venerdì 5 aprile 2019

Recensione: La chimica degli opposti


Salve lettori e buon aprile!
Ah che bel mese che si sta aprendo, fatto di ponti lunghi, di gite al mare, in montagna, di fiori che sbocciano sui balconi e taaaante letture all’aperto.
Io ve ne consiglio già una, siete pronti?



Titolo: La chimica degli opposto
Autore: Randa Abdel-Fattah
Casa editrice: Mondadori
Numero pagine: 330
Genere: New adult
Voto storia: ⭐️⭐️⭐️⭐️
Voto copertina: ☁️☁️☁️☁️





Il primo incontro con Mina è un fulmine a ciel sereno per Michael. Avviene per caso, durante una manifestazione organizzata dal nuovo partito politico fondato dal padre di lui che, con la scusa di difenderne i valori originari, si oppone all'accoglienza dei rifugiati arrivati via mare nel Paese. Il problema è che Mina sta dall'altra parte della barricata. Anni prima, infatti, ancora bambina, è scappata dall'Afghanistan insieme alla mamma e, dopo un viaggio lungo ed estenuante, è sbarcata in Australia, dove, come rifugiata, ha posto le basi per una nuova vita. Non è stato per niente facile, perché, come dice sua madre, "stare in un nuovo Paese è come camminare con una protesi. Ci vuole il doppio del tempo perché la mente e il corpo si adattino", però Mina sembra avercela fatta. Si è lasciata alle spalle la sofferenza e il dolore passati, è diventata una ragazza coraggiosa e fiera, e una studentessa talmente brillante da riuscire a vincere una borsa di studio per frequentare una scuola privata prestigiosa, la stessa di Michael. Ed è proprio qui che le loro vite si incontrano, o meglio si scontrano, nuovamente. Fin da subito infatti è chiaro a entrambi che appartengono a due mondi diversi, lontani da ogni punto di vista, eppure l'attrazione che li spinge l'uno verso l'altra è troppo grande, troppo potente per ignorarla. E quando la situazione intorno a loro si surriscalda, è altrettanto chiaro che non è più possibile accettare un mondo in cui tutto è bianco o nero. Sarebbe più facile, ma significherebbe rinunciare al sentimento che li unisce. E nessuno dei due è pronto a farlo. Forse, alla fine, ci sono casi in cui bisogna scendere in trincea e combattere contro tutto e tutti. Casi in cui vale la pena di rischiare per proteggere ciò che più amiamo.


Finalmente, finalmente, FINALMENTE, un libro che parla di una realtà “scomoda”. Un libro che non si ferma ad un limite perché si ha paura di varcarlo e mi dispiace solo che la storia non è ambientata in Italia perché altrimenti qui non sarebbe andata oltre il pc di un qualsiasi autore.

Le premesse ci sono tutte per un blocco di stampa, un sposta nel cestino e arrivederci e grazie.


Invece ci troviamo in Australia, in un liceo altolocato, in una zona “in” con due protagonisti. Michael, è il figlio di una famiglia tradizionalista, che lotta contro il razzismo essendo loro in primis razzisti che chiuderebbero molto volentieri le frontiere alle persone che scappano dalla guerra per la ricerca di una realtà non dico più favorevole… ma con meno scoppi attorno a loro.
Dall’altra parte c’è Mina, una straniera sbarcata in Australia con la mamma su un barcone. Ha perso il fratellino di cui non ricorda nessun tratto, il papà e la sua vecchia orrida e infida vita.
Lì in Australia cercano quella sistemazione che non hanno mai avuto, sotto gli attacchi dei fanatici, sotto le bombe e i proiettili.
Con fatica hanno e stanno trovando il loro posto nel mondo se non fosse per l’altro risvolto della medaglia: proprio chi li vorrebbe fuori da questa realtà.

Eppure nonostante i destini radicati, le famiglie che mai glielo permetterebbero, loro stessi soggiogati dai pensieri famigliari… Mina e Michael si avvicinano e si piacciono, mettendo forse in crisi quello che hanno sempre pensato di loro e di tutto il loro mondo che li gira attorno.

Questo libro mi è piaciuto davvero tanto proprio perché non è il solito libro con la solita storiella rosa che ti fa sorridere, o dipende, solo in quel momento e poi basta. Quasi te ne dimentichi.
Questo libro io lo regalerei molto volentieri ai miei nipoti, ai miei cuginetti, perché non debbano mai e poi mai avere paura di avere un proprio ideale, un proprio pensiero, un proprio amore.
Due ragazzini di solo sedici anni, quelli nel libro, sono più assennati e caparbi di due genitori con anni e anni di esperienza sulle spalle ma che se ne strafregano di una nuova realtà che ormai vortica in tutte le nostre case, regioni, comuni: la multiculturalità.
Al giorno d’oggi definirsi razzista significa mettersi due fette di prosciutto spesse come due volumi dell’enciclopedia sugli occhi. Eppure sta dilagando ancora l’idea di fondo, nel 2019 signori miei, che chiusi nelle nostre case stiamo bene. Che “questi qua devono tornare alle case loro”.

Nuvoline, la recensione di oggi è scomoda e forse risulterà un po’ pesante rispetto ai miei standard eppure mi va di farla, di parlarvi a cuore aperto di quello che ormai è una realtà che non riguarda più solo l’Italia ma che, sorpresa, vortica anche in tutti le altre nazioni.

Ecco nuvoline, vi domando… voi, si proprio voi, sareste capaci di chiudere le porte a delle persone indifese che vi chiedono aiuto? Perché crediamo così tanto che siano loro l’unica causa dei nostri santi problemi?

Così come nel libro io non capisco chi dice che vengono qui a toglierci l’identità. Ma l’identità di cosa? Ora come ora noi ce l’abbiamo un’identità?
L’identità io credo sia una cosa che prescinde dalla religione, dalla cultura, dagli ideali. L’identità è un insieme di tutto: di quello che siamo e quello che saremo. E perché loro dovrebbero togliercela?
Michael se la crea proprio stando accanto a Mina, riesce a capire dove i genitori sbagliano. Si fa delle domande e riesce a darsi delle risposte. Risposte che si discostano dai valori dei genitori perché lui sente di essere diverso, di non essere una marionetta nelle sue mani.
Ecco vedete, perché allora noi dovremmo essere dei burattini nelle mani dei razzisti? Perché io non posso gridare che quei poveretti sono i benvenuti a casa mia?

Io vorrei un mondo con più persone come Mina: intelligenti, dotate di senso, che non si fanno mettere i piedi in testa, che nonostante il fanatismo che GLI ALTRI le addossano lei è capace di prendersi in giro da sola.
Come non ti fai ad innamorare di una persona così? Io lo capisco Michael e lo ammiro. Perché proprio io vorrei essere come Mina che è una strafica e lotta costantemente per quello che è senza sapere ancora quello che sarà.

A me il libro è piaciuto davvero tanto e trovo che i due protagonisti siano stati ben caratterizzati per un mondo fatto di troppi stereotipi.
La scrittura è fluida e la storia è tanto coinvolgente. Libro, a parere mio, attuale e ben fatto.
Voi lo leggereste?

Mi scuso se sono stata troppo “calorosa” nella recensione ma sapete che io con le mani annodate non ci so stare mai.
Leggete lettori, leggetelo e consigliatelo alle vostre vicine, zie, colleghe e amiche. Diffondete la parole.

Alla prossima!
Un abbraccio forte.

Ilaria



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