martedì 29 dicembre 2015

Recensione: Il sigillo infranto


Salve lettori! 
Bentornati nelle #newsdaleggere, come ogni martedì cercheremo di farvi compagnia e andremo a scoprire insieme i nuovi libri che popolano i nostri luoghi preferiti: le librerie! 
Oggi tocca a...



Voto copertina:



Salmedu è in subbuglio. Puntualmente, ogni venerdì sul quotidiano locale compare una storia di vita vissuta, brevi racconti che mettono a nudo vizi e piccole perversioni degli abitanti della cittadina sarda in provincia di Cagliari. Altrettanto puntualmente, le vittime della gogna si presentano al cospetto di don Callisto Onfani e lo aggrediscono verbalmente, qualcuno arriva a prenderlo a sberle. Possibile che il prete abbia violato il segreto confessionale? La repentina scomparsa del parroco sembrerebbe confermare questa ipotesi, conclusione alla quale arrivano pure le indagini del nucleo locale dei Carabinieri, guidati dal maresciallo Masia. In paese arriva pure l'inquisitore don Maccabeo de Chirico, inviato da Sua Eminenza il Vescovo Monsignor Eulario Baldo, convinto che il mistero non sia stato ancora risolto e che solo la verità può riportare la pace tra le anime in pena di Salmedu.


Il sigillo infranto è un libro strano. Innanzitutto, si tratta di un libro epistolare, formato quindi da lettere e, solo ogni tanto, intervallato da altri documenti cartacei, quali le storie pubblicate sul giornale locale o i verbali della polizia. La tecnica dell’epistole, scritte dall’inquisitore don Maccabeo al Vescovo Baldo, impone un linguaggio molto aulico che io personalmente ho trovato un po’ noioso e ridondante, troppo pesante per un libro, all’apparenza, giallo. Sicuramente la scelta del lessico è voluta per creare una contrapposizione con i fatti narrati e le vicende dei paesani, chiaramente creati per sfiorare il ridicolo, l’esagerazione e la parodia. Il libro è a tutti gli effetti una satira della morale e dell’ideologia di un paese che dietro una facciata perbenista nasconde vizi e perversioni e l’autore è molto bravo a creare il giusto senso di straniamento nel lettore.
Il colpevole della messa a nudo dei cittadini è, tuttavia, chiaro fin da subito a chi sa leggere tra le righe e cogliere un minimo gli indizi. Molto più interessante e meglio costruita è invece la motivazione che si nasconde dietro gli atti del colpevole.
I personaggi però sono tanti e passano tutti troppo velocemente per lasciare davvero un segno nel lettore, il quale non riesce ad affezionarsi, né a relazionarsi, a nessuno di loro.
Il libro è scritto tecnicamente e linguisticamente molto bene ma a mio parere manca nell’arrivare al lettore. Chiaramente, non è un libro che vuole emozionare ma non arriva nemmeno a lasciare qualcosa a chi legge, in bene o in male. È veloce e di sicuro capta la curiosità ma non fa più di questo.
L’autore riesce, invece, benissimo nella descrizione dell’ambientazione. Dalle sue parole il villaggio prende vita e si imprime chiaramente nella mente di chi legge proprio perché ben caratterizzato.
Una lettura che consiglio a chi ha voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e di diverso ma non agli amanti dei veri gialli.

Anche oggi abbiamo terminato, se volete partecipare a dibattiti, discussioni o semplicemente fare due chiacchiere, veniteci a trovare su Facebook. Vi ricordo ancora il giveaway in corso, che trovate in alto a sinistra e vi auguro buone vacanze.

Federica

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