Salve donzelle ma anche donzelli, oggi vi parlerò di un
libro che è “uscito” sul mercato da poco e che per me era una grandissima
novità che non vedevo l’ora di leggere.
Bhè… devo iniziare a non aspettarmi più niente così almeno
non ci rimetto troppe aspettative vane.
- Titolo: L’importanza di chiamarti amore
- Autore: Anna Premoli
- Casa editrice: Newton Compton
- Numero pagine: 243
- Da leggere o no? Senza se e senza ma... No!
- Link: https://www.amazon.it/Limportanza-chiamarti-amore-eNewton-Narrativa-ebook/dp/B01EISB2S8/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1466016862&sr=8-1&keywords=l%27importanza+di+chiamarti+amore
- Voto: 4---
Voto copertina:
Giada ha un carattere difficile, nasconde la sua vera natura
sotto una tinta di capelli nera, sotto un giubbino di pelle pieno di borchie e
di principio non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.
Ariberto è un perfettino, figlio di papà e con delle spalle
sorprendenti fasciate in camicie su misura con tanto di iniziali cucite a
mano.
Cos’hanno in comune? Niente, se non che tutti e due studiano
alla Bocconi.
Dal loro primo incontro, un po’ turbolento, i due per mesi
hanno fatto finta di non vedersi nei corridoi universitari ma quando il primo
giorno di stage si trovano nella stessa filiale, le cose cambiano. I loro
mondi, all’apparenza così diversi, verranno messi sottosopra da
quell’attrazione che provano l’uno con l’altro.
Ma i problemi di certo non mancheranno: il fidanzato di
Giada, le camicie di Ariberto, i genitori di lei e i suoi principi.
Riusciranno i due antipodi a lasciare che quella fiammella
tra loro si accenda?
Questa storia è il seguito di:
1-
L’amore non è mai una cosa semplice (recensione
QUI)
2-
L’importanza di chiamarti amore
Se potessi tornare in dietro, non leggerei per nessun motivo questo libro.
Ne ho letti abbastanza della Premoli e mi sono piaciuti, chi
più chi meno, quasi tutto. Specialmente il primo di questa piccola serie:
L’amore non è mai una cosa semplice. Mi erano piaciuti tantissimo Sebastiano e
Lavinia e in verità mi era piaciuto anche l’accenno di Giada e Ariberto. Una
storia intramontabile, all’apparenza, che fa sempre piacere leggere.
Ma mi sono ricreduta su tutta la linea.
Il libro è semplicemente… insopportabile, come la
protagonista.
Giada si presenta come una ragazza fuori dagli schemi, che
combatte per qualcosa in cui crede veramente, che non si lascia mettere i piedi in
testa da nessuno, insomma… una rock.
Va contro i suoi genitori che hanno a cuore l’eleganza, il
circolo degli snob e che non sopportano il suo fidanzato Fil.
Il rapporto tra Giada e Fil è semplicemente inesistente.
Continuano a stare insieme perché si dispiacciono a lasciarsi dopo sette anni.
E qui mi è partito un sonoro WTF!
Ariberto è la personificazione di quello che Giada odia. Ma
hei… le sue spalle e le sue camicie fanno arrapare anche un criceto.
Se devo ammettere qual è la scena che mi è piaciuta di più nella
storia è stata la scena iniziale. L’inizio di tutto… poi, dopo ciò, potete
tranquillamente chiudere il libro e iniziarne subito un altro.
Giada è insopportabile, chiusa nel suo mondo di combattente
alla marinara ma che poi è tutt’altro. Ha quel sarcasmo che non fa ridere, ma
che semplicemente ti fa irritare.
La sua continua combutta nei confronti di Ariberto arriva a
un certo punto che non ne puoi più, anche durante tutta la loro pseudo storia
lei è sempre lì che lo punzecchia in modo irritante, che si crea delle pippe
mentali assurde e che se la potessi avere di fronte la strozzeresti molto
volentieri.
Il suo rapporto con Fil è alquanto immaginario. Si sa che è fidanzata
da anni ma che per qualche motivo a noi ignoto i due non si calcolano manco per
sbaglio e che quando poi si lasciano quello che pensi è solamente “ah…”.
Ariberto, aka Ari, aka Berta, è semplicemente e genuinamente
uno zerbino!
Sapete di quelli su cui vi pulite i piedi quando piove
tanto e tentate di asciugarci le suola? Bingo! È lui.
Un uomo dolcissimo, levissimo e purissimo ma che a una certa
esclami E CHE PALLE!
Zero spina dorsale, zero impulsività, zero tutto.
In tutto il libro ho capito solamente di quanto lui la ami e
di quanto lui ci tenga, tanto da sopportare il suo sarcasmo e di… bho, ammiro
davvero la sua forza di volontà perché io una così l’avrei mandata a quel paese
a calci nel sedere.
Tante sono state le cose, che haimè non mi sono piaciute del
libro. Ma se c’è una cosa che davvero non sopporto sono i nomignoli. Il libro
ne è pieno zeppo, tanto da far passare il libro come una storia per le bambine.
Tra Ari, Fil, papy, mamy e vocaboli inglesi random, la
Premoli a mio parere si è voluta inserire in un contesto giovanile che non ci
stava assolutamente, perché i protagonisti hanno ventiquattro anni e chiamarsi
con questi stupidissimi vezzeggiativi è un po’ troppo. Per non parlare del
soprannome “Berta”. Ora, che diamine di nome è? Maggiormente se abbinato ad un
uomo che dovrebbe sprigionare vigore da tutti i pori.
Vi giuro, il nome Berta appare anche mentre fanno sesso!
Forse sarò l’anti amore per eccellenza, ma quando leggo
romanzi mi emoziono ancora, mi piace leggere dell’amore ma ci sono certe cose
che non riesco a concepire.
Se guardiamo a fondo la storia, è inverosimile.
Giada perché non vuol stare con Ariberto? Perché lui è
l’incarnazione di quello da cui è sfuggita per tanti anni e vada al diavolo
l’amore… lei per principio non lo vuole per fare un dispetto ai genitori.
Lui poi… che non si incazza nemmeno a pagarlo. Ma che
diamine! Le chiede scusa anche per i sentimenti che prova lui. Ma figlio mio!
Lo so che nel mondo i romantici sono pochi, ma lui rasenta
il ridicolo.
Il finale perfetto, a parere mio? La storia doveva chiudersi
al capitolo 13. E anche lì qualcosa che non va c’è… ma facciamocela piacere.
La Premoli mi piace, mi piacciono le sue storie ma se ne
leggi tante noti di come si assomigliano tra loro. Iniziano tutte con un rapporto
di odio e poi puf… amore profondo (chiamiamoli così).
Ma che devo dire, L’importanza di chiamarti amore è il suo
libro più brutto. A mio parere soggettivo!
Mi aspettavo una storia totalmente diversa. Se devo
riassumerla in una sola parola, sarebbe: oppressiva.
Non salvo niente, mi dispiace. Nemmeno le camicie di Ariberto, non saprei che farmene con le sue iniziali.
E voi, lettori, l’avete letto? Cosa ne pensate?
Se la pensate diversamente da me non prendetevela e fatemi
sapere cosa invece a voi è piaciuto.
Se non è piaciuto nemmeno a voi, fatemi sapere.
E niente… ci risentiamo al prossimo appuntamento, qui con
AnniDiNuvole.
P.S. Abbiamo un bellissimo Giveaway in corso, vi lascio il link così potete correre a partecipare. (QUI)
Ila
Condivido in pieno il tuo commento! Mi piace(va) il modo di scrivere di Anna Premoli ma non in questo libro. Troppe frasi scontate, troppe battute infantili, troppa superficialità in Gaia che mi hanno fatto pensare di leggere di una 15enne.
RispondiEliminaMi è parso che l'autrice abbia calcato troppo la mano: lui bellissimo, sportivo, intelligente, ricco, innamoratissimo e zerbino...davvero poco credibile; lei con la classica avversione verso le proprie origini portata all'estremo solo per far dispetto alla madre.
Ho di gran lunga apprezzato la storia di Lav e Seb.
Esatto, devo dire che la Premoli ha preso uno scivolone con questo libro. Haimè avevo davvero delle grandissime aspettative su questo dopo aver letto "L'amore non è mai una cosa semplice" e i pareri erano molto positivi. Ci sono rimasta proprio male.
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