Buonasera amici nuvolosi, oggi vi voglio parlare di un libro
che mi ha scaldato il cuore, che mi ha fatto piangere ma che, devo ammetterlo,
mi ha aperto gli occhi.
Questo libro racconta la vita di tutte quelle persone che
hanno perso, che ci hanno creduto e che semplicemente hanno amato, nel bene e
nel male.
- Titolo: Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore
- Autore: Susanna Casciani
- Casa editrice: Mondadori
- Numero pagine: 180
- Da leggere o no? Molte volte e infinite volte SI
- Voto: 8 e mezzo
Voto copertina:
E poi, che ti è venuto in mente di andare via proprio ora che è
primavera?
Quando finisce una storia è sempre doloroso, bisogna fare i
conti con noi stessi e impacchettare le nostre sicurezze e infilarle in grossi
scatoloni per traslocarle in un altro posto più sicuro. Solo nostro.
C’è rabbia, dolore, paura e tanta voglia di piangere.
Anna lo sa bene. Anna lo sapeva.
Aspettava questo giorno dal principio, dopotutto chi ha
sempre paura pensa sempre al peggio e quando quel giorno guarda Tommaso in lacrime, lo capisce. Capisce che gli anni d’amore sono finiti, che bisogna fare fagotto
e fare un bilancio di quello che è stato.
Anna gli fa una carezza ed esce dalla sua vita ripercorrendo
e affrontando i giorni passati e quelli che verranno.
425 giorni per meditare, per correggere, per inciampare, per
farsi male ma anche per rendersi conto che è meglio soffrire, dopo tutto, che
mettere in un ripostiglio il cuore e dimenticarsi di amare.
Quando finisce un amore non devi per forza dimenticare tutto per stare
meglio.
La prima volta che ho letto qualcosa di Susanna Casciani era
nel lontano 2011, quando anche io stavo soffrendo per amore.
Non ricordo come, non ricordo perché, ma mi trovai un post
in home su Facebook che parlava della mia vita. Ricordo di come iniziai a seguire
ossessivamente questa pagina che si chiamava “Meglio soffrire che mettere in un
ripostiglio il cuore” e di come ogni volta che vedevo un post, una sorta di
racconto, postato dall’autrice dovevo per forza salvarlo da qualche parte nel
mio computer.
Non sto qui a nascondere che la voglia di girare quel post
alla persona che mi stava facendo soffrire così tanto era davvero alta. Così
inizia ad appuntarmi quello che sentivo su un quadernino, imitando quello che
faceva l’autrice e sentendomi un pochino meglio. Riuscendo a sentirmi meno sola
nel soffrire per un grande, o piccolo, amore che era finito.
Ho continuato a seguire Susanna Casciani in tutti questi
anni e quando qualche mese fa ha annunciato, quasi vergognandosi, che
finalmente le sue parole sarebbero state pubblicate da una casa editrice, ho
fatto i salti di gioia come se a pubblicare fossi stata io.
Ed ora eccomi qui, con il cuore colmo di un sentimento che
non so definire ancora e gli occhi pieni di lacrime.
È stato bello, ma non abbastanza. È stato magico, ma non troppo.
Iniziare questo libro è stato quasi un parto.
L’ho cercato in lungo e in largo nelle librerie pochi giorni
dopo l’uscita in modo vano. Quando l’avevo trovato mi ero dimenticata il
portafoglio a casa e quando alla fine mi ero decisa di acquistarlo da Amazon in
digitale per fare prima, bella comoda con il mio kindle, mi era arrivata la
notizia che dopo quattro giorni avevo un esame orale.
Insomma, tutta la galassia non voleva che io lo leggessi ma
non appena ho preso un respiro profondo, ho completato tutti i miei impegni, mi
sono dedicata a questa storia che volevo leggere da anni e anni.
Parto col dire che non a tutti piacerebbe, di fondo non c’è
una storia vera. Non ci sono più di due o tre dialoghi, è triste e molto
introspettivo. Il libro è una sorta di lettera che la protagonista scrive al
ragazzo che le ha spezzato il cuore, nel susseguirsi dei giorni uno dopo
l’altro dopo la rottura. Qualche volta scrive delle lettere anche a se stessa e
altre volte ci fa scoprire come si sono conosciuti.
Insomma, è più una sorta di diario che una storia vera e
propria.
Ma non è qualcosa che disdice, anzi. È qualcosa in cui tutti
noi, prima o poi, abbiamo dovuto affrontare nella vita.
La voglia di riprendercelo, la rabbia, quasi l’odio, la
voglia di piangere, di riaverlo indietro, di fargli ricordare per forza tutti i momenti
che abbiamo vissuto insieme e la voglia di urlargli di ripensarci.
Cosa fareste se lui o lei tornasse indietro?
Anche Anna ci ha pensato tante volte, ci ha sperato tante
altre volte ma proprio quando ne ha la possibilità capisce che non è l’Anna che
sta con Tommaso che lei preferisce. Lei ama la donna combattiva, che ha saputo
rialzarsi.
Susanna Casciani con questo libro ci dice che l’amore è
ovunque. Anche per chi non ci spera più. Può durare un battito di ciglia, può
durare anni e secoli ma l’importante è non averne paura. Dobbiamo accettarlo,
dobbiamo viverlo ma allo stesso momento dobbiamo renderci conto di quando non
fa per noi, di quando non ci fa essere le persone che vorremmo.
Soffrire fa parte del gioco ma non per questo dobbiamo
infilarci in un armadio e dimenticarci di vivere.
Secondo voi cos’è meno peggio? Soffrire o smettere d’amare?
Credo che le due facce facciano parte della stessa medaglia, non si può avere
una cosa discriminando l’altra.
Amare è soffrire. Senza se e senza ma.
Chi di noi non ha sofferto per amore? E quelli che dicono il
contrario semplicemente mentono.
Lasciarsi, amarsi, combattere e perché no… anche piangere
sono sentimenti e situazioni che ci fanno sentire vivi indipendentemente da
quello che significano.
Meglio soffrire che
mettere in un ripostiglio il cuore, ci ricorda che amare non è uno sbaglio
e se non abbiamo ancora conosciuto quella parte che ci farà sorridere anche
quando ci sentiremo morire non dobbiamo disperare. L’importante è viverla,
l’importante è sperarci, l’importante è amare l’amore in qualsiasi forma.
Credo che il libro si debba leggere, semplicemente perché è
una sorta di guida per tutte quelle persone che hanno il cuore un po’
ammaccato.
Ve lo consiglio caldamente.
Io concludo qui perché potrei andare avanti senza mai
fermarmi.
Vi do l’appuntamento alla prossima rubrica e vi auguro anche
di amare leggendo, perché è amore puro anche quello.
A presto.
Ila
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