le lettrici italiane hanno, e la Newton Compton ha, un posto speciale nel mio cuore. Sono stati i primi a puntare su di me e li ringrazio tantissimo. Sono grata a ogni lettore per ogni opportunità che mi è stata concessa. Grazie a tutti!!


**

Beh ragazze… non dovremmo essere noi a ringraziare Amy per i romanzi meravigliosi che scrive? Io credo proprio di sì :)
Speriamo davvero che questa piccola intervita sia stata di vostro gradimento.
Seguiteci sui social, ci trovate ovunque @AnniDiNuvole!
Un abbraccio nuvoloso!

Roberta





Nessun commento:

Posta un commento