Bentornati lettori in un altro appuntamento di #newsdaleggere.
Siete pronti a scoprire un libro che solo il mese scorso è approdato nelle librerie italiane? Oggi vi parliamo di...
- Titolo: La pianista di Auschwitz
- Autore: Suzy Zail
- Casa editrice: Newton Compton Editori
- Numero pagine: 160
- Da acquistare o no? Sì, in ebook
- Link: http://www.amazon.it/pianista-Auschwitz-eNewton-Narrativa-ebook/dp/B0197HJUSY/ref=sr_1_sc_1?ie=UTF8&qid=1455541400&sr=8-1-spell&keywords=la+ianista+di+auschwitz
- Voto: 6 +
Voto copertina:
Hanna è una ragazza di
quindici anni, la sua passione è suonare il pianoforte e sogna un giorno di
diventare una pianista vera, di esibirsi nei teatri.
Hanna è anche una ebrea che
vive, insieme alla sua famiglia, in un ghetto, almeno fino al giorno in cui i
nazisti arrivano a portarli via per trasferirli ad Auschwitz-Birkenau. Qui
Hanna, separata dal papà e con la mamma sempre più preda della pazzia, si ritrova
a dover lottare per sopravvivere insieme alla sorella, Erika. La sua permanenza
al campo di sterminio è, tuttavia, destinata a cambiare il giorno in cui le
viene assegnato un nuovo compito: Hanna sarà la pianista personale del
comandante del lager.
È durante il suo lavoro che
Hanna conosce il giovane Karl, figlio del comandante, che si rivela rinnegare,
inaspettatamente, l’operato del padre.
Inizialmente, Hanna non
riesce a sopportare il ragazzo che sembra trattarla con sdegno; in seguito,
però, i due si avvicineranno, fino alla nascita tra loro di un forte e
inaspettato sentimento.
L’idea da cui prende vita il
romanzo non è forse tra le più originali, di amori contrastati è zeppa la
storia della letteratura. Tuttavia, e sebbene io non sia solita leggere libri
che riguardino l’olocausto, in qualche modo la trama mi ha incuriosita.
Il libro parte, a mio
parere, molto bene. Tutta la parte iniziale in cui Hanna e la sua famiglia
vengono prelevati con l’inganno dalla loro casa e portati ad Auschwitz rende
veramente l’idea delle sofferenze e dei terribili maltrattamenti subiti dagli
ebrei ad opera dei nazisti. Il fatto poi che la famiglia non si renda veramente
conto, o forse semplicemente menta a se stessa, di quello che sta per accadere,
rende le prime pagine ancora più strazianti.
Non c’è dubbio sul fatto che
questo libro tenga incollati alla pagina. Dal momento in cui Hanna fa il
provino per diventare la pianista del comandante fino alla fine, l’autrice è
stata in grado di tenere il lettore sulle spine, invogliandolo a scoprire cosa
viene dopo.
Credo, tuttavia, che a un
certo punto la scrittrice si sia un po’ persa. Nel tentativo di parlare
dell’impossibilità della storia d’amore tra i due giovani, dimentica di parlare
del campo di sterminio o, quando lo fa, la questione è lasciata in secondo
piano. Quello che succede alla sorella di Hanna lo intuiamo dai pochi dialoghi
che intercorrono tra le due. Tutta la parte della detenzione nel campo, della
liberazione del campo stesso da parte dei russi, scorre troppo veloce, è
lasciata troppo all’immaginazione dei lettori piuttosto che alle parole e,
difatti, il libro conta solo centosessanta pagine. A mio parere, l’autrice
avrebbe dovuto soffermarsi un po’ di più sull’ambientazione, essenziale al fine
di rendere al meglio la drammaticità degli avvenimenti e della storia d’amore e
anche per rendere il lettore emotivamente più coinvolto. Io, infatti, non sono
riuscita a provare il senso dell’orrore che ho provato per altri libri con una
simile ambientazione, o meglio, ci sono riuscita nelle prime pagine ma poi il
tutto si è perso.
Ho apprezzato la scelta del
finale aperto, mi piace come ha deciso di interrompere la storia, dando la
possibilità a chi legge di scegliersi il suo finale.
Nel complesso il libro
risulta una bella storia da leggere ma manca nel creare la giusta emozione che
una trama simile dovrebbe suscitare.
Insomma, non aspettatevi un
romanzo simile al Diario di Anna Frank.
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