venerdì 4 dicembre 2015

Recensione: Glitch


Buongiorno amiche!
Oggi è venerdì e quindi siete pronte per un nuovo autore “emergente”? Ho usato le virgoletto perché, personalmente, vorrei davvero che i diritti del libro venissero acquistati da qualche Casa Editrice (non lo vedreste bene tra i paranormal della Giunti o della PIEMME?).
Di che libro sto parlando…?

  • Titolo: Glitch
  • Autore: Mirya
  • Casa Editrice: Romanze self, disponibile su Amazon
  • Pagine: 517
  • Da acquistare sì o no? A vostro rischio e pericolo perché crea dipendenza!!


  • Voto: 9 e mezzo


Voto copertina:

In un mondo completamente computerizzato è nata la generazione 3.0. I bambini vengono dotati di connettore: in questo modo possono frequentare le lezioni virtualmente e non fisicamente, interagire con gli amici in modo virtuale e fare anche delle gite, sempre virtuali, restando comodamente a casa. I libri sono stati rimpiazzati dagli e-book e qualsiasi informazione è rintracciabile in rete.
All’interno di questa società non tutti sono uguali; ci sono persone che al loro interno sentono una presenza: l’Alter.
Nell’immaginario comune queste sono malvagie e devono essere divise dalle altre.
La realtà non potrebbe essere più diversa: frequentano delle scuole particolari dove imparano a trovare l’armonia con il proprio Alter e a usare al meglio le loro capacità. Tuttavia, anche all’interno del Mondo Connesso esistono delle differenze: ci sono i Gold, come Caleb Webster, caratterizzati da capelli biondi e da occhi grigi, discendenti delle primissime famiglie che hanno sviluppato l’Alter. Ci sono i Beta, dove l’Alter si è sviluppato solo in seguito a manipolazioni genetiche; sono sempre gemelli, che i Dunn, con una caratteristica particolare. E poi ci sono i Glitch, che Leanne, nati da genitori Sconnessi (cioè privi di Alter) e caratterizzati da capelli scuri.
In un costante intreccio tra passato e presente, durante la settimana del ripasso del suo quarto anno a Upgrade, Leanne rivive i tre anni passati nella scuola. Perché le cose non sono affatto facili come sembrano.
Durante gli anni passati nel Mondo Sconnesso, Leanne ha cercato in tutti i modi di reprimere la propria Alter, relegandola in un angolino della propria mente. Una volta arrivata all’Accademia deve fare i conti con la sua rabbia e capisce che collaborare per trovare l’Armonia sarà tremendamente difficile.
Il primo ragazzino che incontra è Caleb Webster, un Gold, fiero della propria posizione all’interno della scala sociale. Non appena capisce che Leanne è una Glitch non esita a dimostrarle il proprio disprezzo, dandole subito un nomignolo: Bug.
Fortunatamente Leanne incontra anche dei veri amici: Edelweiss e Beniamino, due Glitch come lei, i gemelli Dunn e Adam, conosciuto in tutto il mondo sconnesso per la sua Anomalia. Generalmente gli Alter sono dello stesso sesso del ragazzo o della ragazza, ma l’Alter di Adam è femmina: Eve, capace di manifestarsi non solo nel mondo virtuale (Gaia), ma anche in quello reale.
Adam è conosciuto per aver sconfitto, ancora da neonato, il temibile Zero Uno per poi essere abbandonato sulle soglie di Upgrade.
Durante gli anni, il gruppetto ha dovuto affrontare alcune minacce, più o meno gravi, che facevano capo a Zero Uno e ai suoi seguaci.
Ma nessuno è temibile come Caleb Webster.
Fin da subito si è sempre comportato in modo sgarbato con Leanne, tranne nell’occasione in cui avrebbe potuto effettivamente ucciderla. Quando la ragazza si vede costretta a chiedergli aiuto per una malefatta commessa dai Gold… le carte in tavola cambiano.
Possibile che quello che per quattro anni ha reputato odio non sia…
Attrazione?
Gelosia?
Possessività?
Che il loro sangue, Gold e Glitch, non sia poi così diverso?

 “Se c’è una sola possibilità di essere felici, nella vita, bisogna coglierla. Se c’è una sola possibilità di amare ed essere riamati, bisogna afferrarla al volo prima che svanisca. Prima che ci si ritrovi a chiedersi quand’è stato il momento in cui tutto è diventato impossibile e in cui il rimpianto ha preso il posto sul rimorso”

Prima di iniziare con la recensione vera e propria, vorrei raccontare al mondo come, ben sei anni fa (quasi sette), il 13 gennaio 2009, ho conosciuto questo romanzo che, all’epoca, era una fan fiction.
Era una fredda giornata di metà gennaio e la vostra Robi era andata a scuola con un libro nella cartella: le prime due ore avrebbe cazzeggiato dato che mancava la professoressa di lettere. Invece, con suo sommo dispiacere, entrò una supplente giovanissima che iniziò a parlare di Harry Potter. Aveva anche fatto una tesi su Harry Potter.
E leggeva fan fiction.
E, senza problemi, chiese chi tra noi leggeva fan fiction.
Fu così che alzai la mano, timidamente, con gli occhi che brillavano di ammirazione.
Alla fine dell’ora mi avvicinai, titubante e incerta, e le dissi che la sua lezione era stata la migliore alla quale avessi assistito. Parlammo un po’ e mi diede un elenco delle sue fan fiction preferite. Tra le quali compariva lei.
Succo di Zucca.
Quando ho scoperto che Mirya la stava trasformando, non ho avuto paura. Per me, lei è un genio ed ero certa che l’avrebbe trasformata in qualcosa di meraviglioso.
E quando vidi il link amazon, alle 6.15 di mattina, la comprai senza pensarci due volte.

“La durata di una vita è data dalla somma dei momenti felici”

La serie Wired si articola in tre romanzi:
  1. Glitch
  2. TBA
  3. TBA

In questo romanzo non c’è una cosa che non abbia amato e adorato. Partendo proprio dall’inizio, dalle prime pagine.
Un argomento innovativo, qualcosa di diverso e insolito, interessantissimo.
L’Alter è il cuore delle nostre emozioni: è fatto d’istinto, di emozioni, di passionalità. La sua presenza dovrebbe essere spontanea, anche se in passato si sono fatti esperimenti e, da questi, sono nati i Beta.
La cosa fenomenale di questo libro è rappresentato dai piani di lettura e dal significato nascosto che possono avere le diverse scene: iniziando dal succo di melograno. Potrebbe sembrare un semplice frutto, ma in realtà è ciò che ha mangiato Persefone negli Inferi, il frutto che la costringe a restare sei mesi all’anno sotto terra. Un altro esempio è rappresentato dalla coppia Adam & Eve (Adamo ed Eva), i progenitori biblici della specie umana e da Caleb (che non solo ritrova le sue radici etimologiche in cane e quindi ne incarna la fedeltà, ma è anche la traduzione inglese di Caino). Zero Uno, il nemico mortale di Adam che ha provato a uccidere sia lui che il suo gruppo di amici più di una volta, non è che un codice binario, il codice base dell’informatica.
Tutto è costruito in modo così geniale da essere semplicemente spettacolare.

Solo grigio.
Come tutte le sfumature degli occhi di lui, quando lei gli aveva detto che l’amava.

E ora lasciatemi parlare un po’ della mia ship Calanne, ok? Non vi sembrano fantastici? Credo che l’autrice abbia saputo amalgamare perfettamente i due personaggi, che non hanno perso le loro caratteristiche all’interno della coppia.
Adesso mi spiego meglio: spesso, sia nei romanzi che nella realtà, all’interno di una coppia uno dei partener tende a essere un po’ troppo accomodante, a perdere la propria personalità a favore del partner. Qui non succede nulla si questo genere: Leanne mantiene il suo spirito indomito Glitch mentre Caleb è pronto a raggiungere il suo obiettivo calcolando e strisciando. Naturalmente non mancano gli screzi, perché loro non smetteranno mai di essere il Ragno e la Bug, ma quei battibecchi che all’inizio sembravano così odiosi, ora non sono che scherzi tra di loro, che li fanno sentire meglio.

“C’erano solo loro, loro, loro, innamorati e uniti, e ci sarebbero stati per sempre. Se una parte del suo cervello le ricordava quanto fossero giovani e quanto fosse giovane anche il loro rapporto, un’altra parte le diceva che comunque quell’istante e quel sentimento non sarebbero svaniti mai, dalla sua mente e dalla sua pelle. Per lei, quella era l’eternità”

E ora… mettetevi comode comode e leggete la nostra intervista a Mirya, con annessa una piccola guida pratica all’uso del microonde, naturalmente made in AnniDiNuvole©
Ciao Mirya! Benvenuta nel nostro blog nuvoloso :)
Devi sapere che per me è davvero un onore poterti porre delle domande su un romanzo che ho amato dall’inizio (e intendo inizio inizio). Quindi, grazie mille per aver accettato di rispondere a questa breve, e spero interessante, intervista.
Partiamo proprio dall’inizio:

1) Cosa ti ha spinto a trasformare Succo di Zucca in Glitch? Crucerai i lettori che, come me, hanno amato ritrovare le loro scene preferite e, a volte, hanno pensato a Draco e non a Caleb?

Al massimo li crasho, dato che ormai ragiono per programmi (e devi vedermi quando provo a usare lo Spyware sul figlio); ma no, credo sia naturale; chi ha letto Sdz amerà certe sfumature della memoria, chi non l’ha letto amerà di più l’aspettativa: penso saranno due modi diversi di approcciarsi al libro, funzionali entrambi. Poi ci sarà chi lo userà come carta igienica, e anche quello è funzionale.
Cosa mi ha spinta: boh? Non è mai facile trovare il seme di un libro, in genere si trova tra la preparazione di una piadina (il cibo degli dei), una battaglia di dinosauri (che infatti sono finiti nel libro precedente), un compito in classe da correggere (da questo vengono le parolacce) e una doccia: il pensiero fugge, per esasperazione o rilassamento, e mette insieme due o tre immagini. Qualche settimana o mese dopo, quelle immagini si mettono in fila e nasce una storia oppure ho gli incubi. In questo caso, più o meno, è andata così, con l’aggiunta che la storia formatasi si incastrava bene con una che avevo già scritto e che però non ero riuscita del tutto a ‘liberare’. Insomma, sentivo l’esigenza di dire, di quei due, cose che non potevo dire restando nei limiti iniziali; forse perché avevo corretto molti compiti e perciò avevo tante parolacce in canna.

2) Una delle cose che ho apprezzato di più, all’infuori della trama, è stata la ricerca terminologica: tutte le parole da te usate sono perfettamente pertinenti oppure hanno acquistato un nuovo significato. Qual è il tuo rapporto con la tecnologia? Ma, soprattutto, come credi che sarà la vera generazione 3.0?

Attualmente io e la tecnologia siamo in una relazione complicata, ecco. Lei la definisce ‘pausa di riflessione’, io ci vedo più come ‘amici con benefici’. Ci sono campi verso i quali ho una sorta di rifiuto, come quello dei cellulari, che proprio mi sono antipatici: spesso non so dove sia il mio e, se lo so, cerco di dimenticarlo (e in genere ci riesco benissimo: ho il Reset sempre attivo per le cose che non mi interessano). Ci sono altri campi in cui mi sono industriata per comprendere e migliorare, come quello dell’informatica. Ho cominciato a studiarla quando mi è servita per università e lavoro, quindi solo per le mie necessità, e stavolta le mie necessità sono semplicemente aumentate: non dovevo solo saper scrivere o caricare o impaginare o condividere, ma anche conoscere altri aspetti del web. Per cui, finalmente, ho liberato il marito dall’incombenza di dovermi spiegare ogni cosa quando sono nei guai. Però resto sempre una che, quando il pc si impalla, lo spegne e riaccende. E poi lo spegne e poi lo riaccende. Poi dà un colpetto lieve al monitor. Poi dà un colpetto meno lieve alla tastiera. Poi lo spegne e lo riaccende. Posso andare avanti anche un pomeriggio, così. Temo che la vera generazione 3.0 non sarà evoluta come vorrei, e sto proprio parlando solo del lato tecnologico. La mia sensazione, avendo a che fare con degli adolescenti, è che sappiano sfruttare molto bene alcuni settori marginali dell’informatica, e per nulla tutti gli altri. Li vedo presenti nei social network, ma incapaci di impostare i loro profili come desiderano, finendo col parlare di come hanno copiato bene la verifica di matematica con la mamma tra i contatti; sono svelti a cercare in Wikipedia e poi ignari dell’esistenza di Wikisource, che all’inizio scambiano per una salsa. Alla fin dei conti l’informatica è come ogni altro settore di conoscenza: non impari se non studi. Forse è questa la consapevolezza che manca: che la generazione 3.0 deve comunque studiarselo alla vecchia maniera, quel 3.0, usando la mente, e che non può scaricarsi le informazioni in testa e basta – almeno per ora, attendiamo tutti trepidanti Neo. Manca la consapevolezza insomma che il pc e i tablet e i cellulari sono strumenti formidabili, ma uno strumento lo devi saper usare. Perché sia sempre lodato il microonde, ma se metti del metallo nel microonde può scoppiare tutto.

3) Il primo incontro di Leanne con Markus è virtuale, solamente poi si vedranno dal vivo. Come credi che la tecnologia influenzerà i rapporti umani?

In questo caso credo di aver descritto ciò che già accade. Molte nostre conoscenze ora iniziano in modo virtuale e poi non sempre diventano reali. Internet ci mette in comunicazione più velocemente e certo ci permette di mentire molto più facilmente, ma è vero anche il contrario: se conosci una persona nella realtà e poi la ritrovi sui social network, potresti scoprire cose che non sapevi e che avresti preferito non sapere. Io ho scoperto da poco che persone che incontro tutti i giorni, nella realtà, su facebook postano discorsi xenofobi e omofobi. Ci sono rimasta malissimo e non l’avrei mai scoperto altrimenti, perché non mi sarebbe mai neppure venuto in mente di chiedere se sono razzisti o omofobi, dato che per me è impensabile. Ora sono tentata di andare in giro, quando li devo vedere, tutta dipinta di verde, con una sonda anale in mano, dicendo: “vengo in pace, terrestri”. Dunque, come si evolveranno i rapporti? Dipenderà dalla nostra intelligenza. Possiamo trovare un equilibrio tra i nostri Alter e le nostre anime reali, cercando di non distorcere nessuno dei due, o possiamo separarli fingendo di essere, in una vita o nell’altra, quello che non siamo. E l’interlocutore, reale o virtuale, potrà farsi infinocchiare dalle bugie, reali o virtuali, a seconda della sua intelligenza. Poiché ci sono ancora persone che mettono il metallo nel microonde, non nutro grande fiducia in quell’intelligenza e temo che di evoluto, alla fine, resteranno solo i Pokemon.

4) In Glitch nulla è dato al caso e mi ha affascinato soprattutto l’etimologia delle diverse parole: partendo da Webster fino ad arrivare a Bug (che, appunto, è sia uno scarafaggio che un errore informatico), passando da Adam ed Eve per arrivare a Caleb. Uno studio di questo genere ha certamente richiesto ricerche in diversi ambiti. Gli studi umanistici ti hanno aiutato? Perche l’Etimologia (che a Upgrade viene studiata per imparare nuove stringhe di programmazione) dovrebbe così importante?

Diamine, gli studi umanistici aiutano pure per leggere il manuale d’istruzione del microonde! Sono, per me, la base di tutto, ma ovviamente io sono di parte: le insegno, le materie umanistiche, e pubblicizzo il mio lavoro. L’etimologia per me è fondamentale, perché nell’evoluzione di un nome si trova l’evoluzione del concetto associato a quel nome: la sua storia, la sua spiegazione, la sua controindicazione. Pensa alla parola ‘donna’, che viene da ‘domina’, e a quanto la storia abbia disatteso il suo significato di ‘padrona’. Pensa agli insulti e a come perdano di valore quando se ne guarda l’etimologia (qui evito esempi, altrimenti mi gioco tutte le parolacce in una volta sola). Pensa alla potenza dei neologismi, a come il noumeno sarà per sempre legato a Kant. E allora uso questa mia convinzione per scegliere nomi che abbiano già in sé tutta la storia del personaggio o dell’oggetto. Forse anche perché io ho un nome che trovo carino ma privo di significati utili, e mi ha sempre un po’ seccato.

6) Citando Hermione: “La paura di un nome non fa che incrementare la paura delle cosa stessa”. I rapporti di Leanne e Anne migliorano dopo che l’Alter viene “battezzata”. Anche in questo caso sicuramente viene riconosciuta all’Alter la potenza che le spetta, la sua personalità. Se prima Leanne cercava di sopprimerla in ogni modo perché la incolpava di tutto il male che le era successo (la netPolizia, l’allontanamento da Markus e dai genitori…) poi è possibile che, avendole dato un nome, Leanne abbia esorcizzato la sua paura?

Credo sia non solo possibile, ma auspicabile. Come faccio ricordare a Izzy, il primo Nomenclatore è Adamo, che dando un nome a specie vegetali e animali ne diviene padrone. Padroneggiare la lingua significa poter avere ragione a volte anche quando si ha torto, fregando l’avversario. Il potere delle parole, come spiegato da molti scrittori, da Ende a Mann a Ungaretti, è quello di comandare le cose e le persone, ma anche di liberarle. Pensa alla parola ‘razza’ e a cosa ha creato, solo per l’illusione che la razza esista. Pulizia etnica suona molto meglio di sterminio di massa, razza inferiore suona più scusabile di interessi economici. L’uomo ha sempre usato le parole per comandare: se le conosciamo, se troviamo la parole giuste, non permetteremo mai a nessuno di comandarci. Neppure al microonde. La mia ossessione per le parole e i nomi si trova in tutti i miei libri e nasce con la mia prima lettura proprio di Ende, da bambina: quando Bastian in Die Unendliche Geschichte ridiede vita al mondo della fantasia dando un nome alla sua Imperatrice, come solo un figlio d’Adamo poteva fare, io, che allora ero una bambina e lo leggevo per la prima volta, pensai che potevo rinominare tutto. E vivere in quei nomi. Ci vivo ancora oggi e ci si sta benissimo. C’è pure lo spazio per il microonde.

7) Da lettrice, qual è il tuo capitolo preferito? Da scrittrice, quale ti ha dato più preoccupazioni?

Capitolo 7, “Pugnali”, come preferito: credo che molte cose, anche stupende, nella vita siano preterintenzionali. Capitolo 17, “Non ho intenzione”, come più ostico: faccio sempre fatica ad ammazzare i personaggi, perché tendono a cercare di sopravvivere.

8) A cosa ti sei ispirata per scrivere la mia frase preferita “Sapone, tabacco, pelle, pioggia, lui”?

Agli odori che mi piacciono di più, ovviamente. Perché in fondo Caleb mi piace. Molto in fondo.

9) Se Caleb non avesse trovato lo stratagemma dell’afrodisiaco, credi che Leanne avrebbe mai ammesso i suoi sentimenti? Avrebbe mai messo da parte l’orgoglio e sarebbe mai andata da lui di sua spontanea iniziativa?

Penso che avrebbe preferito fare una colonscopia. Anche Leanne su certe cose è, come Gregory, diversamente intelligente. Ancora adesso, ci sono momenti in cui si chiede come mai sia finita insieme a Caleb invece di fare la colonscopia. In altri momenti, non pensa ci sia grossa differenza.

10) L’Alter di Caleb si chiama Aaron? Che nome daresti al tuo? Ma soprattutto… dov’è nata l’idea dell’Alter? Nonostante sia una grande divoratrice di libri mi sembra di non aver mai letto nulla del genere (prof, mi corregga se sbaglio :P )…

Al momento non conoscete il nome dell’Alter di Caleb, sempre che ne abbia uno; l’idea di nominare gli Alter viene da Edelweiss e non è che parli molto con Caleb, è troppo impegnata a parlare agli alberi. Però si chiama Aaron il professor Izzy, di Etimologia (brava la tua amica che ha capito il riferimento). L’idea degli Alter mi è venuta osservando il web e confrontando le nostre personalità virtuali con quelle reali: non sono uguali. Nel web la maggior parte delle persone è più aggressiva, più istintiva, più eccessiva, anche più sciocca. I nostri Alter non sembrano la parte migliore di noi, a meno che non impariamo a conoscerli, a gestirli. A meno che non troviamo la doppia armonia, che ci fa capire che non dobbiamo chiederci se siano la parte migliore o peggiore di noi, ma solo accettarli come parte di noi. Una sorta di psicoanalisi da due soldi, certo, ma utile almeno quanto il microonde.

11) Che canzoni consigli alle lettrici di ascoltare mentre leggono determinate scene? Durante la scrittura preferisci il silenzio oppure la musica non ti distrae?

Una volta ho chiesto al marito di smettere di respirare perché mi distraeva. Direi che dunque la musica è esclusa, quando scrivo. Ma mi serve molto prima e dopo, per immaginare scene e dialoghi, entrare nel giusto stato d’animo, o anche solo rivivere alcuni passaggi e sentirli meglio. Non ho ancora rivelato tutta la playlist di Glitch, ma posso dirti almeno cinque canzoni che riascoltavo ossessivamente, come sono sempre ossessiva quando scrivo:
1. Claudio Baglioni, Chi C’è in Ascolto
2. Coldplay, Trouble
3. Anna Oxa, L’uomo che Gioca
4. Goo Goo Dolls, Iris
5. Aerosmith, I Don’t Wanna Miss A Thing

12) E da ultimo… Tu che sei la regina indiscussa dello spoiler, poi darci qualche anticipazione sul prossimo libro?

Dunque, seguirò la trilogia iniziale, quindi sarà, come immagini, dal punto di vista di Caleb, e scoprirete cosa stava facendo lui mentre Leanne viveva i suoi primi quattro anni ad Upgrade. Ci sono incastri (a cui sono sempre molto affezionata, come sa chi ha letto Trentatré) che finalmente saranno chiari. Ma, soprattutto, scoprirete chi è Adam. O quasi.
E in appendice, ci sarà una guida all’uso del microonde, che non serve solo a riscaldare o a scongelare, ma cucina alla perfezione.

Ringraziamo Mirya per il tempo e le fantastiche domande! Devo dire che, alla luce delle risposte, ne ho saltata una fondamentale: ci fai vedere una foto del tuo microonde? ;)
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Un abbraccio e buona lettura :)

Robi

2 commenti:

  1. Grazie davvero, mi sono divertita moltissimo e siete state fantastiche!

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  2. Bellissima recensione! I nomi li avevo collegati tutti, ma il riferimento al melograno mi era del tutto sfuggito. E fantastica intervista. Domande intelligenti e risposte super intelligenti. È stato un piacere leggerlo. Però il microonde non ce l'ho, si è rotto e non l'ho ricomprato. Ma giuro che ha fatto tutto da solo, il metallo non ce l'ho mai messo. E nemmeno le uova! XD

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